1)

10.2K 528 615
                                    

Taehyung schiuse la bocca a sentire le parole del suo ragazzo, o meglio, ex ragazzo che era fermo di fronte a sè.

«È finita tra noi».

Quella frase gli rimbombava nella testa, incapace di digerire il fatto che, una relazione di ormai un anno, si stava concludendo, senza un motivo apparentemente valido.

«Bogum aspetta-» urlò il castano, ma l'altro si era ormai girato, lasciando Taehyung solo.

Con le lacrime agli occhi e il cuore spezzato, quest'ultimo decise di vagare per le strade della città, fin quando un tuono rimbombò nel cielo e goccioloni d'acqua iniziarono a scendere sul corpo del ragazzo.

«Merda» sussurrò, pensando che il tempo descrivesse esattamente il suo umore attuale. Vide un cafe e ipotizzò che si sarebbe potuto fermare lì, magari prendere una cioccolata calda per tirarsi su il morale e riscaldarsi un po'.

Così, si affrettò ad entrare, asciugandosi le guance, bagnate dalla pioggia e dalle lacrime.

E fu proprio in quel momento, che lo vide.

———

«Dai Chim, andiamo!» esclamò Taehyung, incitando l'amico dai capelli arancioni a muoversi.

«Tae, abbiamo solamente un'ora scarsa prima che ricomincino le lezioni universitarie» rispose l'altro.

Ma il castano scrollò le spalle, testardo qual era. Era sua abitudine trascinare il suo migliore amico a destra e manca, costretto a sorbirsi tutti i suoi pensieri, desideri e frustrazioni. Era fatto così, Kim Taehyung. Era una persona eccentrica, determinata. Alcuni lo definivano anche piuttosto strano. Ma al castano non importava, perché lui era fatto così. Sapeva che a volte veniva considerato un bamboccio. Ma sapeva anche in cuor suo, che quando c'era bisogno di diventare serio, sapeva farlo. In fin dei conti, viveva ormai solo a Seoul da quando aveva finito le scuole superiori. E se fosse stato stupido e immaturo come a volte si mostrava agli altri, a quest'ora non sarebbe sopravvissuto in una casa tutta per lui e in una citta a lui sconosciuta. Perché sì, Taehyung viveva da solo in un appartamento in Sinchon. Avrebbe potuto tranquillamente vivere con Jimin, dato che i due si conoscevano da prima dell'università, nonostante vivessero in due città diverse. Ma Taehyung aveva bisogno della sua privacy, così come Jimin. E poi, il castano era fidanzato fino a non molto tempo prima e, la sera, non era solo, affatto.

Alto, magro ma non troppo, dalla chioma castana, carnagione mielata, naso perfetto e labbra piene. Avrebbe potuto tranquillamente fare il modello, se solo l'avesse voluto.

Ma Taehyung era più un artista che un modello. Amava l'arte, i dipinti, la musica classica e la fotografia. In fin dei conti, frequentava l'università di arte di Seoul per questo motivo.

Era nella sua indole essere buono e ingenuo, anche se buono e ingenuo poi tanto non lo era, visto cosa spesso faceva passare al povero Jimin. Era nella sua indole fissarsi con qualcosa e non fermarsi fin quando non l'aveva ottenuta. O, come in questo caso, con qualcuno.

«Tra tutti i cafe vicino all'università, mi spieghi perché stiamo andando fino a Itaewon solo per prenderci cosa?» sventolò le braccia al cielo l'amico «Un caffè? Un tramezzino? Una bottiglietta d'acqua?!» ironizzò.

E Park Jimin, l'unico ragazzo che ronzava intorno a Taehyung forse più di quanto lo faceva il suo ex fidanzato, era il suo migliore amico. Era un ragazzo dai tratti delicati, le labbra rosee e gonfie, i capelli tinti di un arancione acceso. Non era molto alto, anzi, ma a contrasto aveva dei muscoli ben scolpiti e in evidenza. Aveva conosciuto Taehyung in uno di quei giochi che fanno i ragazzini online e, nonostante lui venisse da Busan e il castano da Daegu, erano diventati amici e avevano scoperto di avere molte, moltissime cose in comune. E tra queste, c'era la passione per l'arte. Taehyung era un fotografo, ma Jimin era un pittore. Dipingeva paesaggi, disegni astratti ed anche volti. I due erano migliori amici, ma erano l'opposto caratterialmente. Se Taehyung era egocentrico e quasi iperattivo, Jimin era pacato e quieto. Se Taehyung era impulsivo e irragionevole, Jimin era razionale e logico. Se Taehyung era il corpo che si muoveva, Jimin era la coscienza che lo fermava da commettere cose insensate. Ed era un bene che Taehyung e Jimin si erano conosciuti. Perché ognuno aveva bisogno un po' dell'altro.

S T I G M A ; taekookWhere stories live. Discover now