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Mai come adesso, Taehyung si era alzato, lavato e vestito in soli 5 minuti. Il ragazzo di solito aveva bisogno di almeno mezz'ora per carburare, 30 minuti in cui avrebbe semplicemente fissato il soffitto, aspettando che i suoi occhi si fossero abituati alla luce. Ma quella volta, aveva fatto un'eccezione.

«C'è stata una sparatoria» aveva detto Jimin «Ed è morto un dipendente. Così hanno detto in tv» e il castano aveva spalancato gli occhi, lanciando il cellulare cadere sul letto ed alzandosi di scatto.

Ed ora era per strada, e camminava a passo svelto verso Itaewon. Non voleva pensare al peggio. La sua mente si rifiutava di pensare che la vittima potesse essere proprio... No, al solo pensiero Taehyung scrollò la testa.

Girò l'angolo, trovandosi di fronte ad un'area confinata dal nastro adesivo. Poliziotti e macchine della polizia parcheggiate tutt'intorno a quello che fino a pochi giorni fa era il posto che più frequentava.

La sparatoria era stata la notte prima, ma probabilmente le forze dell'ordine erano state avvisate solo quella mattina presto, perché erano ancora tutte lì. Un gruppetto di gente era raggruppata, curiosa o inorridita dalla scena. Alcune persone storcevano il muso, altre avevano portato una mano sulla bocca in segno di orrore, altre avevano sul viso espressioni spaventate.

Taehyung scrutò un telo bianco a terra, che copriva una massa corporea. Due uomini, probabilmente del corpo medico, la spostarono senza scoprirla su una barrella, prima di sollevarla, probabilmente per portarla nell'ambulanza.

Taehyung sfrecciò, avvicinandosi di corsa all'area delimitata, ma quando fece per sorpassarla, due poliziotti lo fermarono.

«Signore, non può andare oltre» parlò uno dei due uomini, che il castano non vide neanche in faccia, preso a fissare i medici trasportare via la barrella.

«Lasciatemi andare!» esclamò Taehyung «Devo... Devo controllare con i miei occhi»

«Non è possibile-» Il poliziotto non finì di parlare, che il castano si era dimenato così forte da fargli mollare la presa. Aveva superato l'area delimitata ed era corso verso i medici, che erano ormai quasi saliti sul veicolo, con le urla e i rimproveri delle forze dell'ordine alle sue spalle.

«Aspettate» urlò, e i due medici si fermarono, guardandolo. Taehyung li raggiunse subito, respirando affannosamente. Poi poggiò una mano sul lenzuolo bianco che copriva il corpo.

Per quanto la scena fosse stata veloce, al castano sembrò a rallentatore. Strinse un pugno sulla stoffa del lenzuolo, poi prese un respiro profondo, preparandosi al peggio e lo sollevò, per vedere la faccia della vittima.

Battè le ciglia, poi finalmente vide l'uomo morto. Il viso era livido, gli occhi incavati e morti, le labbra violacee. Sangue spruzzato sul suo viso, sui suoi vestiti, i capelli scuri erano impregnati di sporco e sangue.

Ma la cosa più importante era un'altra: quell'uomo, non era Jungkook.

Lasciò cadere a posto il lenzuolo, disturbato dal corpo morto, mentre due poliziotti lo tirarono via. Taehyung si fece trasportare, prima di essere rilasciato a distanza. Con gli occhi spalancati camminò un po' e girò l'angolo di una stradina, prima di piegarsi a metà e rimettere tutto ciò che aveva mangiato la sera prima.

Alla vista di tanto sangue, di tanta morte, lo stomaco del castano non aveva retto. Ed ora, Taehyung si trovava in quel vicolo abbastanza buio, con lo stomaco in subbuglio.

Si rimise in piedi, pulendosi la bocca con il di dietro della mano, prima di tornare dove era prima. Nonostante si fosse assicurato che la vittima non era Jungkook, avrebbe voluto a tutti i costi vederlo. E probabilmente, il moro sarebbe andato sulla scena del crimine, visto che si era proprio svolta sul suo posto di lavoro.

S T I G M A ; taekookWhere stories live. Discover now