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Jimin seguì Yoongi senza dire niente.
"C'è un posto dove voglio portarti" aveva detto il boss quel giorno, e il ragazzo dai capelli arancio non gli aveva neanche chiesto ulteriori spiegazioni, aveva semplicemente acconsentito che il boss lo portasse ovunque lui volesse.

Ed ora, dopo un non troppo lungo viaggio in macchina, Yoongi aveva accostato sul lato della strada, scendendo dal veicolo e aspettando Jimin.

I due si trovavano in un campo verde, un prato immenso, pieno di fiorellini gialli e papaveri rossi, sparsi qui e lá.

Il tempo era sereno e, sembrava quasi che i due stessero facendo una scampagnata o fossero in cerca di un posto dove fare un picnic.

Davanti a loro, non troppo lontano, si ergeva un grande albero, forse un albero da frutto, Jimin non ne era sicuro, fatto sta che quando i due arrivarono sotto la sua ombra, Yoongi ci girò intorno, fermandosi poi improvvisamente.

Jimin lo affiancò, guardando prima il boss, poi davanti a sè.

A terra, davanti ai due, c'era una grande pietra, o meglio, una lapide.

"Jung Hoseok" c'era scritta su di essa, e Jimin spalancò gli occhi, capendo finalmente dove il boss l'aveva portato. Un mazzo di fiori era poggiato davanti alla lapide, lasciando capire che probabilmente, l'uomo dai capelli argentei frequentava questo posto piuttosto spesso.

Lì sotto, riposava il migliore amico di Yoongi.

«Sai, Jimin, questo è un posto molto importante per me, il mio santuario, il mio angolo di pace» affermò l'uomo dai capelli argentei «Qui è dove... io tendo ad andare quando ho tante cose per la testa. Parlo con lui. Sento come se fosse ancora qui con me, gli racconto della mia vita. E lui, in silenzio, mi ascolta»

Il boss si inginocchiò, posando una mano sulla lapide, sorridendo leggermente.

«Sono tornato, 'Seokie» parlò con un filo di voce, e Jimin accanto a lui accennò un sorriso, intenerito dall'uomo tanto duro e forte, ma allo stesso tempo tanto amorevole e dedicato.

«Ho portato una persona con me» annunciò Yoongi, alzandosi, dando uno sguardo veloce a Jimin.

«Lui è Jimin» presentò il boss «Ci conosciamo da poco e... La nostra conoscenza non è stata delle migliori. Ma tu mi dicevi sempre che non sono mai stato bravo ad approcciarmi con le persone. Ho sempre avuto pregiudizi, sempre visto il male all'interno di tutti. E così è stato anche con lui» Yoongi si schiarì la voce, e il ragazzo accanto a lui lo guardò, capendo il riferimento al loro primo incontro quando, beh, il capo mafioso non gli aveva dato la migliore accoglienza, se non quella di ordinare a un suo sottoposto di usare il ragazzo come un sacco da boxe.

«Ma sai, Seokie» continuò poco dopo Yoongi «Le persone fanno sbagli, ed io ne ho fatti tanti. Ma adesso... Adesso sono stanco di esser solo» parlò il boss mafioso, la sua voce decisa era diventata improvvisamente un sussurro.

Yoongi non era solo, in realtà. Aveva Jungkook, aveva i suoi sottoposti, aveva Stigma. Insomma, era circondato di persone che tenevano a lui, lo rispettavano, lo amavano. Ma quello che l'uomo intendeva era la solitudine che aveva nel cuore. Perché era da tanto tempo che Yoongi non apriva il suo cuore per farvi entrare qualcuno che prendesse il posto di Hoseok.

Nessuno, fino a quel momento, era arrivato così a fondo nel cuore del boss, così come aveva fatto l'amico ormai deceduto.

E poi, improvvisamente, era arrivato un ragazzo dai capelli infuocati che con un tocco delicato e delle belle parole, aveva trovato la strada nel petto dell'uomo, superando addirittura il confine segnato da Hoseok. Yoongi voltò lo sguardo verso Jimin, il quale era rimasto lì, ammutolito.

S T I G M A ; taekookWhere stories live. Discover now