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«Bentornato, Tae»

Taehyung guardò davanti a sè la figura imponente che si ergeva a distanza da lui. Quegli occhi scuri, quei capelli mori, quel viso raffinato, quell'uomo per cui aveva sofferto molto in passato. L'uomo grazie al quale però, quel giorno piovoso, era entrato in un cafè in città e aveva trovato Jungkook.

L'uomo che aveva cambiato il suo destino, che aveva fatto nascere questa fiaba, se così avrebbe potuto chiamarla, ma il quale minacciava di distruggerla.

«Dov'è lui?» chiese Taehyung, ignorando le parole dell'altro, non togliendo mai il suo sguardo di dosso.

Bogum sorrise, prima di fare un passo a destra, rivelando una figura inginocchiata dietro di lui.

Il castano spalancò gli occhi e boccheggiò, un nodo in gola si formò alla vista dell'altro, soprattutto sapendo che altro non era che colpa sua.

Jungkook era in ginocchio a pochi metri da lui, polsi legati insieme, mentre il viso era completamente livido, ematomi su zigomi, collo, fronte. Il lato del labbro era chiaramente spaccato e il sangue uscito aveva formato delle scie rosse che gli arrivavano sul mento. I vestiti erano sgualciti, sporchi, slabbrati. Il moro aveva lo sguardo basso, poi lo alzò per un momento, facendo incontrare i suoi occhi con quelli color nocciola del castano. Lo scambio di sguardi durò qualche secondo, il minore fu il primo ad interrompere tutto, sfinito e quasi in imbarazzo nel farsi vedere dall'altro in quello stato.

Taehyung deglutì.

«Jungkook...» sussurrò, ma il moro davanti a sè non si mosse, digrignò solamente i denti e strinse i pugni, con quella poca energia che gli rimaneva, il suo corpo ormai sfinito dai colpi infertogli e da quella posizione inginocchiata in cui era costretto a stare.

Quella posizione non gli si addiceva. Non a Jungkook, che era sempre stato forte e imponente. Che guardava gli altri dall'alto al basso. Che con uno sguardo riusciva a farti sentire tanto piccolo quanto innocuo ai suoi piedi.

«Che cosa gli hai fatto» lo sguardo minaccioso di Taehyung tornò su Bogum, il quale sorrideva soddisfatto.

«Niente di speciale, soltanto quello che si meritava. Sai, una parola di troppo qui, uno sguardo un po' arrogante lì e questi sono i risultati» sogghignò, incrociando le braccia.

«Te la farò pagare» digrignò i denti Taehyung e Bogum alzò un sopracciglio.

«A che gioco state giocando? A fare i supereroi l'uno dell'altro?» ridacchiò Bogum «E poi, Taehyung, pensavo lui fosse solo un noioso collega di lavoro. A cosa devo questo tuo arrivo?»

Taehyung rimase in silenzio per un momento, parte di lui voleva dire come stavano le cose, dire ai quattro venti che no, Jungkook non era solo un semplice collega di lavoro, non era solo un ragazzo con il quale era andato a letto, o un componente di Stigma.

Jeon Jungkook era l'uomo che amava.

Ma l'altra parte di lui, aveva paura, paura di essere, ancora una volta respinto e trovarsi con il cuore spezzato.

«Tu... non avevi alcun diritto di ridurlo così» parlò vago il castano, ignorando la domanda dell'altro.

Bogum alzò un sopracciglio.

«Ah sì? E se dovessi fare questo?» disse il moro, estraendo una pistola e puntandola in direzione di Jungkook.

Taehyung spalancò gli occhi, immobilizzandosi improvvisamente.

Jungkook alzò un momento lo sguardo, il panico ormai evidente anche sul suo volto, mascherato ancora però da quell'aria da duro.

«Cosa ci guadagneresti?» parlò Taehyung, cercando di mantenere la calma, non distogliendo mai un momento lo sguardo dalla pistola.

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⏰ Última actualización: Sep 17, 2019 ⏰

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