Capitolo 38

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Il Rumore della porta che si apre, di piedi scalzi che camminano sul pavimento,di lenzuola che sfiorano la pelle e il materasso che si abbassa al mio fianco.
Fiato sospeso e cavalli galoppanti nella mente, profumo intenso e tanto caldo,di quelli che fanno da cornice alle cartoline invernali, ai quadri francesi ed ai sentimenti.

-dormi?- il silenzio interrotto e l'eco di una domanda alla quale la risposta è ovvia.

-non ci riesco- solo una sottile linea a dividere le pelli delle nostre braccia, eppure...eppure è un confine ancora invalicabile.
-ti andrebbe di parlare?- la sua voce è come il rumore del ruscello dove l'acqua scorre e si sbatte contro le pietre.
-a cosa pensi?- gli chiedo e chiudo gli occhi e affino l'udito ,affidandogli il compito di trasportarmi come se fosse una tavola da surf.
-a quante cose sono cambiate nella mia vita e sembra che me ne sia accorto adesso- ha la voce roca e bassa, quasi a sottolineare la pesantezza del suo stato d'animo.
-cambiare è il verbo della vita- quanti di noi posso dire di essere rimasti sempre gli stessi?
È vero, non ce ne accorgiamo subito quale strada abbiamo deciso di percorrere,almeno finché non siamo a metà di essa, quando arrivare fino in fondo è più conveniente che tornare indietro.
Quando mancano solo pochi passi alla fine e anni luce dall'inizio.
-non pensavo di arrivare fino a qui, di avere tutto quello che ho e paradossalmente avere la sensazione di non possedere nulla- quasi avverto la sofferenza della sua anima.
Le parole hanno questo potere: quello di essere in grado di dipingere quadri magnifici perché ,ogni singola parola non è un colore ma un'intera tavolozza.
-ti fa paura tutta questa fama?- sarebbe normale no?!
Ha solo ventitré anni e nulla della sua vita sembra appartenergli e basta.
Provate a immaginare come sarebbe vivere se su di voi fosse puntata una telecamera che riprende ogni cosa voi facciate
-volevo solo giocare a pallone- è il sogno di un bambino, lo stesso che seduto su copertoni di vecchie ruote, con la fronte bagnata dal sudore e la faccia sporca di polvere da sterrato.
Un bambino con una scatola piena di obiettivi, piena di stelle cadenti.
Un bambino.
Posso contare i nostri respiri e non ho mai amato così tanto poter essere al buio.
Avete una risposta a questa domanda: Perché di notte siamo più fragili?
Secondo me è il buio, il nero, il silenzio e la sensazione che di notte tutto diventa liquido.
La vita diventa liquida.
Il tempo diventa liquido, come quel preziosissimo quadro di Dalì.
-ho la sensazione di aver perso qualcosa- vorrei potergli dire che qualcosa l'ha persa ma non ora, l'ha persa quando ancora non sapeva che l'aveva appena persa.
L'innocenza.
La vita,purtroppo,è come un bastoncino di zucchero filato...all'apparenza grande e cosi colorato e bello.
Quando lo afferri si riduce a nulla e diventa appiccicoso eppure, eppure vorresti mangiarlo tutto e non smettere mai.
Affamati di vita come affamati di zucchero filato .
-ti sei mai chiesto chi sei?- il che potrebbe sembrare assurdo.
Nasciamo e sapere chi siamo, da dove veniamo e a chi apparteniamo sono le prime cose che ci insegnano ma ,talvolta sappiamo chi è il guscio, il contenitore che ci ospita ma non ci conosciamo perché ,conoscersi è mille volte più spaventoso di scoprire di che sostanza siamo fatti.
Shakespear dice che siamo fatti della sostanza di cui sono fatti i sogni.
Ma i sogni, di che sostanza sono fatti?
Forse sono fatti di nulla perché anche il nulla in quanto tale è qualcosa.
-non lo so più- è questo il bello della vita.
Un giorno, ti alzi e ti guardi allo specchio e ti chiedi.
" e tu chi sei?"
Chi sei per chi ti sta attorno, per quelle persone che incontri a lavoro, per tutto il resto e poi, poi all'improvviso il terreno crolla e ti chiedi la cosa più importante... chi sei per te stesso?
"Che fai li davanti, ti guardi il naso che ti pende verso destra?"
" mi pende? A me? Il naso?"
Liquido è il miscuglio che mi aiuta a non pensare, che siamo uomini liquidi.
E all'improvviso lo senti, è forte e secco il rumore di qualcosa che sbatte infondo a quello che è il più grande mistero del mondo.
I tuoi piedi toccano il pavimento del tuo io e sembra di esserti perso all'interno di una foresta e di non possedere una bussola ,ne una cartina.
-sai,in parte è colpa tua o grazie a te, se sono qui adesso e mi sento cosi- il respiro trattenuto e le ombre su nel tetto.
-perché?-
-perché hai distrutto tutti i pilastri- l'eco del ricordo nella mente come il sapore dolce di felicità mista a panna e cioccolato.
Che cosa è il ricordo e sopratutto, perché ricordiamo?
Perché siamo fatti di questo...non di sogni ma di ricordi e anche qui,il ricordo è fatto di tutto e di nulla come tutto nella vita.
Bianco e nero.
-erano fatti di sale e di sabbia- mi sposto su di un fianco e il mio volto,seppure nel buio, guarda il suo profilo a tratti spigoloso e morbido sulle labbra.

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now