Capitolo 37

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-fa attenzione- lo tiro giusto in tempo prima che si schiantasse contro il passante di turno.
-sei lenta- si lamenta
-ragazzino, io ho i tacchi mica come te- guarda i miei piedi e sbuffa.
-sono oggetti infernali, non capisco come facciate ad arrivare a fine giornata- credimi, non lo so nemmeno io: sopratutto quando i miei piedi a fine giornata sembrano zampe di elefante e sono così gonfie che riesco ad avvertine la pesantezza.
-lo chiamano potere delle donne- gli cammino affianco e il suo cappello da ghetto style,lo rende ancora più bello del solito.
Gli occhi coperti da un paio di occhiali dalle lenti azzurre e una felpa nera a fasciargli il tonico torso che si ritrova.
Mi afferra la mano e mi guarda negli occhi nell'esatto momento in cui le mie dita si stringono per istinto alle sue.
In questo momento lo seguirei persino in capo al mondo, lo seguirei all'inferno e mi sembrerebbe paradiso.
-dove andiamo?- gli chiedo curiosa
-non lo so, a mangiare dolci?- praticamente la mia rovina.
-tu vuoi farmi ingrassare come un tacchino- mi sorride e so che ha la battuta sulla punta della lingua.
-si avvicina in giorno del ringraziamento, mi è scappata la mano con gli inviti è ho molti invitati a cena - stupido e stupidamente adorabile.
-com'è che io ancora non sono stata invitata?- rallento il passo perché ho come l'impressione che mi si possano spezzare le caviglie.
-perche sei il piatto principale, mi ha mandato mia madre a guardare il suo tacchino preferito ed io, da bravo ragazzo quale sono,la accontento sempre- mi fa scoppiare il cuore di felicità.
-mi stai dando del tacchino, certo che ai giorni d'oggi per rimorchiare ve le inventate tutte- arrossisce di botto e io gli scoppio a ridere in faccia.
Non deve per forza essere lui a dover fare il primo passo, sono totalmente andata per lui e farò quello che il mio cuore e la mia impulsività mi consiglieranno.
Coglierò l'attimo e mi godrò tutto fino alla fine,senza se e senza ma.
Stringo leggermente la presa delle mie dita sulle sue e gli sorrido felice dopo tanto tempo.
Le leggi della fisica, della chimica e persino della matematica,mi sembrano solo inutili formule prive di senso.
Non si può resistere a questo, a LUI.
È già da un giorno che è qui a New York e il tempo sembra scorrere troppo velocemente o forse sono io che di tempo con lui no ne ho mai abbastanza.
-ti va se andiamo in un posto che ho scoperto pochi giorni fa?- gli chiedo mentre è intendo ad osservare qualcosa in fondo alla strada.
È sempre così, tutto attira la sua attenzione,ogni minuscolo scorcio di quello che gli sta attorno,sembra un pixel sulla quale poter fare un ingrandimento e studiarne tutti i colori.
Non si stanca mai di curiosare, di imparare, di crescere.
-andiamo,allora- sembra la promessa di qualcosa di grande, come se si fidasse di me a tal punto da volermi assecondare in tutto.
-siamo arrivati? - si lamenta
-solo ancora altri due passi- allungo il passo e mi dirigo spedita verso il negozietto di musica in vinile.
-eccoci- mi arresto proprio davanti la porta d'ingresso. L'insegna fatta in legno pitturato con la vernice nera, riporta " on or off".
Spingo la porta in avanti e il rumore di campanellini,annuncia il nostro ingresso.
L'odore di arancia e cioccolato mi invade le narici, mi volto a guardarlo e sta sorridendo.
-questo posto è proprio da te- ha ragione, questo posto mi rappresenta molto.
Vecchi vinili di musica dei primi anni novanta ,sono conservati in custodie di cartone i cui angoli sono usurati e rovinati dal tempo.
Alle pareti, meravigliose chitarre classiche sono appese insieme a maglie scolorite di band che hanno fatto la storia o che magari sono rimaste anonime. I poster probabilmente copriranno qualche alone di muffa nel muro ma va bene cosi, sa di vissuto come piace a me.
-vieni, ti mostro una cosa- sono emozionata, gli sto facendo conoscere una parte di me che, forse aveva capito dal mio modo di vestire,, dalla quantità di libri custoditi gelosamente nella mia libreria, sparsi sul divano, sulle mensole un po ovunque, questa è la parte che mi contraddistingue perché non esiste Gwen senza questo. Non esiste Gwen senza girasoli, senza musica indie e senza jeans, sarebbe come privarmi dell'anima.
Il gira dischi è lucidato e fermo all'angolo.
Tra le scatole di legno cerco il vinile che desidero e quando tra le mani mi passano nomi importanti ,quasi avverto la sensazione di poter ritornare indietro. Se avessi una giratempo come nel mondo di Howards , tornerei tra gli anni sessanta e gli anni settanta, quando le ragazze con la loro moda hanno infranto le regole del passato e hanno fatto la storia. Tornerei ai tempi in cui le donne hanno scoperto le loro esili e slanciale gambe, tornei ai tempi dei hippies perché per loro il mondo è una scatola colma di colori, di fiori e si, di erba..ma quello è un piccolo dettaglio.
-sembri una bambina con una cesta di caramelle- mi affianca e mi sorride.
È l'effetto che mi fai.
-eccolo!- lo afferro e lo stringo al petto,nascondendone la copertina.
-dove vai?- mi chiede seguendomi con lo sguardo
-vieni, dai- gli porgo la mano che afferra e mi segue verso il gira dischi.
-metti queste- indossa un paio di cuffie e aspetta osservando le mie mosse.
Le note di yesterday, di quella che è in assoluto la mia band preferita, iniziano a vibrare nelle sue orecchie.
Probabilmente non li conoscerà e se così fosse allora è decisamente arrivato il momento di assaporare la vera arte. Chiude gli occhi concentrandosi sulle parole, il suo volto è cosi espressivo che potrei leggergli le emozioni che lo stanno attraversando.
-è una canzone triste- toglie le cuffie e mi guarda
-non è triste, è vera...ed è perfetta- chiudo gli occhi per evitare che le lacrime vengano giù, è intenso il sentimento che provo per lui.
-mi metti lo stomaco sotto sopra- mi sussurra vicino l'orecchio,abbracciandomi e lasciandoglielo fare molto felicemente.
-non sei il solo ,però- gli afferro gli avambracci con le mani e incrocio i nostri sguardi.
-ho bisogno di sapere che ci sei anche tu- annuisce senza alcuna esitazione
-ho bisogno di sapere che sei con me in questa cosa,perché mi spaventa e perché non mi è mai successo prima di adesso - ho custodito gelosamente i miei sentimenti,poi è arrivato lui e non sono più riuscita a controllare il flusso della mia vita, come se improvvisamente questa fosse diventata liquida e si adattasse al contenitore che la conserva.
-sono qui con te- le sussurra e sono le parole che avevo bisogno che lui mi dicesse.
Appoggio la mia testa al suo petto e vorrei che la vita in questo momento fosse una cassetta, cosi da poter mettere in pausa.
Ho paura dei miei sentimenti verso di lui, paura che mi porteranno cosi lontano senza che io me ne possa rendere conto,paura che possa amarlo cosi intensamente da perdere la cognizione del tempo e dello spazio ma, questa paura mi spaventa ma mi attira a se con la stessa forza e poi, basta che i miei occhi si perdano nei suoi che nulla ha più senso.
-ho un idea grandiosa!- quasi urla in mezzo a tutta quella confusione di gente.
-sentiamola- istintivamente guardo l'orario del cellulare, dannate lancette smettetela di correre!
-facciamo la spesa e mi cucini il pranzo più buono dei miei quasi ventiquattro anni- si lecca le labbra come è tipico da lui
-facciamo che cucini tu per me- ci pensa su
-va bene, tu cucini per me ed io cucino per te- mi pare un'ottima idea.
-ci siamo allontanati un bel po' dal supermercato, bisogna ritornare sulla ventunesima, ce la fai o ti lamenterai come sempre- sorride e mi afferra sotto le gambe.
-Pau, che fai!- urlo mentre sono sicura che abbiamo attirato l'attenzione di molte persone.
-ho fame e tu sei lenta- continua a camminare tenendomi in braccio come se fossi una cesta all'offertorio la domenica mattina in chiesa.
-se mi lasci cadere ti uccido- stringe la presa e mi fa capire il concetto.
-aspetta- si ferma di botto
-fammi scendere, ti prometto che cammino veloce- storce la bocca poco convinto ma mi lascia scendere.
-andiamo- gli dico ma rimane fermo
-ti sei fatto male? Oddio lo sapevo - mi avvicino a lui e mi coglie di sorpresa abbracciandomi baciandomi la punta del naso.
-io sto benissimo, forse mai stato meglio di cosi- rido perché mi va, perché mi ride anche il cuore.
-salta su- mi indica la sua schiena
-ma perché? Ho due gambe su cui posso camminare- mi poggia un dito sulle labbra.
-shhs, fa come ti dico...mi va e mi fa sentire vicino a te- quasi gli salto addosso.
Ritorno ad essere bambina, ritorno a divertirmi senza preoccuparmi di nulla, ritorno a vivere.
Mi stringo alle sue spalle e i miei occhi vanno sul suo collo immacolato e mi sembra la scoperta più bella della mia vita.
Glielo sfioro, in quel punto e istintivamente gli lascio un bacio, un segno.
Lo sento il brivido che gli percorre la schiena perché lo stesso sta percorrendo la mia. E' un senso di possessione che non sapevo di poter provare, questa incalzante voglia di appartenergli e allo stesso tempo la paura che correre possa far bruciare questo sentimento molto velocemente come bruciano altrettanto in fretta le stelle filanti che si accendono per i compleanni o a capodanno.
Quando arriviamo davanti il Chelsea Super Market, la quantità di negozi che vi sono all'interno è assurda; quasi sembra una città dentro la città.
-prendo il carrello- lo guardo allontanarsi giusto un paio di metri più in la.
-ti farei fare la corsa se non fossi quasi certo che ci arresterebbero- vi poso la borsa all'interno
-Del tutto certa-rispondo alla sua pazza idea.
Gli scaffali sono alti e infiniti, e tra uno scaffale e l'altro sono sicura di poterci parcheggiare la mia macchina.
-pollo o manzo?- mi chiede immediatamente
-non lo so, è uguale- accelera il passo e si fionda verso il bancone frigo, cerca e poi li trova.
-hamburger?- gli chiedo
-tu fidati di me- annuisco e mi tocca fermarlo quando è arrivato a prendere la terza confezione.
-siamo in due- gli ricordo
- io mangio per tre - gli tocco la pancia e mi guarda confuso
-auguri, di che mese sei?- gli dico entusiasta e lui scoppia a ridere
-idiota- perché vorrei baciarlo in questo esatto momento?
Perché vuoi baciarlo sempre.
Con il barbecue che pasta si abbina?
Mio padre direbbe nessuna ma a Paulo piace molto la pasta,sopratutto il riso.
-ti stupirò- mi dirigo verso il settore della pasta e afferro un pacco di riso venere, dal bancone frutta recupero dell'avocado maturo e del pomodoro ciliegino maturo, due limoni e lo zenzero.
-che cucini?- guarda le cose che trattengo tra le braccia e mi aiuta a posarli nel carrello.
-un piatto di riso buonissimo e soprattutto salutare- so che segue una dieta e il fritto è bandito da tutte le parti.
-come piace a me- annuisco
-come piace a te- poggio le mani sul carrello e continuiamo a camminare al supermercato.
-vino rosso?- dice chiedendomi e sono d'accordo con lui.
-decisamente- si dirige spedito alla cassa confondendomi.
-dove vai?- mi indica con la testa la cassa.
-e il vino?- gli chiedo ovviamente
-vuoi comprare del vino al supermercato?- è quasi shoccato dalla cosa
-giusto, il grande sommelier beve vivi di cantine pregiate - lo sfotto e lui imita il gesto di girare il vino all'interno del bicchiere.
Lo aiuto a mettere le cose sul rullo e lo distraggo chiedendogli di riportare il carrello al proprio posto; al suo ritorno le buste di carta sono già riempite e la spesa è pagata.
-stronza!- mi accusa ma io già rido è gli ho consegnato una busta tra le mani
-se sapessi giocare a calcio a quest'ora il dieci sarebbe mio- gli faccio un occhiolino ed esco fuori attraversando le porte scorrevoli.
-è tuo- mi fermo a guardarlo e il mio cuore è praticamente schizzato su Marte.
Non può dire le cose cosi, senza che mi avverta ,così spontaneamente che sembra che ci conosciamo da una vita.
-hai ragione, è mio- le mie labbra si tirano in su e persino i miei passi sono più affrettati e contenti.
Tutto in me è la raffigurazione della gioia. Per la strada penso a quanto in un solo giorno la mia prospettiva sia cambiata, New York mi sembra una città più abitabile e meno grigia di quando sono arrivata.
-ti svelo un segreto, quando ero bambina e andavo a fare la spesa con mia madre, credevo di avere dei super poteri- è stato nel periodo in cui avevo sette o otto anni e in tv ogni pomeriggio alle due mandavano in onda Dragon Ball, praticamente sono quasi certa che i miei coetanei erano seduti come me sul divano e niente e nessuno li avrebbe potuti smuovere da lì.
-da bambina sarai caduta dalla culla, ormai ne sono convinto- si sistema gli occhiali da sole
-sfotti Dybala, sfotti ancora...comunque non distrarmi dai miei ricordi magnifici e ti assicuro che nella vita tutti abbiamo provato questa sensazione. Arrivavo al super mercato ed ero puntualmente seduta dentro il carrello ,altrimenti mia mamma avrebbe dovuto comprare mezzo reparto caramelle e per questo ogni volta che puntava il carrello verso le porte automatiche , loro si aprivano e credevo che fossi io..avevo pure una formula magica da recitare- mi guarda portandosi una mano sul volto preso da una finta disperazione e pietà nei miei confronti.
-la culla doveva essere veramente alta-
-vorresti dirmi che tu non hai mai creduto che si aprivano per te?- è impossibile, almeno una volta nella mente del bambino, sono sicura, che balenerà questa idea di egocentrismo innocente.
-a Laguna Larga i super mercati cosi grandi non sono ancora arrivati, avevamo piccoli negozietti dove poter andare a fare la spesa e la maggior parte delle schifezze che ti mangiavi, io non sapevo nemmeno che esistessero- l'immagine di un piccolo bambino con le ginocchia sbucciate e un pallone smanciato sotto il braccio, che cammina per strada con un gruppo di compagni piccoli come lui , mi riscalda il cuore
-bisogna rimediare assolutamente, Allegri non dovrà saperlo ma dobbiamo sfondarci di caramelle gommose, le comprerò di tutti i colori e tutte le forme e gusti. Paulo Dybala rotolerai in campo che potrai giocare da solo- ride ed io insieme a lui
A casa si muove come se ci vivesse da sempre , recupera il forchettone un piatto grande di ceramica e va nella piccola terrazza, se cosi possiamo chiamarla.
-non bruciare la casa- gli urlo
-ero bravissimo in chimica- mi dice affacciandosi e guardandomi
-ma se nemmeno volevi andarci a scuola- non può negarlo
-si,ma dato che dovevo andarci,almeno un motivo ce lo dovevo avere- Paulo e la chimica, Paulo è la chimica, si questo è chiaramente un segno del destino.
-niente compagna a cui fare il filo? Che adolescenza triste- prendo un pentola con cui lessare il riso e la riempio d'acqua.
-erano loro che facevo il filo a me- un piccolo senso di gelosia mi sboccia dentro.
-calmati Brad Pitt- scoppia a ridere e l'odore della brace accesa mi arriva dritto al naso.
Okay, Paulo Dybala sa persino cucinare, per cortesia perché non gli facciamo una statua?
-il tagliere?- mi chiede
-non lo so- gli rispondo e mi guarda sconfortato e mi sembra Mat
-hei, sto qui solo da due settimane- si piega sulle ginocchia e cerca nei pensili in basso
-eccolo- lo prende e recupera un coltello.
Dai sacchetti di carta recupera una cipolla e la sbuccia perfettamente tagliandola ad anelli.
La mia faccia deve essere parecchio stupita perché annuisce e inizia a dirsi "grazie grazie" da solo.
Quando bolle l'acqua ,gli verso il riso e metto come al solito poco sale.
- il medico mi ha detto che la pressione ce l'ho apposto- gli faccio un dito medio
-tutto merito mio che non ti faccio mangiare con tanto sale- mi vanto
-no, ti sbagli...tu mi fai mangiare senza sale,che è completamente diverso- puntualizza
-te ne vai?- lo minaccio mentre si avvicina al barattolo del sale
-piaceresti al mio nutrizionista- Filippo il cinquantenne che gli controlla l'alimentazione è una persona davvero, davvero paziente anche se devo dire che tra tutti, Paulo e Claudio sono quello che la rispettano più degli altri.
Non come Gonzalo, ad esempio.
-è lui che piace a me, ha il fascino dell'uomo vissuto ...vintage- mi guarda di traverso
-vuoi vedere come da lunedì prossimo diventerà il fifthy cent di Torino?- dice convinto facendomi ridere
-se frequenta uno come te, le probabilità sono più alte del normale- si guarda e poi non può fare altro che annuire.
-sono tutti quei skateboard che mi confondono, sono praticamente ovunque- ed ha ragione, sono sul serio ovunque, ovunque tu ti giri ci sono ragazzi con pantaloni da basket e skateboard e questo è un luogo comune davvero davvero tangibile.
-va a cucinare numero dieci!- gli urlo contro
Taglio l'avocado in piccoli pezzi e il ciliegino a spicchi e con dell'olio d'oliva lo faccio saltare velocemente in padella e spengo.
Scolo il riso e lo verso nei piatti, aggiungendo il condimento e grattandogli sopra un po' di radice di zenzero , della scorza di limone e poi un po di pepe nero.
-il riso è pronto- lo avviso e recupero una tovaglia dal cassetto per apparecchiare la tavola.
-mangiamo fuori?- il tempo è perfetto quindi mi sembra un'ottima idea.
Apparecchio fuori mentre lo osservo dietro la griglia elettrica e sembra uno dei miei ex compagni di scout,quando ancora lo facevo il che risalirebbe a più o meno sei, sette anni fa.
La nebbia del fumo di barbecue a New York ,deve sicuramente essere un'avvenimento più unico che raro, mentre a ritmo con della musica latino americana si muove parecchio bene io lo osservo da dentro e mi chiedo se sia consapevole dell'uomo che è diventato.
-l'odore promette bene- mi avvicino al suo fianco e osservo la carne venire bruciata dalle lingue di fuoco
-questo è il miglior hamburger che tu avrai mai mangiato- si vanta ma è adorabile, concentrato ad osservare la brace e la fronte imperlata di sudore.
Probabilmente più tardi la casa puzzerà di barbecue e mi ci vorranno giorni interi prima che i capelli smettano di puzzare di carne alla brace ma, tutto questo ne vale la pena.
-se mi viene un'intossicazione, ti verrò a cercare pure in capo al mondo- gira la carne dall'altro lato con fare esperto; sintomo che lo ha già fatto altre volte.
-i miei parenti sono tutti vivi, quindi se ti viene un'intossicazione è un problema tuo non dei miei meravigliosi hamburger- lo spintono un po, anche se in realtà non lo smuovo nemmeno di un millimetro.
Sarà pure piccolo di statura ma è piantato come se fosse una di quelle tende da campeggio che montava mio padre, quando andavamo nei weekend a fare scout ai piedi delle Alpi. Se per gli altri il problema era montare la tenda, per noi il vero problema veniva dopo, quando più che togliere i picchetti sembrava che dovessimo demolire un edificio e a momenti c'era davvero bisogno di chiamare una ruspa.
Come facesse? continuiamo a chiedercelo ancora oggi.
-quindi c'è un hamburger alla Dybala?- lui annuisce contento come se fosse la nuova scoperta gastronomica e che Edoardo Raspelli, direttamente da mela verde, gli stia per affidare la sua prima stella michellin.
-ovvio, ci sono segreti di cottura- lo guardo ed entrambi scoppiamo a ridere. Mentre cucina continua a muoversi e a seguire il ritmo della musica senza alcuna difficoltà.
-se non sapessi che vieni dall'Argentina, lo avrei capito immediatamente- gli porgo il calice con del vino che accetta volentieri.
Muove il bacino cosi perfettamente che posso sentire le urla di Garrison da qui; seguo i suoi movimenti imitandolo e lasciandomi andare.
-ulala la munequita que se muove- gli sorrido e mantengo il contatto con i suoi occhi.
Non provo imbarazzo ma, solo tanto divertimento, quasi fossi nata per fare questo, per ridere insieme a lui e per lasciarmi andare al ritmo.
Guardo fuori e forse per la prima volta vedo lo skyline di Newyork e non provo malinconia ne mancanza. Gli edifici alti come a sfiorare il cielo, i colori caldi del sole che sta per tramontare, le luci degli uffici ancora accesi e il rumore indistinto del traffico che, seppure al settantacinquesimo piano, rimane come la colonna sonora di questo posto.
-ti piacciono i tramonti?- percepisco la sua vicinanza accanto al mio volto, mentre mi guarda e tutto sembra diverso, migliore.
-amo le albe- perché mi trasmettono più emozioni, perché per vederle bisogna rimanere svegli la notte e perché sono il principio di qualcosa di nuovo.
-tu vorresti essere un 'alba?- mi volto a guardarlo e non comprendo la sua domanda
-un'alba?- gli chiedo e lui annuisce.
Mi piacerebbe essere un'alba? Beh, si...mi piacerebbe poter essere quell'angolo del giorno in cui i colori pastello si mischiano tra loro, in cui una fiamma di giallo inizia a spuntare da un grigio pallido e tutto si apre come se fosse la prima pagina di un nuovo libro.
-si- sento le sue braccia avvolgermi da dietro, il suo mento poggia sulla mia spalla destra e il suo respiro lo percepisco vicino l'orecchio.
-allora, sii la mia alba-


Eccomi con il nuovo aggiornamento.
Ho adorato ,infinitamente tanto, scriverlo e rileggerlo per far si che fosse bello almeno la metà di come era nella mia mente.
Che dire...vi auguro una bellissima giornata e che questo aggiornamento possa tenervi compagnia,rubandovi qualche minuto della vostra vita.
Se vi va ,fatemi sapere cosa ne pensate e lasciate una stellina 🌟 .
Co vediamo al prossimo capitolo adorabili zebre 🦓 ❣️.
Buona giornata della Repubblica Italiana 🇮🇹

Fino Alla FineTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang