Capitolo 60

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Con un banie di lana color blue notte e un paio di pantaloni bianchi; era uscito con la maglia di cotone a maniche corte , nonostante  la neve e tre gradi sotto lo zero .
-Paul- la interruppe con la mano
-non voglio sentire una parola- il tono di voce era glaciale, in perfetta sintonia con il freddo che iniziavo a percepire.
Non stava guardando lei ma me, e seppure il suo corpo fosse rigido come se si fosse congelato i suoi occhi ,invece, bruciavano dalla rabbia.
-io non..- la guardò di scatto e lei si ammutolì all'istante.
Forse per loro era normale comunicare cosi, se  di comunicazione di stesse trattando.
Ci superò entrando dentro e dalla fessura della porta avevo intravisto il volto preoccupato di Mat che,insieme a Lautaro erano sul punto di venir fuori.
-ho qualcosa in faccia?- cercai di sdrammatizzare ma ottenni solo un volto ancora più contratto dalla rabbia.
Non poteva di certo incazzarsi con me, e se la pensava diversamente avrebbe voluto dire che su questo non ci sarebbe stato nessun punto di incontro.
Erano più uniche che rare le volte in cui mi pentivo di aver fatto una cosa o di aver preso una decisione, giusta o sbagliata che fosse.
-prendi le chiavi della tua macchina- lo guardai come se gli fosse spuntata una terza testa.
Mi stava sulserio chiedendo di andare via?
-non mi servono a nulla- lo sfidai.
Voleva una battaglia? Avrebbe avuto la guerra!
-non sono dell'umore, Ginevra- era la prima volta che mi chiamava con il mio nome per intero.
-e quando mai lo sei?- fece un passo verso di me ed io ne feci uno verso di lui.
Non sarebbe stato capace di torcermi nemmeno un capello, era troppo uomo per diventare una bestia e nemmeno se avesse perso tutta la lucidità del mondo sarebbe stato in grado di farmi del male.
Il rumore della porta che venne definitivamente incastrata, ci fece voltare contemporaneamente verso quella direzione.
Eravamo in compagnia, non potevamo dircele di santa ragione.
Gli afferrai il polso e lo trascinai dentro, Lautaro e Mariano ci guardavamo preoccupati ma noi fummo intelligenti dal fingere che tutto stesse andando bene.
Indossò il suo cappotto nero e dalle tasche ne estrasse le chiavi della sua jeep, annui concorde con lui.
Litigare in macchina sarebbe stato molto più educato.
-non aspettateci per cena- sorrisi ad Alicia cercando di rassicurarla.
Dolores era seduta nel divano e guardava di traverso Antonella, se solo forzavo un po la mia immaginazione potevo vedere la sua testa che esplodeva sotto le occhiate sprezzanti che la giovane Dybala le lanciava contro.
Il rumore della neve che veniva calpestata, si interruppe nel momento esatto in cui, preso dall'ira, Paulo non si rese nemmeno conto di aver sbattuto cosi forte la portiera della macchina che, questa sarebbe potuta cadere dal resto della lamiera.
Mi accomodai sui sedili di pelle e accessi automaticamente la stufa mentre lui faceva retromarci e usciva fuori dal garage.
Ci fu un religioso silenzio per i primi venti minuti di macchina dove, avevo avuto la voglia di sbattergli la testa sul volante.
-stiamo giocando al gioco del silenzio? Ti avviso se voglio so vincere- mi guardò per un attimo prima che mi rendessi effettivamente conto di dove ci stessimo per avventurare.
-vuoi superare il confine?- non mi risposte ma, il tabellone "France" svettava sicuro ai lai della strada, illuminato dai fari delle macchine.
Non parlava? Bene, non avrei parlato anche io.
Come i bambini delle scuole elementari ma, che cosa potevo aspettarmi se anche io, non avevo la ben che minima intenzione di scusarmi.
Ma per cosa poi? Perche ho preferito evitare di dirgli che Antonella non è quella che credeva?
Ma io, che diritto avevo di infangare la reputazione di una persona.
-sei una stronza egoista ma, dovevo aspettarmelo- quasi mi venne da ridere ma, se lo avessi fatto avrebbe aperto la portiera e mi avrebbe lanciata via mentre accellerava, cosi per essere sicuro che morissi sul colpo.
-a che cazzo di gioco stai giocando? Io mi innamoro di te e tu hai dei segreti con la mia ex?- lo guardai stupita.
Io avevo dei segreti con la sua ex?
Si Dybala, credimi... le offro il tea delle cinque ogni pomeriggio e passo la mia vita cercando di capire quale sarà la prossima collezione primavera-estate di Gucci.
-stai dicendo cazzate, non voglio nemmeno ascoltarti- lo ignorai per altri cinque minuti buoni, estraniandomi dalle sue urla.
-perché mi innamoro sembre delle persone sbagliate?- quello fu troppo. Le lacrime tentatono di fuoruscire dai miei occhi ma le trattenni con tutta me stessa.
-dovrei sentirmi una persona sbagliata? Oppure mi stai dicendo che hai sbagliato ad innamorarti di me?- fu spiazzato dalla lucidità con cui glielo dissi, forse confuso da una reazione che non si aspettava.
Sperava forse che avrei pianto e l'avrei supplicato di tenermi con se?
No Paulo, nel mondo ci sono settemiliardi di persone.
-mi fai diventare pazzo, non ci capisco più un cazzo e so solo che...-strinse le mani sul volante dopo avercele sbattute contro e mi guardò con gli occhi rossi.
-non hai risposto- volevo una risposta, qualsiasi sarebbe stata ma la volevo.
-io ti amo- non lo diedi a vedere ma fu come tornare a respirare dopo anni senza ossigeno.
-c'è un ma?- ci fu un attimo di silenzio.
-ma mi fai incazzare- sorrisi internamente.
-anche tu mi fai incazzare- mi guardò allibito.
Cosa pensava che non potessi avercela con lui?
Si sbagliava di grosso.
-tu sei incazzata con me?- annui
-ma incazzata di cosa...senti Gwen non puoi pensare che io stia calmo quando mi hai tenuta nascosta una roba del genere? Ti sembro coglione?
Avevo tutto il diritto di sapere che voleva rovinarmi la carriera- no, perché avresti fatto una cazzata e già eravamo riusciti in tempo a salvarti da quelle assurde foto in aeroporto. Glielo avrei voluto dire se solo,non fossi stata distratta dal nervoso che stavo accumulando per via del suo tono sarcastico che mi stava facendo saltare i nervi.
-io avevo tutto il diritto di non dirtelo- rise ironico,come a volermi prendere in giro.
-tu avevo il diritto? Tu, non avevo un cazzo di niente- lo guardai nera dalla rabbia.
Chi cazzo era lui per dirmi cosa avrei dovuto o non avrei dovuto fare.
-vaffanculo!- ce lo urlammo contemporaneamente mentre, ero quasi certa che un autovelox avesse appena scattato la foto alla targa e che una multa per eccesso di velocità gli sarebbe arrivata a casa.

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now