Capitolo 64

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-eddai fammelo vedereee- stavo implorando Paulo da una decina di minuti e lo stronzo non voleva farmi vedere il mio idolo.
-non ci vediamo da ieri sera e tu vuoi vedere Leo che si allena? Ho proprio la fidanzata migliore del mondo- gli feci un dito medio e lui fece finta che fosse un bacio.
-Dybala, fammi vedere la ragione della mia vita....perche non mi sono infilata nella tua valigia? Avrei potuto chiedergli di sposarmi- stavo palesemente scherzando anche se, ripensandoci bene non mi sarebbe affatto dispiaciuto.
-sto mettendo giù!- scoppiai a ridere e vedero sorridere mi fece sentire la sua mancanza in una maniera cosi assurda che, iniziavo a sentire l'esigenza di qualcosa che profumasse di lui, giusto per avere la certezza che non avessi vissuto in un sogno e che, quella specie di semiDio ,con cui stavo parlando da almeno mezz'ora, fosse effettivamente il mio fidanzato.
-Gwen!!!- urlò all'improvviso mentre cercavo di asciugare il succo di frutta che si era versato sui miei vestiti.
Anzi, sui suoi vestiti.
Era da ventitre anni che dimenticavo di non soffiare nella cannuccia del brick con il succo dentro e puntualmente lo facevo e mi si versava sui vestiti.
Mia mamma se mi avesse vista mi avrebbe presa a sberle ma, fortunatamente avevo avuto la saggia idea di andare a vivere da sola, così il livello del mio disagio mentale sarebbe rimasto nascosto tra me e le pareti di questa casa e se ci pensavo bene anche Paulo era partecipe della maggior parte della stronzate che stavo facendo nell'ultimo periodo ma, tenendo conto che lui come me ne faceva di peggio; avrei potuto dormire sonni tranquilli.
-è solo una felpa- gli sorrisi innocente
-è la mia felpa preferita!- mi rispose incazzato
-non fare lo stronzo, la metterò in lavatrice e sarà come nuova- gli dissi
-no, la porti in lavanderia perché saresti capace di rovinarla e io ci tengo tantissimo- era una felpa della dolce e gabbana ed era anche parecchio infantile dato che i volti cartonati dei due stilisti erano stampati con molta egocentricitá in dimensioni quasi reali.
-che palla che sei!- me la sfilai di dosso e la pelle mi si accapponò dal freddo.
-vuoi rimanere così per tutto il tempo della videochiamata?- annui
-ti da qualche problema?- si guardò intorno     -finché rimango da solo in panchina no, ma potrebbe venire qualcuno quindi si. Va a metterti qualcosa addosso!- mi alzai di controvoglia giusto perché effettivamente poteva arrivare qualcuno e non ero disposta a mostrargli le mie tette.
-posso prendere la maglia dell'istituto?- guardai velocemente lo schermo anche se lui non poteva vedermi perche avevo appoggiato il telefonino sul suo letto.
-no, prendine un'altra- mi innervosì parecchio la sua risposta ,al punto che preferii spogliarmi delle sue cose e indossai nuovamente il tailleur che mi ero tolta quando ero arrivata a casa sua.
Dovevo dar da mangiare a quel piccolo ed innocuo pesce pagliaccio che si era comprato, cosi perche sosteneva che gli avrebbe fatto compagnia.
Come? Forse lo sapeva solo lui.
-Nenã?- mi chiamò preoccupato che non fossi ritornata a mostrarmi nello schermo.
-sono qui- mi attaccai ,nella maniera più ordinata possibile, i capelli .
-non resti a dormire a casa mia?- scossi negativamente la testa.
No che non ci restavo, prima avrebbe dovuto imparare ad essere meno geloso delle sue cose; potevo capire per la maglia dell'instituto di Cordoba ma, incazzarsi per una stupida felpa del cazzo era da ridicoli.
-que pasa?- mi chiese ma io mandai giù il groppo amaro.
Forse era la distanza o forse il ciclo ma, se gli avessi risposto per come le frasi si stavano formulando nella mia testa, sicuro come la morte che avremmo litigato.
-il tuo pesce è vivo ed io posso ritornare a casa mia- cercai per quanto potessi di non marcare gli aggettivi possessivi.
Mi guardò in cerca di una risposta ad una domanda che non era stato in grado di farmi.
Forse si chiedeva che cosa mi fosse preso all'improvviso? Bene Dybala, è stato meglio per te che l'Argentina è cosi lontana che non posso raggiungerti a breve per prenderti a schiaffi.
- tu hablas por teléfono con tu novia?- avrei riconosciuto la voce anche senza effettivamente vederlo dall'altra parte dello schermo.
Erano innumerevoli le volte in cui avevo visto ogni sua singola intervista sognando che un giorno potesse venire a giocare nella mia squadra del cuore.
Paulo annui sorridendogli e buttò uno sguardo verso lo schermo dove il mio viso sarebbe sicuramente apparso come una che ha appena visto l'apparizione di Gesù Cristo.
-hola chica- mi salutò mentre afferrava un asciugamano dalla panchina e si asciugava il sudore.
Ero rimasta in piedi nel bel mezzo del salotto e non sapevo se rispondergli o se urlare come una fan scatenata.
-hola Messi- lo salutai pensando che fosse più educato evitare di fare la pazza sclerata.
Avrei dovuto raccontarlo a Mat.
Si bagnò la testa con l'acqua della sua bottiglietta e dopo,dicendo qualcosa in dialetto argentino a Paulo, mi salutò con la mano e si allontanò.
-sono o non sono il miglior fidanzato del mondo?- si vantò sorridendo contento
-metti le cuffie per favore?- le afferrò dalla tasca della sua felpa e le indossò.
-dimmi- mi disse già divertito,forse oredicendo quello che avrei fatto da li a poco.
Urlai come una pazza fuori di se mentre Paulo stava morendo dal forte ridere.
-mi puoi tradire con lui, hai tutta la mia benedizione- ecco perche era stato meglio che fossi rimasta a Torino: perche altrimenti mi avrebbero arrestata nell'arco di ventiquattro ore.
-questa cosa che la mia ragazza impazzisce per un altro giocatore non è che sia il massimo- lo disse ridendo dunque ne dedussi che sapesse che di certo non amavo Messi come amavo lui e che, se avessi dovuto scegliere ,la mia scleta sarebbe ricaduta su di lui, nostante Messi e Gonzalo fossero i miei idoli.
-Cristiano Ronaldo ha accettato che il suo unico figlio maschio adora Messi, sono sicura che tu farai del tuo meglio- gli sorrisi e lui ricambiò afferrando a pieno l'ironia delle mie parole.
Mi faceva incazzare come non mai ma, poi sorrideva ed io mi rammollivo; certo la distanza stava giocando a suo favore e Messi aveva decisamente fuorviato qualsiasi possibile nuvola nera che si avvicinasse al mio umore.
-te amo- me lo sussurrò dolcemente mentre i suoi occhi ,che osservavo attraverso un dannatissimo schermo, mi sorridevano pieni di qualcosa che non seppi nemmeno descrivere.
-te amo mucho- gli risposi
-ponte la camisetta, se es mejor en ti- non me lo feci ripetere più di una volta e la recuperai velocemente dal suo aramadio, annusandone il buonissimo profumo che faceva. Avrei potuto prendere tutte le magliette che c'erano la dentro, sembrava avesse una scorta infinita di camice, t-shirt e felpe ma, quella maglia dell'instituto de Cordoba aveva un particolare significato.
-non dime que me extrãnas- annui nascondendomi il volto sotto quel pezzo di stoffa.
- tu es mi amor muy grande- la distanza iniziava a sortire effetti "collaterali" anche su di lui.
-te espero pero, tu llegas aqui, muy pronto and muy rapido- annui ed io come una stupida accarezzai il suo volto dal display .
No, decisamente non mi riconoscevo piu.
Misi giù la chiamata prima che iniziassi a piangere come una ragazzina innamorata a distanza; per l'amore del cielo era andato in Argentina da quattro giorni e sapevo che non stesse in guerra ma ad allenersi per i mondiali, che diavolo mi prendeva?
Mi infilai sotto le coperte del suo letto ed affondai il volto sul suo cuscino, pregno del suo buon odore.
La stanza era al buio tranne per quella piccolissima luce soffusa con cui adorava dormire, giustificandosi che non voleva sbattere il mignolo in nessun mobile mentre si alzava la notte per andare al bagno.
Nonostante mi rigirai più e più volte in quell'enorme lettone, non riuscivo a dormire e a trovare una posizione comoda.
Sgattaiolai in cucina in cerca di una tazza e del tea; aveva comprato la confezione di tea che più preferivo e con la penna aveva stupidamente scritto "no toques, es de nenita" e quando l'avevo distrattamente letto mentre, Beltran lo riposava al posto, mi ero cosi imbarazzata che avrei preferito scavarmi una fossa a mani nude e seppellirmici dentro.
Il microonde suonò suggerendomi che l'acqua era riscaldata ed io fece il resto evitando di bruciarmi.
Ero venuta a casa sua altre volte ma, sempre per alcune ore e sempre per un preciso motivo.
Che sia stato un pomeriggio stupidamente passato a ridere con Gonzalo e  Douglas, oppure il giorno in cui mi presento i suoi migliori amici e tanti altri.
Ora, era diverso perche la casa sembrava spoglia e priva di anima.
Quando c'era lui, benché lo prendessi in giro dicendogli che viveva nel covo di Batman e che il decoratore di interni gliel'aveva arredata mentre era a lutto, in realtà lo facevo solo per vederlo mentre si lamentava per poi ridere .
Era elegante e moderna, come le tipiche case di adesso e sapevo che in realtà a lui non gliene fregasse molto dell'arredamento ma, che preferisse avere uno spazio cosi grande in grado di ospitare tutta la sua famiglia ed i suoi amici.
Mi accomodai nel divano del salotto, spostando tre palloni da calcio che si ostinava a tener lì,nonostante avesse uno sgabuzzino che era grande quando la mia intera camera da letto.
I miei occhi ricaddero vicino alla televisione, e sorrisi cosi tanto alzandomi e afferrando la cornice.
Eravamo bellissimi, lui era bellissimo ed io passavo in secondo piano in mezzo a tutto quello splendore.
Era la foto di Courmayeur, quella per cui attendevo una copia; la portai insieme a me sul divano e la tenni stretta continuando a guardarla con amore.
-ti amo- si disperse nel silenzio di quella stanza mentre, mi addormentavo travolta dall'amore che provavo per lui.

Fino Alla FineOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz