Capitolo 84

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A parte il dover seriamente lasciar perdere di pensare al rigore del novantatreesimo minuto; quello che dovevo seriamente evitare di ricordare vivamente con i miei occhi, era quella dannata ed immeritata espulsione del capitano.
Non osavo immaginare con quale umore la squadra avrebbe fatto rientro quest'oggi, avendo preso il primo volo disponile per allontanarsi da una città che in un certo senso li aveva derubati.
Faceva male, bruciava parecchio ma bisognava andare avanti come in tutto il resto delle cose nel mondo e anche questa volta, seppur con un sapore più amaro del solito, c'era solo da ingoiare il rospo e concentrarsi sul campionato.
Di certo non potevo reputarmi serena ne tanto meno felice, avevo un diavolo per capello e non me ne meravigliavo affatto; Paulo mi stava sfidando e sapeva bene che avrei colto il guanto accettando la cosa ma, ignorava il fatto che era proprio l'indifferenza il modo con cui avrei affrontando la cosa.
Indifferenza e della sanissima eleganza che credevo ancora di poter avere.
Io sapevo bene che persona volevo al mio fianco e lui era certamente questa persona ma, qualcosa mi suggeriva che doveva crescere sotto alcuni punti di vista perché nel mio futuro non volevo dovermi ritrovare difronte ad atteggiamenti stupidi di chi spera di ottenere qualcosa in cambio, scatenando la gelosia.
Mi divorava da dentro la consapevolezza che fosse un bel ragazzo e che altre settemila miliardi di ragazze l'avrebbero voluto senza nemmeno indugiare un secondo e forse questo mi avrebbe dovuta ammorbidire magari per la paura di perderlo sul serio, se non fossi riuscita a dimostrargli il mio punto di vista ma, allo stesso tempo io ero da  sempre stata fedele a me stessa e pretendevo quelle scuse, le pretendevo eccome.
-buongiorno Dario- lo salutai con un sorriso finto ma luminoso, pronta ad affrontare questa giornata che già dal principio mi sembrava interminabile .
Forse il mio sorriso stonava con la perdita al Bernabeu ma qualcuno prima o poi avrebbe dovuto fare il primo passo e mi sembrava opportuno incominciare da noi, dimostrando che negli uffici eravamo comunque fieri della partita magnifica che avevano fatto, schiacciando il Real Madrid in casa e stupendo tutti, nessuno escluso.
Il VAR?
Non avevo commenti a riguardo se non consigliare di applicarlo in tutte le competizioni cosi, ci saremmo tolti di mezzo ogni dubbio.
Tipo quello enorme che giaceva sulla mia testa, per quel rigore che non riuscivo a capire.
-buongiorno Gwen- mi sorrise più timido mentre mi sbottonai la giacca rimanendo nella mia comoda camicia bianca a maniche a tre quarti,indossata dentro una gonna a tubino che stamattina mi era piaciuta molto.
Forse con un po più di onestà potrei ammettere che Paulo aveva proprio colpito nel punto più debole del mio carattere e da ventiquattrenne quale ero mi stavo in un certo senso vendicando.
-notizie dei ragazzi?- gli chiesi, rimanendo sul vago ma essendo più che certa che dovevano tornare a Vinovo per rivedere la partita, come facevano ogni volta , per commentarla tutti insieme e soprattutto per rivedersi e capire insieme al mister cosa andava migliorato, se c'era qualcosa da migliorare.
Qualcosa Max la trovava sempre.
-sono atterrati pochi minuti fa e dovrebbero arrivare a momenti- annui accomodandomi e provando a concentrarmi sulle email che Paratici e Marotta mi avevano inviato.
Avevo un paio di pratiche da tradurre prima della fine della giornata e sapevo bene che quelle mi avrebbero impiegato quasi tutto il tempo perche tradurre stando molto fedeli al testo originale non era qualcosa che si poteva fare su due piedi perché a volte per quanto le parole fossero tradotte correttamente, non sempre nell'altra lingua rimaneva fedele il senso del testo e dunque, risultava davvero difficile fare in modo che tutto combaciasse senza alcuna alterazione di contenuto.
Ero uscita di casa con un'unica consapevolezza quella che non avrei dovuto lasciarmi sopraffare dai suoi occhi e dal suo volto che avevano un grande potere su di me; capaci di far crollare tutte le mie barriere ma questa volta ci andava di mezzo ben più che una stupida litigata perché, mi aveva chiesto di sposarlo e mi aveva dato quell'anello perche credevo e speravo che fosse consapevole dei suoi gesti e dei significati che questi assumessero, ma non per gli altri perché del mondo me ne infischiavo altamente ma, per me che mi ero innamorata per davvero e non ero disposta a concedere a qualcuno l'opportunità di giocare con i miei sentimenti.
Con ciò che mi rendeva donna e di cui ne andavo fiera, troppo stanca di vedere la gente innamorarsi a periodi.
Dal mio ufficio non era possibile vedere il parcheggio ma solamente i campetti, cosi come dal corridoio che infonda ospitava la scala per salire agli alloggi per il ritiro della squadra; perciò per capire quando sarebbero arrivati avrei dovuto escogitare un piano che apparisse del tutto innocente ma che mi portasse indietro le informazioni che volevo.
Mi scocciava parecchio usare Dario come piccione viaggiatore per cui, con la scusa di dover cercare qualche documento dagli uffici del piano di sotto, mi avviai per l'appunto nei piano inferiori fermandomi con no-chalance alla macchinetta del caffè.
Rimasi li non più di tre minuti prima che Benatià mi salutasse,seguito da Rodrigo e da Giorgio.
Inserii la monetina,continuando a perdere altro tempo e poi non appena di sfuggita lo vidi scendere dal bus, digitai il numero del caffè con lo ginseng, che detestavo da morire, e attesi che venisse erogato impiegandoci più tempo di un semplice caffe ristretto come invece mi piaceva.
Ero di spalle ma il suo profumo l'avrei riconosciuto pure a distanza di dieci miglia e sorrisi, immaginando a quanto stupida fosse la situazione.
-hola babe- mi salutò affettuoso Juan a cui sorrisi.
Non si aspettava di trovarmi in questo stato e quando salutai tutti,anche lui,come se non fosse successo qualcosa, Douglas ci guardò per alcuni secondi mentre Gonzalo aveva l'espressione di chi vuole delle spiegazioni.
Il bip della macchinetta mi fece piegare per estrarre il bicchiere di plastica ma ebbi la decenza e il rispetto per me stessa di non comportarmi da stupida davanti a tutti gli altri.
Lo amavo e continuavo a rispettarlo nonostante le cattive parole e poi, non avevo messo una gonna per diventare la dama di compagnia di nessuno, solo per dimostrargli che se lui pensava di giocare sporco, io di certo non mi sarei lasciata abbindolare da quattro chiacchiere campate per aria.
Le stesse a cui lui, purtroppo aveva creduto o almeno cosi aveva fatto sapere.
-buona giornata- li salutai ritornandomene al piano di sopra e ignorando volutamente il suo sguardo che sapevo di avere addosso.
Ero come le altre?
Perfetto Dybala, vorrà dire che magari le altre non sono state in grado di farti capire che non servono quattro fiori, due cioccolatini e una borsa firmata a rimettere le cose apposto.
Passai l'intera mattinata a lavorare, lasciando fuori tutti i pseudodrammi della mia vita sentimentale, della quale speravo vivamente di essere in grado di saperla gestire come persone mature e non come ragazzini.
Mancava poco più di un mese alla fine del campionato e sapevo che allo stesso tempo, quello era il periodo che avevo ancora a disposizione per imparare quante più cose possibili prima di catapultarmi in una dimensione ben più grande di quella del campionato italiano che già di per se richiedeva parecchio impegno.
Continuavo a crucciarmi sul fatto che sarei finita in diretta mondiale e che in altre televisioni mi avrebbero persino doppiata e l'unica cosa di cui avevo sul serio paura era che, a quel punto potevo  dire addio ad ogni minima speranza che avessi di poter custodire la mia vita privata da quella che per ovvi motivi mi esponeva cosi tanto a livello mediatico.
Era troppo semplice per il gossip, creare qualche scoop succulento sul fatto che fossi finita a lavorare lì grazie al fatto che avessi una relazione con Paulo e, sebbene ne fossi consapevole e mi ero in un certo senso rassegnata, comunque una parte di me capiva come si dovesse sentire Dolody.
L'unico vero motivo del perché non mi abbassavo a rispondere alle cattiverie gratuite era perche avevo rispetto di me stessa e di Paulo e non trovavo corretto scatenare l'inferno per qualcosa che si sarebbe ripetuto puntualmente e che ogni volta avrebbe comunque potuto far male a Paulo che già si sentiva in colpe per tutte le storie avute con Dols proprio riguardo a questo.
-Gwen, perche c'è un email di un certo Micol sul profilo della società?- alzai lo sguardo cercando di recepire sul serio che cosa mi stesse chiedendo.
Lasciai perdere i documenti per alcuni minuti e mi alzai a leggere l'email che era stata aperta sul mac di Dario.
Micol mi avvisava di avere un volo in partenza per Torino per la prima settimana di Luglio, avendo vinto un corso per passare di livello e aveva chiesto due mesi di praticantato qui.
-è un collega di quando ho lavorato a New York. Ti spiacerebbe rispondere al mio posto? Scrivi quale augurio per l'esperienza e avvisalo che purtroppo sarò impegnata con il mondiale- e cosi me ne tornai al mio posto, sperando che nessun altro interrompesse il lavoro che stavo facendo.
Non mi allontanai da quella stanza nemmeno per l'ora di pranzo e nemmeno per le due ore successive, decisa a completare il tutto entro e non oltre le diciassette, cosi in questo modo poi avrei potuto stampare i documenti e faxarli ad Agnelli che era a Madrid e li sarebbe rimasto per altri tre giorni insieme a Alex Del Piero, per quell'intervista a Cristiano Ronaldo.
Alle tre e venticinque Dani Alves mi fece sapere di esser arrivato ai cancelli di Vinovo e gli risposi che momentaneamente non potevo allontanarmi dal mio ufficio.
Nonostante Neymar fosse un giocatore che stimavo abbastanza, riconoscendo le sue qualità calcistiche, dovevo comunque sbrigare il lavoro e dimostrarmi professionale.
Dario aveva ancora altri trenta minuti di lavoro prima che potesse andare via per tornare a casa e io mi distrassi osservando i campetti dove Dani era arrivato calciando un pallone e mettendolo in rete.
Pochi attimi più tardi l'intera squadra uscì fuori a salutarli , persino Paulo che non mi aspettavo facesse una roba simile.
Non nego che mi sali un po d'ansia a sapere che il mio bell'argentino era a pochi metri di distanza da Kylian e non volevo assolutamente che si scatenasse una rissa, inutile.
Paulo lo ignorò, in un primo momento, poi non capii che cosa successe perché potevo vederli ma non sentirmi e l'unica cosa che mi fece scattare in piedi fu lo scatto di Paulo.
Mi saltò lo stomaco in gola e Dario mi guardò preoccupato.
-Tutto okay?- mi chiese ed io annui velocemente chiudendo la porta e scendendo giù.
Miralem notò il mio arrivo e si preoccupò ma lo rassicurai con un sorriso e con un: " Laisse-moi passer, je suis juste venu a chercher Paulo avant qu'il ne soit foutu."
Quando aprii la porta che si affacciava proprio sul campetto, il primo che incrociò il mio sguardo fu proprio il francese, mi sorrise ma rimasi totalmente impassibile, prima che con un secco e tagliente francese mi decidessi finalmente e definitivamente a chiarire le cose.
Per carità, poteva essere un bel ragazzo e magari qualcuna avrebbe certamente fatto carte false per poterlo avere al suo fianco ma, io non ero una di queste e per di più questi giochetti maschili mi urtavano e non poco.
-"Encore? Kylian pardonne moi si je suis pas  assez claire et correcte avec toi mais, je ne vais pas avoir une relation avec toi"- si creò del silenzio quasi agghiacciante.
Miralem tradusse velocemente in italiano a Paulo ma ero talmente sdegnata della cosa che non volli sapere nemmeno quale diamine fosse la sua reazione.
-Gwen mais je suis desolè- lo interruppi non volendo nemmeno sapere che cosa avesse da dirmi.
-ok, d'accord c'est pas a moi problem et...biemvindo Neymar, encantada de conoscerte- gli strinsi la mano e mi sorrise.
-muy encatadado- e cosi l'avevo accolto come se fosse uno normalissimo giocatore in visita a Torino nelle sedi della società perché cui lavoro.
Ignorai tutto il resto e mi concentrai sull'essere corretta e professionale come mi avevano insegnato, lasciando stare il fatto che fosse un ragazzo dalla bella presenza e soprattutto mi stupi il suo atteggiamento educato e gentile, diverso da come lo descrivevano.
Forse la mia mezza sfuriata aveva messo in chiaro che non ero disposta a nessuno stupido scherzo tra loro deficienti.
Mi fece ridere la sua spontaneità con cui non appena fece ingresso nella palestra, si fiondò direttamente sugli attrezzi come se stare due giorni lontani da essi fossero equivalsi ad anni interi.
-Dani glielo aveva detto che non era una buona idea- lo guardai incuriosita.
-cosa?- gli chiesi
-a Kylian, gli aveva detto che fare lo stupido con te non era una buona idea sopratutto perché Dybala è un suo amico e lo conosce meglio di noi che lo vediamo solo quando giochiamo da avversari sul campo ma, Kylian ha diciannove anni e non da mai retta a nessuno- buono a sapersi
-mi dispiace aver fatto una scenata simile ma, non mi piace molto tutto questo ormone impazzito- mi sorrise affiancandomi
-fai bene sai? Lavorare da donna in questo settore è parecchio difficile ma per noi è fondamentale avere persone disposte a trattarci come gente comune, i soldi ci mettono poco a distorcere la realtà delle cose- annui perfettamente concorde con lui.
-dici proprio bene, i soldi a volte possono rivelarsi la rovina delle persone- camminai insieme a lui lungo tutto il perimetro del campo e ad un certo punto Gonzalo si unì alla camminata.
-sicuro di non voler venire alla Juve?- gli disse in battuta il Pipita
-no, con un soldato svizzero come lei, sono certo che mi farei sbattere in panchina tutto il tempo- risi e Gonzalo insieme a me
-allora ho fatto bene a conquistare la sua amicizia- appoggiai la testa sul suo braccio sorridendogli grata.
-hai fatto benissimo amico, mai mettersi contro una donna- forse era un detto un po esagerato, per una come me che sposava decisamente il concetto di parità dei sessi ma, effettivamente talvolta la donna poteva risultare più serafica e perfida per il semplice fatto che rimaneva con un pizzico di lucidità mentale in più in quasi tutte le occasioni .
Allegri e qualche altro si offrì volontario di portarli allo Juventus Stadium mentre io li salutai per tornare al mio ufficio.
Mi aspettavo che mister Dybala facesse il suo glorioso trionfo per dirmi qualcosa delle sue e per questo motivo avevo giocato d'anticipo.
-Dario se dovesse venire Dybala, non alzarti per favore dal tuo posto e continua a lavorare. Qui nel mio ufficio comando io e non lui- Dario annui e gli sorrisi mostrandomi eternamente grata.
Feci in tempo a riprendere il lavoro da dove l'avevo lasciato che, per l'appunto, il numero dieci anche conosciuto come Joya, fece il suo ingresso senza nemmeno bussare.
Lo odiavo, quando si comportava da cafone mi faceva uscire di senno perché sembrava perdere tutta l'educazione per cui sua madre si era spesa in anima e corpo per potergliela impartire.
-a casa mia si bussa- gli dissi immediatamente
-questa non mi sembra casa tua- mi rispose prontamente
-è il mio ufficio, quindi se vuoi parlare con me ti conviene uscire , bussare alla porta e aspettare che io ti dica avanti; altrimenti puoi benissimo tornare a fare qualunque cosa tu stessi facendo prima di venire qui- fui lapidaria
-dobbiamo ancora fare questi teatrini?- non gli diedi minimamente retta e sapevo quanto fastidio gli desse il fatto che lo stessi ignorando ma, il rispetto era qualcosa che non avrei baratto che nient'altro.
Rimase li quattro minuti continuando ad inveire fino a quando non si rese effettivamente conto che non lo stessi nemmeno ascoltando.
Insultò qualcuno in argentino e poi sbatté la porta mentre Dario sobbalzò sulla sedia.
Mi scusai con lo sguardo,mortificata per una cosa del genere ma lui mi sorrise compatendomi.
Una trentina di secondi più tardi bussò alla porta e sorrisi a me stessa, forse quel pezzo di legno potevo ancora provare a raddrizzarlo.
Mi presi i miei due minuti buoni prima di dirgli avanti, dimostrandogli che poteva comportarsi come voleva a casa sua mentre era solo e se la vedeva con se stesso, altrove e con le altre persone doveva ricordarsi delle regole civili.
-avanti- apri la porta sfidandomi con lo sguardo
-prego singor Dybala, si accomodi- gli indicai la sedia e si accomodò guardando Dario.
-scusa, puoi lasciarci un attimo soli?- gli chiese, molto più educato di prima.
-mi dispiace non posso, sto lavorando- mentalmente applaudii verso Dario.
-puoi continuare dopo, devo discutere di cose private con Gwen- cercò di convincerlo
-sono pagato per lavorare e mi dispiace signor Dybala ma finché non ho il permesso del mio capo non posso allontanarmi da qui- standing ovation per lui.
-chi è il tuo capo?- inarcai un sopracciglio per cercare di capire dove volesse arrivare.
-Gwen- rispose .
Paulo si girò a guardami mentre il mio sorriso credevo dovesse essere parecchio inquietante.
-allora?- mi disse
-parli pure- chiuse gli occhi segno che stesse trattenendo una bestemmia delle sue.
-dobbiamo parlare- ripete
-mi dica tutto- mi guardò provando a capire se facessi sul serio o se scherzassi
-smettila di darmi del lei!- quasi urlò dalla frustrazione
-non alzi i toni e le ricordo che siamo a lavoro, se posso esserle d'aiuto mi farà piacere provare ad aiutarla altrimenti, c'est la vie- Dario rideva di sottecchi sicuramente divertito dalla cosa.
-vaffanculo- si alzò andando via, peggiorando notevolmente la sua posizione.
Quando mi alzai per chiudere la porta, mi girai verso Dario e nessuno dei due riusci a trattenere le risate.
Mi sporsi verso di lui per battergli il cinque.
-sei stato un grande, ti stimo- gli dissi
-certo che è proprio un testa di cazzo, ops scusami- ridacchiai annuendo con lui
-non preoccuparti l'ho pensato anche io- ed era vero, pensavo seriamente che prima che mi sposassi con lui dovevamo farne di passi avanti.
Non tanti.
L'anello al mio dito mi provocò un leggero prurito e lo accarezzai per istinto e per sollievo.
Chiusi gli occhi e l'immagine di Adolfo mi comparve in mente con un sorriso fiero.
Paulo doveva calibrare un po di cose se sperava di avermi nella sua vita.
Quando ritornai al mio posto, ricevetti un messaggio da Gonzalo che mi chiedeva di andare a cena da lui e Lara.
Accettai volentieri perché sarei stata tra amici con cui mi sarei confidata e avrei visto Cloe di cui ero follemente innamorata ma, ad una condizione: non doveva esserci Paulo perché benchè fossi disposta a confidarmi e fossi consapevole che anche Paulo si sarebbe potuto confidare con lui, rimaneva comunque il fatto che era la nostra vita privata e doveva sbrigarcela da soli.
Chiusi l'ufficio alle sette e mezzo, mentre aspettai in piedi che qualche collega si sbrigasse con il fax di cui avevo bisogno.
-ecco dove è finita la donna del momento- Claudio mi salutò affiancandomi insieme a Stefano.
-addirittura? Per quattro parole in francese e due ottave in più?- risero del mio minimizzare e feci loro un occhiolino
-a parte il francese a noi incomprensibile ma, vogliamo parlare della faccia di quel ragazzetto?- ovviamente erano amici di Paulo e dovevo aspettarmi che fossero dalla sua parte.
-oppure possiamo parlare del fatto che voi due siete venuti qui per ottenere qualche risposta che vuole sapere Paulo?- li presi in contropiede
Claudio mi guardò alcuni secondi poi, mi baciò le guance e si trascinò via Sturaro borbottando un "missione fallita".
Feci il mio dovere e mandai un messaggio di avviso ad Agnelli prima di mettermi in strada per andare da Gonzalo.
Quando arrivai davanti al suo cancello, parcheggiai un po più in la per scendere a fare qualche passo a piedi provando a sgranchire le gambe, stanche da una giornata di lavoro.
Al citofono mi rispose la voce melodiosa di Lara, la stessa che mi accolse a braccia aperte non appena raggiunsi il portone di casa.
-questa gonna ti sta benissimo- la ringraziai baciandole entrambe le guance.
-amor, Gwen es aqui- Gonzalo si affacciò dalle scale con Cloe tra le braccia.
-ciao nena. Lars, Cloe non vuole fare il ruttino- sorrisi intenerita dalla scena e prima che la lasciasse nelle mani della sua mamma, la presi in braccio provando a portare a termine l'arduo compito.
Ricordavo vagamente come avesse fatto Luana con la sua bambina e imitandola ci provai anche io.
Mi sporcò leggermente il polso con del latte ma fui estremamente contenta di esserci riuscita.
-come hai fatto?- mi chiese sbalordito
-boh, fortuna del principiante- gli dissi semplicemente provando a sciacquarmi la mano sotto il getto dell'acqua del lavandino.
Cloe mi osservò con un paio di occhi semichiusi, essendo una neonata a tutti gli effetti, ovviamente non faceva altro che mangiare e dormire.
-ciao amore, hai sonno vero?- non che la bambina potesse darmi una risposta ma più che altro era una domanda retorica.
Me la sistemai al meglio tra le braccia, non volendomene separare e facendo lamentare Lara.
-poi verrai tu a cullarla ogni volta- mi minacciò
-se vuoi me la porto subito- era bellissima ed era impossibile non volerla tutta per se.
-fanne una tutta tua, questa è mia- le sorrisi e lei mi baciò la fronte lasciandomela comunque tra le braccia.
-non avete fame?- ci chiese il Pipa mentre si accomodò a capo talvolta facendoci capire che era ora di cena.
Non mangiai un granché perché troppo assorta a guardare Cloe che dormiva e muoveva la bocca,ognitanto, forse in cerca di  un ipotetico ciuccio.
-Gwen, la mettiamo nella sua culletta?- sapevo che più che una domanda era un modo carino per farmi capire che non potevo farle da cesta personale perche altrimenti la piccola si sarebbe presa un brutto vizio e non avrebbe più dato pace ne a sua madre ne a suo padre.
-non hai mangiato nulla- afferrai un grissino di quello che amavo da impazzire e me mangiai uno intero.
-non ho molta fame a dire la verità-Gonzalo guardò Lara e poi si schiarì la gola.
-posso sapere cosa è successo?- mi chiese quasi titubante ed annui già venuta qui con la sicurezza che ne avrei dovuto parlare.
-giorno nove è venuto ,in ufficio da me, Agnelli chiedendomi il favore di poter rimanere a Torino perche sbrigare alcune cose dato che il resto della dirigenza era impegnata a Madrid,cosi ho dovuto accettare.
Giorno dieci in mattinata al centralino è arrivata una chiamata dalla Francia a cui ho risposto perche con la questione dei mondiali ultimamente mi sento un'operatrice telefonica impiegata in qualche call-center ma, piuttosto che la dirigenza della nazionale francese, a telefono c'era Mbappè che mi aveva chiesto di poterlo accompagnare con la sua famiglia per una visita allo stadium, ho accettato perché mi sembrava giusto e gentile e comunque era solo per un tour allo stadio non un appuntamento. Mi ha chiesto il numero per contattarmi perché alle quattro sarei andata via da Vinovo dal momento che avevo la conferenza stampa; lui mi ha richiamato poco più tardi sul numero cellulare e mi ha detto "passo a prenderti per pranzo non accetto un no come risposta" e ha messo giù- bevvi un sorso d'acqua
-non lo sopportavo da prima, figuriamoci ora- fu l'unico commento di Gonzalo
-ho lanciato il cellulare nel divanetto lasciandolo li e dimenticandolo quando è passato a prendermi alle tredici meno dieci con tanto di mazzo di rose al seguito- Lara mi guarda comprensiva
-ma tu odi le rose- puntualizzò pochi secondi più tardi
-esatto ma, il punto è che in macchina non c'erano nessuno dei suoi familiari e ha prenotato all'Arcadia per le quattordici pensando prima che il locale fosse il mio preferito dato che ci vuole l'anticipo di due settimane per poter avere un tavolo e poi in questo modo aveva un'ora di tempo per portarmi a parco Valentino-entrambi annuiscono
- perché non ti sei fatta accompagnare a casa?- mi chiese il Pipa
-perche era solo uno stupido pranzo che per me non aveva importanza. Andare a pranzo con qualcuno per me non significa avere un appuntamento con quest'ultimo- Lara annuì d'accordo con me
-sono andata a sto benedettissimo pranzo, torno alle sedici allo stadium scoprendo che la famiglia a cui si riferiva erano Neymar e Dani e poi durante la conferenza vengo a sapere che tutto il mondo ha delle foto mie e di Mbappè con tanto di ipotesi su relazioni con lui e cose cosi- Lara storce la bocca perché a lei non è mai piaciuto stare al centro dell'attenzione.
-in tutto ciò Paulo si è incazzato perche crede che io abbia qualcosa con il francese,insultandomi con tanto di "sei come le altre se non peggio"; fine della storia- appoggio la mia schiena alla spalliera della sedia.
-e nel tuo ufficio- sorrido tra me e me complimentandomi con me stessa per aver preveduto anche questo.
Ero certa che si fossero parlati.
-nulla Gonza, non sopporto gli stronzi e mi deve portare rispetto e chiedere scusa prima che lui possa provare a parlarmi- su questo sarò irremovibile
-fai bene, le parole prima di dirle bisogna che vengano pesate- mi sostiene Lara sbucciandosi una mela.
-qualcuno dovrà pur sempre arrendersi a fare il primo passo- provò Gonzalo
-non si tratta di alcun primo passo; per me è una questione più importante perche non sono disposta a farmi insultare da lui che non capisce nemmeno di avere torto e poi, mi chiede di sposarlo e gli servono due foto per credere a fesserie del genere? Cosa devo aspettarmi domani una volta sposati, che al primo impegno di lavoro che no gli starà a genio avrò le carte del divorzio sul tavolo? Non mi sta bene e se è qualcosa che non può essere risolta adesso allora vorrà dire che sono la donna sbagliata per lui- Gonzalo mi guarda provando a trovare qualche parola magari per difenderlo
-sei la prima ragazza che gli da del filo da torcere, dagli del tempo per capire dove sbaglia- annui con lui, perfettamente cosciente che forse non aveva mai avuto una ragazza che gli remasse contro e per questo non ero impazzita urlandogli contro e insultandolo come invece avrei fatto se non avessi capito che uomo meraviglioso in realtà fosse.
-quindi, ci sarà questo per tanto tempo?- mi chiede guardandomi per cercare di capire fin dove la mia tenacia di sarebbe spinta
-almeno finché lui non mi chiede scusa dimostrandomi di aver capito il suo sbaglio e non perché tu gli suggerisca che dicendomi scusa tutto torni come prima- metto in chiaro le cose.
-non lo farei mai nena- questo mi rassicura .
Aiuto Lara a rassettare la cucina, chiacchierando con lei sui futuri progetti di lavoro che ha momentaneamente accantonato per dedicarsi totalmente al ruolo di mamma.
-mi piace fare la mamma a tempo pieno ma so che a lungo andare inizierei a sentirmi in trappola cosi ho scelto che fosse giusto crescere Cloe fintanto che è cosi piccola poi, appena posso mi affiderò necessariamente a qualche babysitter chiedendole la mano d'aiuto per quando avrò del lavoro- annuisco d'accordo con lei anche se non mi è mai de tutto piaciuta l'idea che i figli crescessero in mano alle tate ma, se si vuole avere sia l'una che l'altra cosa nella vita, a volte questa è la soluzione migliore.
-fai bene a cercare ancora la tua indipendenza, magari non azzeccherò nient'altro nella mia vita ma, sono convinta che l'autonomia renda le coppie più stabili- lo pensavo da sempre non perche mi basassi su dati statistici ma semplicemente sulle mie esperienze personali.
Primo tra tutti non capivo perché in una coppia doveva essere la donna ad abbandonare i propri progetti futuri in nome della famiglia e non potesse farlo l'uomo che sembrava avulso dal ruolo genitoriale,come se una famiglia si fondasse sulle madri piuttosto che sui padri.
Concezione secondo me del tutto infondata e particolarmente maschilista e poi, altra cosa che sosteneva la mia tesi era il fatto che a lungo andare i rimorsi e i rimpianti avrebbero iniziato a pesare e sarebbero diventati motivo di litigi.
-Gonzalo è d'accordo con me- lo guardai velocemente dal salotto mentre guardava in maniera alterna un po la televisione e un po sua figlia.
-sono contenta- mi appoggiai al mobile della cucina provando a rilassarmi per davvero.
Lara era una donna e magari certe cose le avrebbe capite meglio di Gonzalo con la quale fortunatamente mi trovavo in sintonia ma mai sarei stata in grado di dirgli tutto anche solo per la paura di influenzare il suo rapporto con Paulo.
-ho capito, andiamo fuori in giardino- le sorrisi e lei mi trascinò con se su delle sedie di vimini.
-avanti, sputa il rospo babe- riordinai le idee
-ho paura Lars, perche mi spaventa un sacco il fatto che lui abbia potuto credere a cosi poco senza nemmeno chiedermi qualcosa, senza nemmeno darmi il beneficio del dubbio- questo era il vero problema attorno alla quale si costruivano tutta la serie di paranoie che piano piano iniziavano a sorgermi in testa.
-è una reazione istintiva, un po come lo è lui e un po come lo sei tu. Ha sbagliato e non posso certamente dire che tu debba ignorare la cosa e andare avanti ma, non dubitare del fatto che lui ti ami solo, non ha mai dovuto chiedere scusa per qualcosa che facesse perché lei non gliene dava modo, si faceva andare bene tutto pure le corna con la tipa a Formentera. Tu sei diversa e lui lo sa bene però non sa come diventare diverso per modellarsi a te e al tipo di relazione che avete- le sue parole mi tranquillizzarono.
-perche ha creduto ad una cosa del genere? Non riesco a capirlo- e davvero con tutta me stessa provavo a cercare di dargli una spiegazione.
-perche forse non avete mai realmente parlato di questa cosa. Io e Gonzalo ci siamo lasciati a causa di questo perché a volte basta poco per far crollare tutte le sicurezze di una persona. Come reagiresti tu se domani, mentre tu sei qui e lui è in trasferta con la Nazionale Argentina, ti trovi online foto sue con un'altra ragazza? - onestamente? Mi crollerebbe il mondo addosso.
-male- ammetto sincera
-esatto, la gente vive di questo e non pensa alla conseguenze quindi, l'unico consiglio che da amica ti posso e voglio dare è: parlatene perchè è davvero uno della cose più pericolose che possano esserci- annui consapevole che avesse ragione e che forse avrei dovuto imparare a convivere con il suo stile di vita provando a trovare il mio posto in quella vastità che sembrava non avere privacy nemmeno per un attimo.

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Ecco il secondo aggiornamento ♥️♥️.
Tutto vostro e super meritato perche siete le migliori del mondo 🌷.
Lo so che vi sto facendo un po soffrire ma, non immaginavo che il mio regalo finisse su un capitolo del genere 🙈.
Perdonatemi 💖

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now