Capitolo 76

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Non si poteva continuare a vivere così.
Dolores viveva a casa mia da ormai quattro giorni e Paulo non riusciva nemmeno a chiedermi se sua nipote fosse ancora viva.
Il ricordo delle valigie che aveva tirato fuori dalla stanza e il "Va via da qui" sibilato come se una serpe si fosse impossessato di lui erano le uniche due cose che si erano detti prima di adesso.
Quasi ebbi paura dei suoi occhi che mi sembrarono un enorme buco nero privo di qualsiasi cosa e pieno del nulla.
-Paulo- gli dissi mentre mi avvicinavo a lui nel divano
-no!- mi disse immediatamente e dovetti arrendermi perché altrimenti avrei fatto la stessa fine di Dolores.
Mi accucciai sul suo petto e respirai il suo buon profumo ma, mi sembrava di stare con una persona che non era la stessa che amavo ma solo lo scrigno vuoto.
-posso almeno dirti cosa penso?- gli sussurrai accarezzandogli il collo nel tentativo di calmarlo.
-non mi interessa- in realtà speravo fosse il contrario
-non pensava le cose che ti ha detto- lo dissi velocemente poggiando un bacio delicato sulla sua spalla nuda
-per lei sono morto- erano parole stupide che nemmeno lui pensava.
Mi sembrava di vivere una tragedia di cui conoscevo già il finale.
-non lo pensi davvero- sbuffò e si alzò allontandosi da li.
Io sapevo essere fastidiosa e questo lui lo sapeva bene perciò, non si meravigliò affatto quando lo segui persino in bagno nonostante mi servisse reggermi al muro per non appoggiare la caviglia destra sul pavimento.
-devo fare la pipì, posso?- mi chiese sarcastico
-fai pure, niente che non abbia già visto- trattenne qualche bestemmia alzando gli occhi al cielo e poi si sedette sul water rimpiangendo il giorno in cui mi aveva incontrata.
-puoi per una volta lasciare che faccia di testa mia?- quasi mi supplicò
-io voglio sempre che tu faccia di testa tua ma non questa volta perché non stiamo parlando di una lite che hai con me, ma stiamo parlando di Dols e non permetterò che lei ritorni in Argentina in quello stato- anche se a dire la verità almeno all'apparenza Paulo sembrava stare peggio
-che se ne vada a fanculo- lo disse a denti stretti mentre mi sedevo sulle sue gambe obbligandolo a rimanere fermo e a sentire ciò che avevo da dirgli.
Parlare con Dolores era impossibile, non mi avrebbe ascoltata nemmeno se avessi chiesto l'intercessione della vergine santissima; a diciassette anni io dovevo solamente sembrargli una merda di zanzara del cazzo che la stesse infastidendo ma, con Paulo le cose erano ben diverse perche di anni ne aveva ventiquattro ed era maturo al punto da sapere che di stronzate se ne erano dette abbastanza.
-è solo arrabbiata perché pensava che tu le avresti permesso di vivere la sua adolescenza e non si aspettava che gli avresti fatto da padre- non lo biasimavo ma nemmeno mi piaceva il modo con cui la trattasse come se fosse una bambina di dieci anni a cui devi ricordare di non accettare le caramelle dagli sconosciuti.
-e cosa sperava? Che gli avrei consigliato lo spacciatore più economico di Torino e che le avrei regalato un pacco di preservativi? Senti Gwen a me tutta questa emancipazione non mi piace e lo sai bene- lo guardai negli occhi
-Gustavo, esci da questo corpo- trattenne malamente un sorriso ed era già qualcosa
-non è questione di emancipazione- sottolineai
-hai ragione, è questione di essere troie a diciassette anni- gli afferrai i capelli stringendoglieli dalla cute e portando il suo volto al cospetto del mio
-a diciassette anni scopavo anche io e tu, lo sai meglio di me che non eri una santo. Di cosa ti meravigli, che anche lei voglia una cazzo di adolescenza normale come la mia, la tua e quella di tutto il pianeta intero?- se non c'ero riuscita con le buone, non mi rimaneva altro che rincarare la dose.
-tu sei di Torino e qui le ragazze sono tut..- si fermò di botto rendendosi conto che quello che stava per dire gli avrebbe potuto far saltare qualche dente.
Mi guardò sperando che mi sarei arresa ma consapevole che non sarebbe stato cosi.
-salta la scuola, va a ballare in discoteca e fingo di non sapere che fumi quando so che mi fotte la tessera sanitaria per comprarle al bar si sotto- ridacchiai perché l'idea gliela avevo data io sapendo che Paulo non se ne faceva nulla di quel documento.
-si, beve cocktail e come tutte le altre ragazzine indossa lingerie sexy e fa sesso- mettergli di fronte la verità era solamente un bene perché cosi come doveva crescere Dolores, anche lui doveva crescere smettendo di pensare che sua nipote fosse una bambina.
-lingerie sexy?- il suo tono di voce fu stridulo
-si, anche più spinte delle mie e sai bene che è normale. A te non piace vedermele addosso? Piacerà sicuramente al suo fidanzato - si irrigidì e lo accarezzai
-non ha nessun fidanzato- disse risoluto
-e inveve ti dico di si- mi guardò fulminandomi come se la colpa fosse mia.
Ma poi, colpa di cosa?
-chi è?- quello purtroppo non avrei saputo dirglielo nemmeno io
-forse un medico, so solo che lo ha memorizzato con "medici" sulla sua rubrica ma non vuole farmelo sapere e ne io ne tu abbiamo il diritto di saperlo- sospirò innervosito ma pensai che alla fine un piccolo passo avanti lo stavamo facendo.
-È se è un uomo sposato?- risi del suo volto preoccupato
-è una ragazzina più matura di quello che tu e tuo fratello vi immaginiate . Sarà un ragazzo della sua età con cui magari condividono la passione per la medicina- questa era la risposta più plausibile che avrei potuto dargli.
-non voglio che le facciano del male- e lo sapevo benissimo ma cosi facendo non si rendevano conto che il vero male glielo facevano loro.
-hai ragione e ti capisco ma, non puoi pretendere che stia in gabbia senza provare a uscire fuori e credimi, più cercate di impedirle di fare qualcosa più tenterà di fare il peggio che può- ignorando del tutto che avrebbe potuto rovinarsi la vita
Quella sera cenai da Paulo e riuscii a distrarlo un po dal suo stupido piano di odiare una delle persone più importanti della sua vita.

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now