Capitolo 80

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-Paulo la crema solare l'hai messa nello zaino?- mi guardò come a capire se fossi seria.
-Gwen- spostò la tenda dalla finestra della sua camera
-piove, te ne rendi conto?- si, me ne rendevo conto ma  Torino era una cosa, Messina in Sicilia era tutt'altra storia.
-tu mi faresti il favore di metterla lì dentro? - la prese dal mobile del suo bagno e gliela mise dentro chiudendo le cerniere
-non guardami cosi, tu sei abbrozzanto di natura io rischio di scottarmi. Vuoi che mi scotti?- non era questione di fare gli splendidi.
Io purtroppo avevo ereditato la pelle chiara ,quasi nivea, di mio padre e i primi giorni di sole erano sempre la stessa storia ogni anno.
Protezione cinquanta più e stavo al sicuro.
-ma con quella roba non ti abbronzerai mai- controllai che avessimo preso tutto per questo giorno e mezzo in Sicilia.
-tu sei abbronzato abbastanza per entrambi- gli risposi stizzita e con due passi mi raggiunse buttandomi nel letto e stringendomi a se stesso .
-permalosa- mi disse lasciando morbidi baci sul mio mento.
-non è vero- invece si che lo ero; mi dava fastidio quando mi doveva contraddire ma, a differenza di tutto l'intero universo, lui era l'unico che innescava e disinnescava la bomba, ad un velocità pari a quella della luce.
-farò le lampade cosi smetterai di prendermi in giro per la mia pelle chiara- mi guardò negli occhi.
-io amo la tua pelle chiara, perché è diversa dalla mia e non perdo di vista nemmeno una curva- passò le mani calde sotto la felpa dove il mio corpo nudo si proteggeva dal fresco primaverile, ancora troppo torrido.
-c'è tua mamma- gli sussurrai mentre  lasciò cadere il suo capo sul mio petto e sbuffò, scalciando con i piedi come un bambino infastidito.
-ti ho mai detto che amo la Sicilia?- mi sussurrò
-si, negli ultimi quattro giorni almeno una ventina di volte- ridacchio e mi baciò le labbra per poi alzarsi dal letto con un'agilitá formidabile.
Tipica di lui.
-su nenita, abbiamo le campagne sicule che ci aspettano- non credevo la campagna fosse il suo vero interesse,in quella mini vacanza.
Piuttosto immaginavo adorasse sapere di essere soli, insieme a tutti i suoi amici e colleghi, in un posto caldo e non freddo e piovoso come Torino.
Ancora mi chiedevo come fosse stato in grado di adattarsi a dei cambiamenti climatici cosi repentini.
Non conoscevo gli inverni argentini ma immaginavo non dovessero essere così rigidi come quelli del nord Europa o semplicemente del Nord Italia.
Da noi c'erano settimane intere in cui il sole sembrava essere stato risucchiato dal nulla e pioveva a dirotto, senza sosta ne pietà per noi Torinesi o in generale per i piemontesi .
Dal sua cabina armadio usci fuori con quella che riconobbi essere una coppola siciliana, e mi fece sorridere il fatto che in quel piccolo, si fa per dire, spazio della sua casa, gli avesse praticamente inserito qualsiasi cosa.
Non scherzava affatto quando diceva "amo la Sicilia" nemmeno ci fosse nato in quella terra.
-dove l'hai nascosto il cannolo?- gli dissi per battuta e lui rise e mimó uno sguardo malizioso.
Era proprio un pestifero ed io lo amavo anche per questo.
-Gwen,è solo un giorno - e quindi? Io volevo la mia valigia e lui avrebbe avuto la sua.
Che male c'era se ognuno di noi avesse la propria valigia?
-non ti lamentare sai?!- alzò le mani in segno di resa e mi aiutò a chiuderne le cerniere.
Quando poggiò le valigie per terra, se le portò dietro uscendo dalla sua stanza ed aveva proprio l'aria di uno che non vede l'ora di raggiungere quel posto.
-mamì?!- la chiamò a gran voce mentre Alicia uscí dalla cucina con la vestaglia allacciata in vita ,un paio di occhiali sul ponte del naso e un romanzo d'amore tra le mani.
-siete pronti?- ci sorrise contenta.
Avevo provato a convincerla in tutti i modi a venire con noi, addirittura ad una certa avevo detto che allora non ci saremmo andati e saremmo rimasti a Torino ma lei, si era imposta obbligandoci ad andarci e alla fine?
Noi saremmo andati a Messina e lei sarebbe partita con i miei per quattro giorni a Berlino.
Hai capito loro?
Ed io che mi preoccupavo.
-chiamatemi quando arrivate e Paulo, se non mi porti un limone non ti faccio mettere piede a casa- Paulo rise e le baciò le guance più di una volta.
Era un mammone assurdo, inutile che provava a nasconderlo e comunque non c'era da biasimarlo e meravigliarsi perché Alicia era il suo punto di riferimento e il suo sinonimo di casa.
Appena salimmo in macchina non perse tempo a baciarmi per bene, quasi staccandomi le labbra dalla faccia.
-voglio fare l'amore con te- mi sussurrò piano piano,nonostante in quell'abitacolo ci fossimo solamente noi.
Gli sorrisi in risposta baciandolo a mia volta; anche io volevo tanto fare l'amore con lui ma, la macchina non era il posto in cui mi sarei spogliata.
E poi, avremmo perso il volo per Palermo e non mi sembrava il caso.
-stasera- gli dissi e lui annui come a volerselo ricordare prima di impazzire davvero.

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