Capitolo 59

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-Dybala ultimo- dissi ridendo, dopo averlo battuto per ben tre volte di fila a quello, che diceva essere il suo gioco da tavolo preferito.
-"sono un campione a questo gioco"- lo sfottè suo nipote mentre, anche lui come me era riuscito a batterlo.
La sua faccia era imbronciata e si era alzato dal tappeto della casa di legno che avevamo scelto di affittare, in modo da poter stare tutti insieme.
Risi vedendolo andare in cucina a recuperare una bottiglia di acqua naturale dal frigorifero mentre sua Madre lo guardava divertita.
Era come un bambino, non sapeva perdere ed io mi divertivo parecchio a punzecchiarlo.
-Basta Lautaro, sai quanto si incazzi- la voce di Antonella interruppe il momento e mi voltai a guardarla mentre se ne stava seduta sul divano a leggere una rivista di moda.
Mi ri-voltai a guardare Paulo che stava bevendo un bicchiere d'acqua e mi aspettavo che avrebbe difeso suo nipote ma, semplicemente poggiò il bicchiere di vetro sul bancone di legno della cucina e tappò la bottiglia per riporla nel frigo.
Dolores faceva smorfie buffe alle sue spalle e io non ero mai stata brava a camuffare le risate, soprattutto quando qualcuno accanto a me stava cercando di farlo ma riuscendoci veramente male.
Sapevo che mi odiasse e non gliene facevo una colpa; era da stupidi pensare che lei si sarebbe arresa senza accanirsi contro di me ma, si sbagliava di grosso se credeva che poteva farmi ingelosire.
Era vero, prendevo fuoco all'istante ma con la stessa velocità ignoravo le persone che non avevano valore nella mia vita.
Non pensavo che fosse una persona priva di valori ne, mi sentivo in competizione con lei a livello culturale.
Ognuno nella vita ha il diritto di scegliere che cosa fare e se lei, aveva scelto la moda e il suo ragazzo, non terminando o magari non iniziando proprio gli studi, quelli erano affari suoi.
Il rispetto che provavo nei suoi confronti, andava aldilà dell'antipatia che provavo verso di lei e per lo stesso motivo cercavo come potevo di metterla a suo agio anche se, per dirla tutta, le persone che erano in quella stanza conoscevamo più lei che me come lei le conosceva meglio di me.
-andiamo a fare due passi- mi sussurrò Paulo, inginocchiandosi al mio fianco.
Lui, ad esempio, la ignorava totalmente e trovavo scorretto che lo facesse ma, allo stesso tempo non mi sarei litigata con Paulo per lei.
Mi alzai e lo segui all'ingresso dove i nostri stivali per la neve erano stati ordinatamente sistemati.
-facciamo una passeggiata- disse mentre con una mano afferrava la maniglia della porta e con l'altra stringeva la mia mano.
Il cappello di lana che gli copriva la testa era bello e si intonava perfettamente con il verde dei suoi occhi.
Il bianco della neve metteva in risalto tutti i suoi colori e lo faceva apparire ancora più bello, più di quanto credevo fosse possibile.
-secondo te, quanto tempo ancora sceglierà di rimanere li? Non so più come farle capire che deve andare via- me lo disse come se si fosse appena liberato di un peso sullo stomaco.
Effettivamente non aveva tanto torto e persino io mi ero chiesta come facesse a sopportare con così tanta naturalezza una situazione del genere.
I migliori amici di Paulo, per gentilezza le stavano accanto e la coinvolgevano in tutto come meglio potevano ma, allo stesso tempo non riuscivano ad essere naturali con Paulo e ancora meno con me.
Questa sarebbe potuta essere una buona occasione per conoscerli ma, in realtà capivo in che situazione scomoda si trovassero anche se poi, alla fine ci si erano messi da soli.
-non lo so ma, sono certa che non riuscirà a rovinarci le vacanze- gli sorrisi contenta facendogli capire che poco mi improtava se Antonella fosse li, in vacanza con noi e con la sua famiglia.
Ciò che realmente contava, almeno per me, era lui che mai avrei creduto di poterlo vedere tra case di legno e neve, in perfetto stile montanaro.
Il paese era affollato di gente, per lo più turisti francesi che come ogni anno si divertivano a riempire le piste di neve.
Anche io, da bambina, avevo partecipato a corsi per imparare a sciare e me la cavavo abbastanza bene, nonostante nelle prime volte avvessi rischiato un braccio rotto.
-ti va di prendere la funivia?- questo posto mi apparteneva e per quelle poche volte che sarei stata capace di potergli mostrare qualcosa, qualcosa che ancora non conoscesse, volevo cogliere l'attimo all'istante per essere insiem a lui in quelle prime volte che ancora non aveva provato.
Il chiasso che facevano i bambini, spingendosi tra di loro e talvolta litigando per avere il posto migliore, riusciva a stordirti la testa e per questo motivo, spesso i genitori si giravano verso di noi, sorridendoci a mo di scusa.
Ma cosa potevano farci?
Evidentemente non molto.
-possiamo prenderne una solo per noi?- mi chiese ed io annui.
Avremmo potuto prendere quello che volevamo e se lui voleva una cambina per due, beh avremmo preso quella per due.
-Bonjour, qu'est- ce que vois veux? - il ragazzo, palesemente francese, che lavorava dentro quel casotto di legno, aveva immediatamente pensato che noi fossimo francesi, da cosa poi? Questo non riuscivo a capirlo.
- une cabine pour deux, merci- gli porsi i miei documenti e si appuntò l'addebito nel conto che alla fine della vacanza avrei saldato.
Ci porse i biglietti e ci sorrise mentre, io e Paulo ci dirigevamo all'ingresso.
-sentirti parlare in francese è strano, ma senza dubbio ha un buon effetto su di me- non volli nemmeno guardare a cosa si riferisse ma, semplicemente scossi la testa divertita.
-Dybala, troppe cose di me hanno un buon effetto su di te, questa cosa potrebbe rivelarsi fatale- rise mi bacio così velocemente che a momenti non me ne rendevo conto.
La funivia era un modo davvero spettacolare per poter osservare i paesaggi di montagna e speravo vivamente che a Paulo, le alture non gli mettessero paura.
Si era seduto e aveva allacciato la cintura come avevo fatto io, dopodiché mi aveva sorriso e si era sistemato i capelli che iniziavano ad essere lunghi e gli davano fastidio  quando gli cadevano sugli occhi.
La cabina iniziò a muoversi e piano piano ci allontanavamo da terra per poter salire, passando attraverso grossi abeti che avevamo le punte innevate.
Era magico, ma non seppi dire se lo fosse perché era il periodo di Natale o perché c'era Paulo al mio fianco.
-è il primo Capodanno che passo in un posto di montagna- osservava assorto il paesaggio che ci circondava e nell'esatto momento in cui , le piccole casette di legno iniziarono a divenire piccoli punti indistinti in mezzo a tanto bianco, anche il suo sguardò iniziò a brillare.
-è il primo capodanno che passo insieme ad un ragazzo che non sia Mat- mi guardò stupito.
Il Natale era una festività che mi faceva tornare indietro e mi rendeva più fragile perchè, tutto ciò che mi circondava assumeva le sembianze di piccoli batuffoli di calda lana nella quale, il mio carattere contorto, poteva tuffarsi dentro ed affogare in un mare di dolcezza.
-ti amo- mi voltai a guardalo mentre lui, mi sorrideva e si sporgeva nell'attesa di un mio bacio che non tardò ad arrivare.
Quando arrivammo in cima alla montagna, decisi che sarebbe stato estremamente divertente tornare giù in sella ad uno slittino.
Non mi aspettavo di certo che Paulo lo avrebbe saputo portare ma, io ero espediente e volevo potergli insegnare come chiudere fuori tutti i pensieri negativi e ritrovare il bambino che sapevo fosse ancora in lui.
-che facciamo?- mi chiese curioso ed eccitato.
-scendiamo giù, come fanno quei bambini- osservò il punto che gli indicai con le dita e annui contenta.
Mi stavo assumendo una grande responsabilità perché, se solo si fosse procurato anche un singolo graffio avrei potuto dire addio alla mia vita.
-posso guidarlo io?- ovviamente tutto quello che era nuovo, per lui non era sinonimo di pericolo ma di avventura e per questo ,e per molte altre cose ancora, mi ero innamorata di lui.
-no, guido io così arrivamo sani e salvi e Agnelli non mi ucciderà insieme a tua madre- scoppiò a ridere prendendomi in spalla e facendomi urlare per lo spavento.
-mettimi giù- gli dicevo mentre i miei pugni chiusi e leggeri si abbattevano sul giubbotto imbottito che indossava.
-qualcuno sta parlando?- finse di non sentirmi e continuò a marciare tranquillo sulla neve, lasciando delle impronte più profonde a causa del mio peso sul suo corpo.
-ho il culo in aria in bella mostra, vuoi essere così generoso da farlo vedere agli altri?- mi mise immediatamente a terra, cosi velocemente che ci finii schiantandomi sulla neve.
-aiho- dissi, mentre il mio sedere iniziava a congelarsi dal freddo.
Mi porse la mano e nell'esatto istante in cui la afferrai lo spinsi per terra.
-ma che..stronza- mi rispose mentre si ripuliva la faccia dalla neve.
-cosi impari- due dodicenni a confronto sarebbero sembrati più maturi.
Mi feci consegnare lo slittino di legno e ne afferrai la corda per poterlo posizionare.
-vai siediti- gli dissi e mi guardò dubbioso.
-sicuro che funzioni cosi?- mi chiese
-Dybala, ti ho forse mai chiesto come si tiri un calcio piazzato? Non mi pare perciò, siediti li e fa come ti dico- mi guardò divertito e imitando il segno dei soldati si sedette.
-non muoverti- gli dissi non appena portai una mia gamba dall'altro lato dello slittino e mi posizionai davanti a lui.
-la visuale è splendida- gli diedi uno scalpellotto.
-non fare il pervertito, siamo circondati da bambini- rise e io non potei far altro che imitarlo.
Quando mi sedetti, la mia schiena aderì perfettamente al suo petto.
-perfetto, non sbilanciarti e tieni i piedi sopra questa cosa, appena ti dico giù li appoggi sulla neve con il tallone e vedrai che la velocità dello slittino si riduce- annui e nei suoi occhi vi lessi tanta eccitazione.
Annodai la corda attorno al palmo della mia mano e poi con una leggera spinta, spostai lo slittino lungo la discesa.
Neanche due secondi più tardi le sue urla erano cosi forti che potevo scommettere che anche in Australia le stavamo sentendo.
-Aiutoooooo, Gwennnn ci ammazzeremo- ridevo per il suo tono di voce impaurito.
-rilassati, è solo uno slittino- mi voltai velocemente e mi accorsi che teneva gli occhi serrati.
-Aves marias plena de grazias, el signores es con todos. tu es benedcta tra los donnos es benedcto el tuo nino Gesù Santas maria madres de dios ..- iniziò a recitare facendomi scoppiare in risate con le lacrime.
Stavamo arrivando alla fine e forse era meglio così perché avevo decisamente bisogno di smettere di ridere e riacquistare fiato.
-giù- gli dissi velocemente mentre i miei piedi iniziavano già a creare dell'attrito con la neve.
Quando ci fermammo, una serie di coppie di turisti, alcuni dei quali lo avevano riconosciuto e pronunciavano il suo nome, risero della sua faccia.
Mi misi in piedi, con alcora gli occhi lucidi dalle risate mentre lui, rimaneva seduto sullo slittino guardandomi sconvolto.
-allora, non è stato strepitoso?- mi guardò di trasverso.
-ho visto la morte- mi disse
-quante storie per un po di velocità- un po era un eufemismo ma comunque non era nulla che fosse estremamente pericoloso.
-lo rifacciamo?- scosse negativamente la testa e si alzò dallo slittino guardando come se fosse un oggetto per sacrifici umani.
-non potevano piacerti passeggiate romantiche e cioccolate calde?- forse la cioccolata mi piaceva ma, le passeggiate romantiche non erano esattamente le cose che più avrei preferito fare però se a lui avrebbe fatto piacere, lo avrei accompagnato volentieri, magari avrebbe potuto raccontarmi qualche cosa.
-vuoi fare una passeggiata romantica?- gli chiesi mentre, trascinando lo slittino lo andavo a lasciare ai proprietari dello stabilimento sciistico.
Tornai indietro e lo affiancai mentre continuavamo a scendere ancora più giù, verso il paese, a piedi con la neve che ci bagnava i pantaloni.
Accanto a noi, c'era una zona recintata che permetteva alla natura di poter vivere tranquillamente accanto all'uomo.
-vieni, ti faccio vedere i cerci- mi avvicinai all'alto recinto che separava la pista dalla fitta vegetazione di montagna e più in fondo, quasi come se fosse una piccola macchia marrone, c'era un cerco che stava bevendo da una fontava di pietra.
-vedi?- lo sussurai per paura che la mia voce lo avrebbe potuto far spaventare e cosi sarebbe scappato.
-si- si avvicinò alla rete e lo guardò insieme a me poi il rumore del cellulare lo foce spaventare ed andò via.
Questa era la parte che più rappresentava questi posti che, difatti vivevano per la natura e di natura.
Come se fosse un do ut des, la natura dava a loro tanto quanto loro davano alla natura.
-possiamo tornare sullo slittino?- mi stupì la sua richiesta e quasi stentai a credere che me lo avesse veramente detto.
-possiamo, ma non hai detto di aver paura?- sorrise annuendo ma poi mi baciò.
-ho paura ma, ti fa ridere cosi contenta che vorrei risentire la tua risata cosi bella per altre mille volte ancora- gli saltai addosso abbracciandolo perche mi sembrava l'unica cosa che ero ancora in grado di fare.
Alla funivia incontrammo tutto il resto della combriccola e fortuna per loro, si trovavano decisamente più avanti di noi.
-non possiamo dire che siamo un gruppo? Non è una bugia- ovviamente a Paulo le file non dovevano sicuramente piacere.
-no, devi rispettare il tuo turno- iniziavo a capire il perche andasse molto d'accordo con Mat.
Erano fatti della stessa pasta.
Gustavo stava fotografando qualsiasi cosa, persino me e suo fratello anche quando, come in questo caso, discutevamo su chi avesse ragione.
-tuo fratello a fine vacanza avrà un intero album fotografico da sviluppare- annui
-Maquecita- urlò come se fossimo al mercato.
Mi imbarazzai talmente tanto che il mio volto aveva lo stesso colore scaltatto del giubbotto che indossavo.
Sia Gustavo che tutti gli altri si girarono verso di noi e Paulo semplicemente afferrò il mio volto sorridendomi e baciandomi.
Sentii lo scatto e sorrisi imbarazzata.
-adesso ha sicuramente una ragione in più per stampare le foto, gli romperò cosi tanto le palle che entro la prossima settimana avremo la nostra foto- lo disse tranquillamente, come se non avessimo un'intera fila di persone che ci guardavano ostentatamente.
Loro salirono in cabina prima di noi ma ci aspettarono su in cima divertiti del fatto che Paulo volesse provare lo slittino.
Nessuno di loro sapeva che aveva già provato l'esperienza e che io mi ero divertita il doppio a causa delle sue preghiere improvvisate.
-Paulo, vuoi spezzarti l'osso del collo? Scendi con la funivia come noi- Alicia stava cercando in tutti i modi di convincerlo ma,in cuor suo sapeva che il figlio non le avrebbe dato retta.
Dolores aveva fatto coppia fissa con Mat che si stava già sistemando sullo slittino mentre Lautaro con gli altri ragazzi, amici di Paulo, ridevano di lui che cercava di mantenere fermo lo slittino che per natura tendeva a scivolare.
- Marino, per l'amore di Dio, vuoi convincere tuo fratello?- Alicia le stava davvero provando tutte.
-guido io lo slittino- le dissi per farla stare più tranquilla.
-grazie tesoro- mi sorrise ma aveva comunque della preoccupazione.
-no, guido io- rispose Paulo
-non se ne parla proprio- lo ammoni sua madre mentre io lo invitavo a sedersi.
Sbuffò ma alla fine si sedette , osservando i suoi che scendevano giù con la funivia.
-posso guidare io?- mi chiese e gli avrei detto di si se non avessi realmente paura che si potesse fare del male.
-no ma, prometto di insegnarti ad andare sugli sci- lo convinsi
-perfetto, siamo pronti?- Mat la vedeva come una sfida e ringraziai il buon Dio per non aver fatto guidare Paulo, altrimenti la prossima destinazione sarebbe stato il pronto soccorso.
-Mat, non fare il cretino e ricordati che c'è Dolody dietro di te- la ragazza ci sorrise e si afferrò al busto di Mat.
-appunto, riporta mia nipote sana e salva giù da questa montagna- ci sistemammo e poi ci spingemmo giù verso la discesa.
Paulo urlava e rideva, sicuramente questa volta sapeva che non sarebbe morto e la stava vivendo con molto più entusiasmo.
-più veloce- c'aveva preso gusto e diedi una piccola spinta con le mani, superando Mat che  rideva divertito per le urla terrorizzate di Dolores.
Pochi metri più giu, erano fermi ad aspettarci e  Mariano rideva divertito con Gustavo, probabilmente per le nostre facce stravolte dalla velocità.
-giù- gli dissi per la seconda volta e come me affondò i talloni nella neve, rallentando la discesa.
-ancora!-si alzò immediatamente con molta agilità.
-voi siete pazzi- esclamò Dolody mentre si rialzava, letteralmente frastornata, dallo slittino.
-proviamo gli sci?- lo snowboard era molto più difficile da controllare e sicuramente sarebbe stato molto pericoloso ma, con gli sci sarei stata in grado di fargli fare un breve tratto di discesa.
Quando li affittammo, dedidendo che fosse arrivato il momento di farci lo skipass, per accellerare i tempi, Mat si offrì volontario di insegnare a Romina come andare sugli sci mentre Dolores e il padre rifiutarono immediatamente l'offerta.
-io me la cavo- guardai Lautaro mentre si stringeva gli sci ai piedi ed effettivamente per farlo cosi bene, aveva già provato l'esperienza.
-io prendo l'istruttore- Mariano voleva provare ma chiaramente preferiva che qualcuno di competente lo seguisse per evitare che si facesse del male.
Mostrai a Paulo come dovesse inserirsi gli sci ai piedi e quando terminò mi assicurai che lo avesse fatto bene poi, procedetti con i miei.
C'erano gli altri accanto a noi ma mi concentrai su di lui e lui fece lo stesso su di me.
-se vuoi fermarti basta che le punte degli sci si tocchino- gli mostrai come e dopo di che gli porsi i bastoni con cui si sarebbe dovuto dare una leggera spinta.
Mi posizionai al suo fianco e con molta più sicurezza mi portai qualche metro più avanti mostrandogli come si sarebbe dovuto muovere per scendere e come avrebbe dovuto fare per fermarsi.
Gli occhiali da neve che gli coprivano il volto lo rendevano adorabile e sembrava strano vederlo in mezzo a tanto freddo, lui che apparteneva ai posti più caldi della terra.
-vai- gli dissi ad alta voce in modo tale che mi sentisse.
Il fatto che tenesse le gambe leggermente flesse, come gli avevo spiegato, mi assicurò che per lo meno avrebbe mantenuto l'equilibrio.
Scese forse un po più velocemente di quello che mi aspettavo e dovetti andare in suo aiuto per fermarlo ma, rideva contento per cui non mi preoccupai di chiedergli se stesse bene.
-è bellissimo, voglio imparare ad andarci- probabilmente per il suo corpo atletico e allenato, sarebbero bastate alcune lezioni tecniche e poi avrebbe potuto fare meglio di me, che avevo impiegato anni per saperci andare bene.
-vuoi continuare?- lui annii e io mi preparai a scendere giù.
Lo vidi partire non appena mi fermai e sembrava iniziare a prenderci confidenza ma, d'altronde non mi stupivo affato.
Era nato per lo sport, qualunque esso fosse.
Romina stava scendendo a piedi vicino il recinto e come lei anche il marito e la figlia che la stavamo accompagnando mentre Mariano e Federico scendevano tranquillamente senguendo i consigli dei loro istruttori.
Mat ci sorpassò salutandoci e sorrisi nel vederlo felice mentre anche lui, come me, stava godendo di queste vacanze in montagna.
-ma come fa a muoversi così tranquillamente?- mi chiese Paulo
-perchè fa sci da quando aveva quattro anni, è come te che dribbli tre, quattro avversari alla volta- forse quello sarebbe addirittura potuto essere più difficile.
-sai farlo anche tu?- annui
-io voglio vederti- sganciò gli scarponi dagli sci e li afferrò tra le braccia mettendosi a camminare sulla neve.
-dove vai?- gli chiesi non appena iniziò a correre nella neve.
-scendo giù cosi posso vederti arrivare- risi della sua follia cosi simile alla mia e aspettai un pochino cosi che fossi più o meno certa che fosse arrivato.
Quando mi diedi la spinta sulla neve ,e gli sci iniziarono a scivolare su di essa ad una velocità che riuscivo a gestire perfettamente, percepii la piacevole sensazione della velocità.
Aveva detto che gli sarebbe piaciuto vedermi sciare e io di certo avrei tanto voluto accontentarlo.
Non appena in lontananza lo vidi vicino Mat, sorrisi e mi dedicai unicamente alla discesa. Mi vennero in mente le lezioni che Hüber per anni mi aveva dato, ostinandosi a dire che lo sci era come lo yoga, tutta una questione di equilibri che venivano da dentro.
Mi inclinai a destra e poi a sinistra, muovendomi come se vi fosse uno slalom da seguire poi, mi accucciai su me stessa per aumentare la velocità e cosi fu, fino a quando pochi metri prima dell'arrivo, riacquistai un posizione meno accovacciata riducendo la velocità e piegandomi a destra riuscii ad arrestarmi proprio davanti ai suoi piedi.
-eccomi- gli dissi mentre mi sorrideva.
Mat mi schiacciò un occhiolino  mentre mi sfilavo gli sci e li recuperavo dalla neve.
Era stato un pomeriggio divertente e Paulo poteva dire la stessa cosa perché continuavava raccontare euforico l'incontro con il cervo e tutte quelle piccole cose che aveva notato mentre io, probabilmente, ero assorta nel guardarlo.
Dopo la doccia calda, giusto per riacquistare la temperatura corporea di un umano e non quella di un polaretto, scendemmo tutti nell'ampio salotto dove già il camino era stato acceso da due giorni e non si era più spento.
Ero divertita dal modo in cui, tutti quanti eccetto me e Mat, vi si avvicinassero in continuazione in cerca di calore e più volte avevo visto il mio migliore amico cercare di farli allontanare da lì ,forse preoccupato che si sarebbero potuti bruciare.
-puoi venire fuori un attimo?- la voce di Antonella mi distrasse dalla dolce immagine che stavo osservando.
Paulo non era solito mangiare dolci, non che non gli piacessero ma solamente per una questione di dieta che seguiva senza sgarrare un attimo.
-certo- la segui e mi accorsi di Alicia che ci guardò ma, mi sentii in dovere di rassicurarla.
Sapevo quanto poco le piacesse e purtroppo si era rivelata per quella che la donna argentina aveva predetto ma, continuavo a pensare che ci doveva essere per forza qualcosa di buono e di bello in lei, altrimenti non mi sarei mai spiegata come Paulo ci avesse vissuto per quattro anni interi della sua vita.
Ci accomodammo in una di quelle tipiche panchine di legno che si trovavano piantate per terra ,proprio alcuni passi dopo le porte delle case.
Fuori iniziava a fare buio ma le luci dei ristoranti, costantemente aperti, e delle vie piene zeppe di mercatini di Natale compensavano abbastanza.
-dove vuoi arrivare?- fu la prima cosa che mi disse e onestamente non riuscii a capirne il senso.
-arrivare dove?-le chiesi.
-con Paulo, dove vuoi arrivare? Vuoi lavorare in qualche azienda multimilionaria? Pensavo che la Juventus lo fosse- la guardai seriamente divertita.
-appunto, sono già arrivata e non ho avuto bisogno di Paulo- a differenza tua, avrei voluto aggiungere ma, ero certa che avrei pestato la coda al cane e quella che per me doveva essere una "normale" chiacchierata si sarebbe rivelata in una lite e purtroppo per lei, io e i litigi avevamo smesso di essere amici, almeno quattro anni fa.
-cosa vuoi da Paulo?- era seria, totalmente convinta che Paulo più che un essere umano doveva sembrargli una sorta di bancomat vivente.
-io nulla ma, non posso dire lo stesso di te. Credimi, io provo con tutta me stessa a cercare di riuscire nell'impresa forse più ardua in cui mi sia cacciata.
Faccio fatica a credere che tu possa essere una persona del genere e mi ripeto sempre che devi avere un lato migliore di quello che mostri, a volte però mi rendi davvero difficile poter raggiungere il traguardo- mi guardò con sfida, forse perché probabilmente non riusci a capire bene il senso delle mie parole.
Eppure, c'era un solo anno di età a separarci e nella mia mente mi ero creata l'immagine di una ragazza che da tempo avrebbe dovuto abbandonare il concetto della competizione in amore ma, evidentemente mi sbagliavo di grosso.
Magari il suo modo di reagire nascondeva dietro, ma molto dietro, una forma strana di amore nei confronti di Paulo e questo  per me era più probabile di mille altre cose.
-Paulo è mio- lo disse come se fosse un oggetto di proprieta.
-Paulo è di se stesso- perché persino io sapevo che nessuno sarebbe mai appartenuto a qualcun'altro,soprattutto se ci si convinceva di avere un qualche diritto su di lui.
-io lo amo- e lo sapevo
-lo so ma, forse non nel modo corretto e a lui non sta bene. Io non sono gelosa Antonella , non ti tempo ne mi pongo a confronto con te.
Siamo due persone diverse e capisco bene che trovi difficile che lui abbia cambiato radicalmente il tipo di persona che vuole al suo fianco ma, permettimi di dirtelo e se puoi scusami, devi iniziare a fartene una ragione- i tratti del suo viso erano estremamente spigolosi e quasi temevo che mi avrebbe tirato un pugno sul naso.
-tu non lo ami come lo amo io-
-fortunatamente- non riuscii a trattenerlo dentro.
Si alzò dal suo posto e la osservai mentre nervosamente si muoveva senza che i suoi passi andassero veramente verso una direzione.
Era nervosa e non la biasimavo, anche io lo sarei stata se l'amara veritá mi si fosse presentata davanti infischiandosene se fossi pronta o meno a confrontarmi con essa.
Mi alzai per poterle andare vicino e per evitare che mi venisse il mal di mare solo a guardarla.
-Paulo non è la persona che credi; ti farà soffrire come ha fatto con me e quando si stancherà ti trattera come un tovagliolo usato- mi fece tenerezza il suo cuore ferito poi pero, mi ricordai che alla fine anche questo sarebbe potuto essere un piccolo escamotage per nascondere, ancora una volta, quello che era stata già capace di mostrarmi.
-perché devi oscurare gli altri per sentirti migliore? Paulo mi farà soffrire ma anche io farò soffrire lui perche siamo esseri umani e sbagliare fa parte di noi. Conosco me stessa e proverò a conoscere Paulo giorno dopo giorno- la guardai un'ultima volta prima di tornare dentro ma mi afferrò il polso.
-non glielo hai detto- c'era speranza nei suoi occhi, forse convinta che senza quel piccolo dettaglio avrebbe potuto conquistare Paulo molto più facilmente di quello che credeva.
- no perche non ha importanza Antonella; nessuno di noi ti avrebbe dato la possibilità di rovinargli la carriera e probabilmente io avrei dato di matto e mi sarebbe costato il posto di lavoro ma, credimi non avresti ancora tutti i capelli al loro posto. Non so bene cosa tu sperassi di ottenere ma fidati, la scusa che ti picchiava non avrebbe retto neppure per un istante, magari ti saresti fatta quattro soldi per comprarti una borsetta di pelle - forse di qualche drago magico venuto direttamente dal film "animali fantastici e dove trovarli".
Mi dispiaceva per lei perché purtroppo, io ero una persona capace di sciogliermi come lo zucchero nell'acqua ma allo stesso tempo sapevo essere stronza, perfettamente stronza.
- i soldi, comunque, non ti sarebbero bastati nemmeno per pagare gli avvocati perché ti avrebbe fatto causa e la società insieme a lui ed io, avrei chiesto a mia madre di rovinarti- sapevo che dietro l'angolo c'era Paulo, non che stesse facendo del suo meglio per nascondersi dal momento che le punte dei suoi stivali di camoscio, riuscivo a vederle anche da qui.
Avremmo discusso, ne ero certa perché se mi somigliava come credevo, l'unica cosa che in questo momento gli sarebbe davvero importato era: perché non glielo avevo detto?


Aggiornamento mattutino 😆.
Posto questo capitolo e corro a studiare (come al solito).
Spero che l'immagine di Paulo, immerso nei paesi di montagna, vi piaccia almeno la metà di quanto piaccia a me 🤭😂😂.
Per l'ultima parte del capitolo?
Secondo me, era doveroso dare ad Antonella un piccolo spazio che credo non sia ancora l'ultimo ma, non sarà sicuramente una dei personaggi attorno a cui si evolverà la storia tra Paulo e Gwen ma, in questo momento penso che debbano ancora venir fuori alcune verita.
Chissà....(non odiatemi hahaha).
Secondo voi come si risolverà la questione ?
Vi mando un grosso bacio 😘 e scappo,altrimenti non avrò mai la materia pronta per giorno venti.

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now