Capitolo 61

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Mat rideva insieme a Paulo, entrambi seduti sul divano di casa mia e continuavano a riguardare quel video in continuazione, trovandolo estremamente divertente.
-non posso ancora crederci- era la terza o addirittura la quarta volta che sentivo ripetere questa frase da Mat e giurai che alla prossima avrei lanciato lui e il suo cellulare, direttamente dal terrazzo.
Quella, più che una sorpresa mi era sembrata un incubo e per quanto avessi apprezzato la dolcezza di tutti, comprese Roberta e Maddalena che erano state loro ad orchestrare la vicenda, di sicuro la paura che provai prima non l'avrei dimenticata tanto facilmente.
-come hai fatto a dimenticare che fosse il giorno in cui compivi un anno di lavoro alla Juventus?- capitava, che potevo farci.
In realtà avevo accantonato tutto il resto, concentrandomi sul fatto che avevo discusso con Paulo e che, effettivamente non avergli detto di quella storia non fosse stata proprio la più brillante delle idee che mi fossero passate per la testa.
-eddai, basta!- supplicai Mat ma quello stronzo continuava a ridere ,con le lacrime agli occhi ,di me e del mio viso sconvolto che aveva immortalato nel video.
Guardai Paulo e sperai che si alzasse da li e lo lasciasse da solo, alla fine Mat si sarebbe annoiato e avrebbe smesso di prendermi in giro ma, quell'altro no ne voleva proprio sapare anzi, gli dava man forte.
Minacciai di lasciarli senza cena ma mi ignorarono completamente, facendosi i fatti loro e non me ne meravigliai affatto.
Mattia era proprio una persona che sapeva essere l'intrattenitore perfetto per ogni occasione, riusciva a trovarsi a proprio agio anche quando in una stanza piena zeppa di persone lui, no ne conoscesse nemmeno una.
Era molto più empatico di me e più volte mi ero chiesta come facesse, come fosse possibile che risultasse simpatico a tutti persino a quei tipici individui che se la tirano da morire.
Boh, non sapevo darmi una spiegazione plausibile.
-Gwen!- urlò dal salotto dove mi affacciai immediatamente dopo.
Il campanello della porta suonava ma, nessuno dei due aveva avuto la minima intenzione di alzarsi dal divano, giusto per non lasciare Gonzalo fuori dalla porta.
-hola- mi salutò sorridente
-salvami- lo abbracciai lasciandolo entrare e sorrise nell'appurare che Mat e Paulo sembravano più compagni dell'asilo nido che altro.
Appese il suo giubotto all'attaccapanni e mi lasciai stringere forte dalle sue braccia.
Ultimamente ,tra gli impegni della squadra e le vacanze natalizie, ci eravamo visti veramente poco e oggi,non avevo voluto sentir scuse e l'avevo pregato di venire a cena, e lui fortunatamente aveva accettavo immediatamente.
-Higuain, anche meno- ci voltammo a guardare l'espressione fintamente scocciata di Paulo.
-ma smettila, ragazzino- gli feci una linguaccia e lasciai che i due amici si salutassero.
Poco dopo venni raggiunta da Paulo che mi abbraccio la vita da dietro, mentre stavo cercando di tagliare del pomodoro per le bruschette, senza affettarmi le dita.
-quindi, sono ancora un ragazzino?- mi sussurrò troppo pericolosamente vicino il lobo del mio orecchio destro.
-undici, dodici anni massimo- gli risposi ridacchiando
-due giorni fa non la pensavi cosi, oppure mi sbaglio?- mi voltai tra le sue braccia e gli tappai immediatamente la bocca.
-shh, parla piano- probabilmente la mia espressione facciale doveva essere parecchio comica, dato che le sue risate furono delle vere e proprie grasse e sane risate di divertimento.
Il timer del forno suonò, ricordandomi di dover tirar fuori il pane che avevo fatto abbrustolire, rubacchiando informazioni su siti online.
L'idea che in ufficio stessero pulendo le stesse superfici dove mi ero rotolata avvighiata al corpo del bell'argentino, mi fece arrossire come non mai.
Per certe cose, oltre a dell'incredibile quantità di incoscienza ci voleva una certa sfacciataggine che non sapevo nemmeno di avere e che avrebbe inorgoglito Mat che, invece, ne era il re.
-sei proprio carina quando fingi innocenza, quasi ci crederei- lo guardai inarcando un sopracciglio.
Quando mai io, fingevo innocenza?
Forse,nemmeno quando avevo cinque anni e giocavo alle macchinine facendole schiantare tra di loro.
-potrei fare voto di castità ma, sarebbe un vero e proprio peccato- lo baciai mordendogli il labbro inferiore.
Ci avevo, decisamente, preso gusto a stuzzicarlo e purtroppo per lui, adoravo parecchio le sfide; quasi come se queste fossero il motivo della mia esistenza.
Afferrai la tovaglia da tavolo dal cassetto e lo sorpassai dirigendomi verso il salotto;Gonzalo era in videochiamata con Lara e fui contenta di poterla vedere, anche se attraverso uno schermo.
-mi hai lasciata sola in mezzo a tutti questi maschiacci- sorrise e mi mandò dei baci volanti che finsi di acchiappare.
-mi manchi piccola Gwen!- anche lei mi mancava.
Non credevo fosse possibile, riuscire ad entrare in sintonia con una persona ,in cosi poco tempo.
Era solare, umile ed infinitamente disponibile e sincera.
si vedeva  la pancia che accarezza continuavamente e dallo sguardo di Gonzalo si capiva che fosse totalmente ossessionato da questa cosa.
-come stai?- le chiesi, mentre Mat mi sfilò la tovaglia dalle mani e apparecchiò al mio posto.
-bene, qualche brutta nausea la mattina appena sveglia ma, mi sto ingozzando di biscotti allo zenzero ed al limone- probabilmente sperava che sortissero un effetto positivo, e con molta onestà lo speravo per lei.
Sapevo che Gonzalo le aveva proposto di venire a vivere qui a Torino e di lasciar perdere tutto il lavoro che lei, invece, si ostinava a portar a termine.
Io, come lei, avrei scelto di continuare a lavorare perché la gravidanza non era sinonimo di infermità e perchè, riuscire ad avere una certa indipendenza anche quando si è in due in un solo corpo, voleva dire tanto.
-ti voglio bene Lars, mi raccomando fa attenzione- la salutai e lasciai che continuasse a parlare con il suo compagno.
Purtroppo, non avevo ancora trovato il tempo per poter parlare con il Pipa e speravo vivamente che si sarebbe materializzato al più presto, anche solo per il semplice fatto che mi avrebbe avvicinata ad una delle persone che occupavano un posto importante nella mia vita.
Non stettero a telefono per molto altro tempo, forse solamente un altro paio di minuti e poi, ritornato nel salotto, il suo sorriso era capace di illuminare un'intera stanza.
-tu diventi padre, loro si mettono insieme ed io rimango single come sempre.... ma che mondo di merda!- le lamentele di Mat, erano totalmente infondate dato che, era lui il primo a non volersi impegnare.
Federico gli correva dietro da cinque o forse addirittura sei anni e lui continuava a posarlo in un angolino, aspettando cosa?
Questo probabilmente nemmeno Mat lo sapeva.
Faceva tanto il cupido per gli altri e poi, lui era il primo a non riuscire a portare a termine qualcosa, nemmeno un aperitivo.
All'inizio credevo che gli piacesse giocare, che non volesse impegnarsi e che preferisse qualcosa di veloce e non duraturo ma, da due anni la situazione era seriamente aggravata.
Di certo non gli tenevo conto delle sue relazioni occasionali ma, considerando che nell'ultimo anno era riuscito ad uscire il sabato sera solo pochissime se non rare volte, scommetevo sul fatto che fosse stato capace di incontrare qualcuno.
-purtroppo non ho amici da presentarti, altrimenti ti avrei sistemato- risi del modo assurdo con cui il Pipa stesse cercando di confortarlo.
-non guardare me, se ti trovassi un ragazzo stronzo poi lei mi ucciderebbe- annui concorde con quello che Paulo stava dicendo.
Poteva giurarci sopra.
-tu stai bene così come stai, cosi io non dovrò finire in galera- in passato mi era capitato di dover litigare con qualche deficiente presuntuoso che si sentiva super figo.
Mat era più piccolo di adesso e magari vedeva ogni esperienza come un'avventura eccitante mentre io, puntualmente tutte le volte stavo ore ed ore con il cuore in gola sperando che non si stesse mettendo nei guai.
Ahimè, era troppo facile beccare gente fuori di testa e anche per questo motivo evitavo come la peste locali i cui ingressi erano gratuiti e di conseguenza si affollavano cosi tanto che rischiavo di morire schiacciata nella calca o peggio ancora di soffocare tra il fumo di sigarette altre robacce chimiche che si preparavano in quei laboratori poco igenici che improvvisavano nei posti più scogniti, tutti dilettanti e futiri dottor Dexter.
Ballare mi piaceva e continua a piacermi un sacco; gonna, top e tacchi comodi per lasciarsi trasportare dal ritmo della musica magari bevendo qualche bicchierino ma, comunque non perdendo mai totalmente la lucidità.
Forse, Paulo avrebbe stentanto a credere che fossi una persona a cui piacesse particolarmente divertirsi con gli amici; ovviamente le serate a casa con pizza,birra e dvd non erano totalmente bandide dal mio stile di vita anzi, in inverno erano ben più che accette ma, d'estate volevo stare fuori per la maggior parte del tempo.
Mi piace la sensazione del sole cocente che mi colora la pelle, le gambe nude e i piedi liberi dalla scarpe chiuse, la musica latino americana e il tea freddo al limone, rigorosamente al limone.
Nonostante non fosse la mia stagione preferita, trovavo comunque divertente passare del tempo in spiaggia o semplicemente perché ero sempre a caccia di avventure.
Viaggi improvvisati che poi, si rivelavano i migliori di sempre.
-tu mi hai tradito, noi dovevamo sposarci-baciai morbidamente la sua guancia ricoperta da una lieve peluria sistemata, sicuramente sarà stato dal barbiere pochi giorni addietro.
-è colpa di Paulo- il diretto interessato si lamentò discolpandosi ma, alla fine dovette ammettere che il primo passo seppure fosse stato il mio, di certo lui non si era tirato indietro.
-scusami amico- si strinsero la mano ed io e Gonzalo ci guardammo sorridenti.
Il Pipa non avrebbe mai sostituito Mat, e questo lo sapeva benissimo e nemmeno desiderava occupare il suo posto ma, forse non si rendeva conto che semplicemente con il suo modo di essere aveva ,in modi totalmente diversi, acquisito tutta la mia più totale fiducia.
Probabilmente, non ero nemmeno in grado di capire quanto fortunata fossi ad averlo incontrato ma, il semplice fatto che continuasse a volermi bene mi consolava perché voleva dire che non stavo facendo male.
-finirò per comprare un gatto nuovo ogni anno e mi circonderò di palle di pelo- il gatto non era nemmeno il suo animale preferito.
-e di pulci- aggiunsi.
Paulo annuì immediatamente, con una faccia inorridita e mi incuriosì parecchio.
-qualche brutta esperienza?- Gonzalo lo guardò e rise, assicurandomi che lui ne fosse a conoscenza.
-brutta esperienza? Tragica sarebbe perfetto- okay che i gatti non fossero esattamente gli animali più socievoli del mondo e che, nella maggior parte dei casi sono particolarmente lunatici ma, erano pur sempre gatti e non leoni.
-Antonella ha una cosa pelosa davvero fastidiosa- Mat scoppiò a ridere, affogandosi con l'acqua.
Mi alzai per aiutarlo a recuperare il fiato ma lui, continuava a ridere accasciandosi sul tavolo e provocando parecchio rumore.
Non volevo nemmeno chiedere perché ridesse, sicura del fatto che quel deficiente avesse pensato maliziosamente.
-Mat, stai sudando dovresti bere un po d'acqua fresca- gli passai un bicchiere con dell'acqua minerale e lo mandò giù velocemente, asciugandosi poi ,con un tovagliolo, la fronte imperlata da un po di sudore.
-ommioddio- riusci a dire come se fosse resuscitato dall'oltre tomba.
-avvertimi quanto stai per fare delle battute cosi- Paulo lo guardò confuso ignaro del fatto che Mat, al posto dei neuroni aveva i girini.
-ma io non ho fatto alcuna battuta- gli sorrisi rassicurandolo ma l'unica cosa che realmente riuscii a capire era che: entrambi si stavano ripetendo la frase in mente.
Il primo ad arrivarci fu Gonzalo che spalancò la bocca guardando Mat che continuava a ridere, io fingevo che non la capissi e che non mi importasse minimamente capirla.
-Mattia!- lo rimproverò Paulo, arrossendo in una maniera del tutto spropositata.
-amico, l'hai detto tu mica io- lo accusò puntandogli un dito contro
-intendevo il gatto- appunto.
Perché eravamo finiti su questo argomento, che metteva in imbarazzo sia me che lui? Certe volte mi era difficile capire perchè da ragazzi bisogna sempre trovare dei doppi sensi in tutte le cose.
Una vera e propria ossessione, come quando i bambini di cinque anni iniziano a chiederti il perché di tutte le cose; persino il perché del perché.
-continuo a non capirla e non voglio nemmeno capirla perché sono sicura che sia una stronzata delle sue- guardai Mat facendogli capire che avrebbe dovuto smettere di ridere su questa cosa e che non volevo assolutamente dover ritrovarmi in una situazione simile.
-Antonella ha un gatto e quando l'ha portato a casa mia, di notte, ha pensato bene di venire nel letto per lei ma, ha trovato anche me e mi ha morso il dito del piede e mi ha riempito di graffi. Una bestia di satana- ecco perché adoravo i cani.
Erano molto più tranquilli.
-non pensavo fossi tipo da animali a casa- Mat ovviamente non conosceva Abba.
-non sono un fan sfegatato ma, non è un gran problema per me...ovviamente che non sia un gatto o qualche animale viscido- sugli animali viscidi la pensavo esattamente come lui.
Rane e animali esotici, stavano bene a casa loro...fuori dalla porta di casa mia.
-l'Italia è fuori dai mondiali- Mat tirò fuori uno degli argomenti che avrebbe maggiormente distorto l'attenzione, peccato però fosse un tasto dolente.
-io ve lo avevo detto- guardai Paulo con sufficienza, certa che avesse ragione ma allo stesso tempo, non ero tanto sicura che ai mondiali ci stessero arrivando chissà quali grandi squadre.
Se solo ci pensavo, avrei preso a sprangate quel cretino del CT Ventura, rimpiangevo Lippi e persino Conte che, avevano messo in piedi una squadra ampiamente competitiva.
Era la prima volta che avrei assistito ad un mondiale senza la mia nazionale e mi sembrava strano ed assurdo anche solo a pensarlo.
Nella lista di chi aveva avuto accesso al mondiale, comparivano per la prima volta i nomi di squadre che forse, neanche lontanamente ne avrei immaginato l'esistenza.
C'erano le solite di sempre come la Spagna, il Portogallo di Cristiano Ronaldo, la Germania, la Francia, il Messico ed il Brasile, l'Argentina ed il Perú, l'Inghilterra ed il Belgio e poi, una serie infinita di squadre che forse per la prima volta giocavano un mondiale.
-ho sentito Federico pomeriggio, ed era nero dalla rabbia- grazie alla Nazionale mi ero molto avvicinata ai giocatori Italiani della squadra, alcuni erano storici e praticamente per me era un onore immenso poter lavorare per loro, altri li avevo conosciuti da poco e vedergli indossare la casacca blue della Nazionale, mi aveva fatto capire che si stava chiudendo un ciclo.
Non c'erano più i convocati di sempre, quelli che vedevo stampati nella bottiglia della nastro azzurro o nell'etichetta della cocacola, gli stessi che avevano alzato la coppa del mondo ormai più di dieci anni fa.
-sarà un mondiale diverso- aveva ragione.
Sarebbe stato un mondiale diverso, perche avevamo sempre dato del filo da torcere e tutti ci invidiavano il reparto difesa; le partite le combattevavo fino al novantesimo minuto più recupero e poi si passava ai supplementari e la squadra avversaria sapeva di aver perso.
A parte con Zaza, quello era stato un incidente di percorso.
-mi sarebbe piaciuto giocare contro la nazionale italiana- sorrisi a Gonzalo perche era francese di nascita ,argentino nell'orgoglio ma aveva sempre una buona parola per l'Italia.
-mi sarebbe piaciuto sbraitare per l'Italia- li feci ridere di gusto.
Sarebbe stato perfetto poterci essere e sebbene non avrei comunque avuto modo di poterlo seguire da vicino come avrei sperato, alla fine me la sarei goduta comunque.
-tiferai per la seleccion- l'avrei fatto con piaciere ma, probabilmente sarei dovuta rimanere qui a Torino per il lavoro.
I mondiali erano un ottimo modo per osservare il calcio mercato e la Juventus si sarebbe giocata le sue carte migliori.
Era estremamente piacevole, averli seduti insieme allo stesso tavolo mentre stava avendo corso una serata tranquilla che sapeva di amici di vecchia data.
Era passato un anno da quel famoso colloquio e in trecentosessantacinque giorni erano successe cosi tante cose che non riuscivo a capacitarmi di come il tempo sia potuto scorrere cosi velocemente.
Non credevo nemmeno di essere stata la stessa persona di adesso ma, se fossi tornata indietro avrei fatto tutto allo stesso modo.
Sbagliando dove c'era da sbagliare e ripercorrendo esattamente le stesse avventure, senza mai alterarne il percorso.
Mi piaceva da morire il percorso che avevo fatto, le sfide che ero riuscita a vincere anche contro me stessa che sapevo essere , talvolta, il mio peggior nemico.
Avevo un posto dove vivevo da sola, decidendo di lasciare definitivamente quella stanza a cui ero molto affezionata, piena di cosi tante cose che non sarebbe bastata una vita intera per poterle raccontare per come le percepivo realmente; avevo un posto di lavoro che mi piaceva davvero perché ogni sera, quando torno a casa, vado a letto contenta di quello che ho fatto e dei risultati ottenuti.
Era il posto migliore che potessi desiderare, ricco di esperienze che mi portavano a confrontarmi con tante cose che abbellivano il mondo e poi, avevo Paulo e questo forse  era uno dei regali migliori che il destino e la vita potesse darmi.
Gli strinsi automaticamente la sua mano che stava sul tavolo, attirandone l'attenzione; mi sorrise ed io feci lo stesso,cosciente del fatto che mi avesse cambiata e forse realmente non se ne rendeva conto.
Dopo cena, andarono via tutti tranne Paulo.
Domani avrebbe preso il volo per la Spagna e poi da li per l'Argentina; mi sarei aspettata maggiore entusiasmo da parte sua ma, non sembrava cosi emozionato o forse solamente ero io che non me ne rendevo conto.
-hei, va tutto bene?- mi sedetti accanto a lui nel divano; avremmo dovuto dormire altrimenti domani mattina non ci saremmo alzati in tempo però, questi momenti in cui potevo scoprire qualcosa di lui mi piacevano cosi tanto che neppure tutto il sonno del mondo mi avrebbe desistito dal domandargli cosa gli stesse frullando per la testa.
Mi sorrise con una leggera curva che gli si dipingeva morbidamente sul volto e la mia mente pensò solamente a quanto fosse adorabile ed infinitamente bello.
-si- il suo tono basso e roco mi fece preoccupare ma non volevo forzarlo, perciò mi avvicinai maggiormente al suo corpo e ne afferrai le spalle invitandolo ad appoggiarsi sul mio petto.
Il mio corpo si distese sotto il suo e la sua testa, comoda sul mio petto, venne accerezzata lentamente dalle mie mani.
Il suo respiro non era il solito di sempre e le mie orecchio lo percepirono bene ma, mi sarebbe bastato saperlo al sicuro.
-non voglio partire- fu più un lamento che una vera è propria frase candidamente scandita.
-hai paura dell'aereo?- ci scherzai sopra per fargli capire che andava bene anche se non voleva parlarne.
Avrei aspettato quando si sarebbe sentito pronto.
Non sapevo bene il rapporto che avesse con il suo paese natale; potevo solo immaginare cosa volesse significare per lui ma allo stesso tempo, ero cosciente del fatto che ci fossero troppe cose che ancora avrei dovuto imparare a conoscere.
-e se poi l'aereo cade, sai quante cose ancora devo fare?- scherzo anche lui intrecciando le dita delle sue mani alle mie.
Erano sempre calde a differenza delle mie che sembravano piccoli ghiaccioli.
-portarmi in sud America con te, ad esempio- alzò il capo e mi guardò sorridendo.
-verresti in Argentina?- annui contenta.
Ci sarei andata e come, morivo dalla voglia di conoscere uno dei posti più belli dell'America del sud e la sola idea che le persone potessero essere anche lontanamente simili ad Alicia, mi faceva solamente innamorare ancora di più.
-voglio conoscere tua nonna e i suoi buonissimi alfajores e poi, mi hai promesso un giro sul tuo vespino blue - rise di cuore e gli si illuminarono gli occhi.
-ti amo- lo sussurrò sulle mie labbra che cercarono disperatamente di catturare le sue.
Non era l'Argentina il problema e mi chiesi cosa potesse non andare per il verso giusto.
Sarebbe stato il suo primo mondiale e non c'era di bisogno che mi confermasse quanto orgoglioso fosse di indossare la maglia della seleccion Argentina; quello penso sarebbe stato il sogno di qualsiasi giocatore albiceleste.
-sono tutti dei senatori ed io, sono il più giovane- senatori in che senso?
-essere giovani è un problema?- scosse la testa e forse cercò di spiegarmi meglio cosa volesse realmente dirmi.
-si conoscono tutti, alcuni di loro sono compagni in altre squadre, altri invece giocano insieme da molto tempo, mi sento l'ultimo arrivato- annuii capendo finalmente che cosa intendesse.
-hai Higuain con te e poi, se ti hanno convocato vorrà dire che a qualcosa gli servirai- provai a cercare di calmare il suo nervosismo ma, non conoscevo minimamente l'ambiente in cui si allenavano e dei giocatori con cui avrebbe creato la rosa argentina, ne conoscevo alcuni e solamente di nome.
Ovviamente Messi era di per se una questione a parte, da solo credo riuscisse a creare tanta attesa da parte di tutti i tifosi del mondo.
Conoscevo Di Maria perché era stato preso dal Paris Saint German e giocava insieme a Cavani, Mbappé, Neymar e Dani Alves con la quale continuavo a sentirmi perché mi ci ero affezionata.
Sapevo che fosse stato convocato Fasio, il difensore della Roma e poi, apparte lui e Higuain, conoscevo Cristian Ansaldi che giocava nel Torino e per ovvie ragioni sapevo chi fosse e Lucas Biglia perche giocava nel Milan e più o meno, i giocatori del campionato italiano sapevo riconoscerli.
- hai ancora 24 anni e potrai giocare almeno altri due mondiali oltre questo, magari non troverai lo spazio che speri di ottenere ma rimani comunque un ottimo giocatore, aldilà del fatto che ci sia Messi- sapevo che doveva essere difficile farsi spazio dietro ad un giocatore che era considerato una vera e propria leggenda ma, bisognava comunque non arrendersi.
Il mondiale era fatto di grandi nomi come quello di Cristiano e Messi e persino per loro era difficile scendere in campo con la consapevolezza che qualcuno prima di loro aveva fatto magie.
Maradona per primo.
Purtroppo o per fortuna, i confronti con i vecchi miti ci sarebbeto stati per sempre,bastava solamente prendere coscienza delle proprie capacità e vivere le partite con il massimo della tranquillità ma questo, era più facile a dirsi che a farsi .
-non mi sento ottimista come al solito- accarezzai i suoi capelli e vi posai un bacio sopra.
Speravo con tutta me stessa che comunque fosse andata, da titolare o da non titolare quella che si sarebbe portata dietro sarebbe stata una bella esperienza, anche solo utile per imparare a gestire una situazione di cosi grande ansia .
-ad ogni modo io porterò fieramente la tua maglia e costringerò Mat ad imparare l'inno argentino cosi allo stadio potrà urlare come un matto- rise e il suo petto vibrò sul mio corpo.
Strinse le sue braccia attorno al mio , facendole passare sotto la mia schiena che si sollevò dal divano; continuai a dedicarvi attenzioni nella speranza che un po della sua tensione si allontanasse.
-mi insegneresti a giocare a calcio?- rise di cuore
-che c'è da ridere, dico davvero- mi guardò con una scintilla di divertimento negli occhi
- tu, ma se non vuoi fare un po di cyclette- uhm, effettivamente non aveva tanto torto ma se il mio allenatore sarebbe stato lui, credo che la palestra sarebbe potuta diventare il mio hobby preferito.
-Dybala, chiederò a Gonzalo di allenarmi se tu pensi di non potercela fare- mi morse un lembo di carne del mio addome,provocandomi  del solletico.
-io sono nato per farcela- poco modesto
-tu sei nato e caduto dalla culla, ecco perché siamo finiti per stare insieme- mi piegai sorreggendomi suoi miei gomiti e lasciai che mi baciasse.
-andiamo a letto?- mi chiese ed annui lasciandolo alzare dal divano.
-andiamo a dormire- sbadigliai e mi afferrò da sotto le cosce portandomi in braccio per tutte le scale.
Le lenzuola erano calde grazie alla coperta elettrica che avevo pensato bene di accendere; lasciai cadere la mia testa sul fresco cuscino e aspettai che spegnesse la luce per infilarsi sotto le coperte.
Era la prima volta che dormivamo insieme a casa di uno dei due e il solo pensiero accelerò i miei battiti.
Questo rendeva le cose ancora più concrete, come se per la prima volta mi rendessi conto che Paulo non era legato alla mia vita solo nel momento del lavoro o durante le ferie.
Paulo era la mia quotidianità e nulla aveva un sapore migliore del gusto che queste parole lasciarono sulla mia bocca.
Mi avvicinai al suo corpo nudo, coperto solamente da un paio di boxer, e mi ci strinsi contro per farmi stringere.
Il mio sonno iniziava a dipendere dal suo profumo e dal rumore del suo respiro, cosciente del fatto che avrei avuto non poca difficoltà ad addormentarmi senza di lui al mio fianco.
Durante la notte ero sempre stata una che si muoveva costantemente e difatti l'indomani mattina, il mio letto sembrava più un campo da guerra che altro.
Le coperte giacevano puntualmente ai piedi del letto e d'inverno finivo sempre per svegliarmi infreddolita e con le gambe strette strette per trattenere la pipì; di certo non ero una ragazza tranquilla e se solo mi beccavi in un periodo particolarmente stressato della settimana, ero capace di scalciare come un cavallo imbizzarrito.
Mat ne era a conoscenza e pagava la presenza di alcuni lividi alle gambe, per tutte quelle volte che lo avevo costretto a dormire con me nel mio letto, privandolo della stanza che ormai i miei gli avevano sistemato a casa mia.
In soli dieci minuti mi ero già rigirata due volte e sentivo Paulo che si lamentava silenziosamente e mi veniva da ridere.
-tutto okay?- gli chiesi mentre nel buio più totale nascondevo un sorriso furbo sulle mie labbra.
-si- mi rispose ed io allacciai la mia gamba sinistra alla sua destra, in modo da poter stare più comoda sul suo corpo.
C'era una differenza sostanziale tra Mat e Paulo e se avevo anche solo minimamente pensato di ignorarla, questa di certo non ignorava me.
-non avevi detto di aver sonno?- mi chiese con la salivazione forse ridotta allo zero.
-si, sto cercando di trovare la posizione migliore per dormire- finsi di non sapere quale fosse realmente il suo problema ma, purtroppo una risatina scappò dalle mie labbra.
-ed io che pensavo che stessi sperimentando una qualche tortura cinese nei mie confronti- risi non riuscendo più a trattenermi.
-scusa- gli baciai il petto tonico
Afferrò il cellulare dal comodino e la luce del display che venne accesso, mi costrinse a chiudere gli occhi serrandoli tra di loro.
-la sveglia suonerà tra quattro ore- lo poggiò nuovamente al suo posto e avvolse le sue braccia attorno al mio corpo, stringendolo totalmente al suo.
Questa cosa che non riuscivo a controllare il mio corpo iniziava a sfuggirmi di mano e non riuscii effettivamente a capire se fossi preoccupata o stuzzicata da questa cosa.


Io li amo, l'ho detto?
L'ho detto!
Io li amo davvero troppo, mi sono affezionata a questi personaggi, frutto della mia mente, al punto che non passa un singolo giorno di questo periodo,in cui io non gli dedichi del mio tempo, anche solo per scrivere due righe e metterci un punto,nell'attesa che l'ispirazione quella vera si impossessasse di me.
Spero vi piaccia e mi scuso se aggiorno un giorno si ed uno no, ma mi sono accorta che molte ragazze stanno iniziando a leggere la storia da poco e per quelle che sono giunte a capitoli più o meno vicini a questi ultimi, sto dando loro il tempo di portarsi al passo,confidando nei vostri spettacolari commenti che vi assicuro mi riempiono il cuore di gioia.
Sentirvi parlare di Gwen e Paulo mi fa toccare il cielo con la punta delle dita perché penso che un po, pochino pochino pochino, questi personaggi stanno riempiendo dello spazio delle vostre vite.
Vi ringrazio tanto, per tutto ❤️.
All my love for you.

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now