Capitolo 49

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-sono un po' agitato- mi volto a guardarlo e noto i tratti del suo viso leggermente corrucciati e lo osservo toccarsi spasmodicamente il tatuaggio sul braccio.
-le sorprese ti fanno quest'effetto?- gli chiedo sorridendo.
-non ho mai ricevuto una sorpresa che non fosse qualcosa che più o meno avevo capito o che comunque mi aspettavo; aggiungi pure il fatto che me l'hai organizzata tu e ogni volta le cose che fai mi lasciano senza parole- sono stupita dalle sue parole, non è mai stato un ragazzo che esterna i suoi sentimenti, tranne in casi in cui si sent veramente a suo agio.
Ho imparato ,nei mesi trascorsi, a capire che tipo di persona è: riservato,timido e molto legato a cose che assolutamente non dovremmo dare mai per scontate, come la famiglia e gli amici.
-devi solo essere te stesso e spero ti divertirai, almeno un po; io mi sono divertita tantissimo- apro la porta della stanza dove ho organizzato questa piccola sorpresa per lui e faccio il segno ,con il dito sulla bocca, di fare silenzio.
-posso entrare?- annuisco e lo lascio passare
-Dybala!- urlano i bambini, comodamente seduti sulle loro sedie di plastica.
Guardo Paulo, che mi guarda sbalordito e poi ritorna a guardare i bambini,fortunatamente tenuti a bada dagli altri ragazzi dello staff.
-buongiorno piccoli- li saluta sorridendo e si va a sedere al suo posto.
-ho mantenuto la promessa- dico ai bambini che mi guardanto contenti e questo è sufficiente a farmi sentire al settimo cielo.
-spieghiamo a Paulo che cosa ci fate qui?- gli chiedo facendoli zittire per alcuni secondi
-sono tutto vostro- gli risponde il bell'argentino.
-loro ti faranno delle domande e tu ,se vorrai gli risponderai- gli dico, facendogli capire che stiamo simulando una sorta di conferenza stampa.
Utile a me che devo scrivere quella famosa biografia su Paulo. Sapevo fin da subito che sarebbe stato un lavoro difficile da portare a termine ma, non avrei mai immaginato che scrivere su un'altra persona si rivelasse davvero impegnativo.
Non avrei potuto scrivere tutto quello che avrei voluto per come lo avevo effettivamente pensato ne, avrei potuto scrivere tutto quello che riguardasse la vita di Paulo anche se poi, alla fine Paulo non aveva maschere.
Un bel paradosso, se consideriamo che il suo segno di riconoscimento era proprio la Dybala mask.
-perfetto ,iniziamo allora- si porta il microfono vicino alla bocca, mentre io afferro il primo gelato (microfono intendo) disponibile e mi chino vicino ad un bambino.
-io ti ho già visto!- dice un piccoletto della prima fila
-si? E dove mi hai visto?- gli domanda Paulo, sbagliando come sempre ad azzeccare il suono della v, scambiandolo sempre con quello con la b...il che mi fa venire in mente Belen e devo trattenere a stento le risate; il bambino invece arrossisce e si sventola il foglio in faccia.
Ti capisco amico, ti capisco!
-Pau,noi siamo pronti, tu sei pronto?- gli domando
-sono prontissimo- mi risponde e si sistema meglio il microfono
-ci-ciao Paulo, mi chiamo A-Andrea e vengo da Santo Stefano Ticino, provincia di Milano e ho sette anni-vorrei ridere della cosa e dell'espressione di Paulo che chiaramente si sta stupendo di quanto informato sia il bambino.
-la domanda?- ricordo al bambino
-la mia domanda è: quale è stato il tuo primo goal da bambino e che cosa hai provato?- mi giro ad osservare Paulo e sta sorridendo nella direzione del bambino e probabilmente anche nella mia.
-questa è difficile. Non è facile ricordare però, una delle cose che mi ricordo è che: davanti a casa mia con i miei fratelli, abbiamo disegnato una porta sul muro de casa e mama e papà quando hanno visto questo, che gli abbiamo graffiato tutta la casa, ci volevano ammazzare; però penso che lì ho cominciato a fare tanti goal con i miei fratelli, avevo circa due o tre anni- l'immagine di un bambino con i vestiti di taglie molto più grandi alle sue, le maniche della maglia che gli arrivano fino ai gomiti e le ginocchia sbucciate dalle infinite cadute, mi scalda il cuore.
-perfetto, passiamo alla prossima- faccio un passo avanti verso il prossimo bambino.
-ciao io sono Tiziano ho...ho- il bambino è molto emozionato e si perde tra le parole
-è tutto okay, sei bravissimo e lui aspetterà quando sei pronto- gli accarezzo il viso e il bambino mi sorride
-pronto?- gli domando
-si, io sono Tiziano e vengo da Terrarossa,ho sette anni e la domanda è: se tu tornassi indietro, cosa faresti di diverso per diventare ancora più forte?- ritorno a guardare Paulo sorridendogli
- pensavi che fossero bambini eh? Questi qui, sono dei piccoli giornalisti professionisti - gli dico facendo ridere contenti i bambini che si sentono ,ovviamente ,lodati.
- è bella sta cosa, perché i giornalisti in generale fanno sempre le stesse domande, mentre qui ci sono domande diverse a cui non avevo mai risposto- mi fa un occhiolino,avendo capito che le domande le ho preparate io.
Al rientro da Napoli, ho proposto questa iniziativa al Presidente che , l'ha trovata ottima soprattutto perché era l'ennesima dimostrazione che volevamo creare un rapporto di continuità tra la squadra e i tifosi.
Grandi o piccini che fossero.
-comunque, qualcosa che mi piacerebbe tornare a fare, sarebbe migliorarmi sicuramente con il destro, che non sono tanto capace come con il sinistro e poi, sicuramente mettere su un po' più di forza fisica in palestra. Ho cominciato a farla qua alla Juve perché, in Argentina e quando sono arrivato al Palermo ne facevo poca- si toglie la felpa gialla e un bambino della seconda fila gli dice "anche io sono fortissimo". Paulo lo intercetta con lo sguardo e gli sorride dicendogli " bene, bravo meglio così ".
-bene- tossisco imbarazzata -passiamo al prossimo bambino- chiederei una bottiglietta d'acqua se potessi.
-sono Edoardo e ho dieci anni, la mia domanda è: "cos'è che devo mangiare per essere forte come te?"- sorrido della cosa e mi intenerisco ,capendo che veramente lui è l'idolo di questi piccoli.
Quando ho formulato le domande, mi sono posta mille e mille problemi perche, non volevo che risultasse una conferenza stampa pesante e sopratutto mi serviva sapere cose che lo rendevano piu Paulo è meno Dybala numero dieci.
Pensare come i bambini è molto difficile; spesso crediamo che questi piccoli esseri pensanti siano facili da prevedere ma, ci sbagliamo di grosso.
La mente di un bambino è capace di percepire cose che noi ignoriamo perchedi crediamo, arrogantemente, di sapere già.
-a quest'età devi mangiare tutto quello che vuoi! Devi mangiare il cioccolato perché è la cosa più bella e poi, quando arriverai ad allenarti e sarai più grande e il tuo corpo ne avrà bisogno, sicuramente dovrai mangiare meglio e fare il sacrificio di lasciare queste cose che ti piacciono di più e che piacciono a tutti, come :i dolci, la CocaCola e queste cose che ho lasciato io per sentirmi fisicamente meglio dentro il campo- si tocca la bocca e stringe le labbra tra di loro, assottigliandole ancora di più; poi riafferra il microfono e continua dicendo- io però alla tua età e fino a quando avevo quindici anni ho mangiato tutto, patatine fritte e tutto, poi per fortuna è andata bene però, dopo i quindici anni mentre passavano gli anni, un anno ho lasciato la CocaCola, un altro anno le patatine fritte eccetera- il bambino gli sorride grato e lui ricambia.
Paulo Dybala, sarai la rovina più bella dei miei giorni.
-ciao Paulo,sono Martina e ho nove anni e vengo da Milano; quando arrivi in campo ti senti agitato? Cosa fai per non pensarci?- ci pensa su alcuni secondi probabilmente per ordinare bene le idee.
-non è facile perché,da quando usciamo dall'albergo che saliamo sul pullman fino allo stadio, ci sarà mezz'ora che comincio già ad immaginarmi la partita e...comincia lì,non solo quando entro in campo; poi per fortuna faccio quello che mi piace quindi,una volta che entro in campo sono già con la testa tranquilla perche so che devo entrare e dare il meglio di me, che ho già preparato durante tutta la settimana- gli sorrido perché si sta impegnando e non sta sottovalutando la situzione.
-va bene?- domando alla bambina che non smette di guardarlo ammirata, il che mi fa pensare che probabilmente potrei avere la stessa faccia da pesce lesso ogni qual volta ci parlo.
Mi riprendo dal divagare e passo al prossimo bambino.
-ciao Dybala,sono Fabio e vengo da Candiolo-
-ciao- gli risponde la joya, sorridendo con me, della cadenza e del tono di voce del bambino.
-la mia domanda è: quale è il giocatore burlone della Juve?-
-cosa è il giocatore burlone?- mi domanda
-il più divertente,il più simpatico- gli spiego e inevitabilmente mi passa in mente l'immagine dell'unico e solo Juan Cuadrado .
-ce ne sono tanti: Cuadrado ,Gonzalo Higuain, Asamoha. È un bel gruppo! Per fortuna, siamo tutti allegri e ci divertiamo dentro lo spogliatoio e questo fa il grande gruppo che poi si vede in campo,però penso che quello che mi chiedi tu sono quelli di prima.
Gigi, Barzagli e Chiellini un po' meno, però sono tutti divertenti- lo guardo,sapendo perfettamente che non è così e infatti lui mi fa un occhiolino.
Barzagli poi? Ma se è il più grande rompi scatole del gruppo.
-benissimo,andiamo alla seconda fila- passo dietro e do il microfono ad una bambina con le trecce.
-mi chiamo Giulia ,ho dieci anni e vengo da Torino; la mia domanda è questa: giocheresti una partita con noi bambini?- arrossisce e mi guarda intimidita
-certo,come no?! Sarebbe bello! Mi sa che ha fatto un'idea per la prossima volta. Farò un allenamento!- continuo a maledirmi mentalmente per aver scritto certe domande. Forse dovevo stare veramente male, perché Dybala in mezzo a tutti questi bambini,cosi a proprio agio, è come un pacco di sigarette.
Dovrebbero scrivergli che nuoce gravemente alla salute!
-attenzione Amely- sorrido contentissima alla bambina, una delle mie preferite.
Ha un sorriso cosi luminoso che quasi glielo invidio.
-guarda che lei è un futuro avvocato- gli dico a Paulo che la guarda sorridendo.
-noo,veterinario-mi corregge la piccola
-scusa scusa- gli dico immediatamente
-allora Amely, cosa vorresti dire a Paulo?- ovviamente la bambina arrossisce e so bene il perche.
-ciao Paulo, ho sette anni e vengo da Monza...quando tu perdi una partita, poi piangi negli spogliatoi?- mi volto immediatamente verso Paulo che mi guarda stupito, questa sicuro non se l'aspettava e un po sono stata stronza a chiederglielo,ma mi faceva ricordare il nostro primo bacio e in parte volevo che anche lui se lo ricordasse.
- due volte solo. Una in Argentina ,quando avevo diciassette anni ,dopo aver perso una finale, e l'altra è successa un po di mesi fa quando il mister mi ha sostituito, però poi quella volta dopo sono stato felicissimo- lo interrompo
-ovvio,siete andati a Cardiff- lui ride guardandomi e scuotendo brevemente la testa.
-no, non è per quello- mi fa capire che ha pensato a quello che ho pensato anche io quando ho scritto la domanda.
-comunque poi, non è mai capitato...penso che in quel momento era tanta la voglia di vincere che,aver perso quella partita mi ha fatto piangere- risponde alla domanda
-gli vuoi dire perche gli ha fatto questa domanda?- ovviamente,cerco di camuffare la cosa, Amely annuisce e io gli spiego.
-perché,lei fa scherma e ogni volta che perde quando torna a casa ,poi piange- la bimba mi afferra la mano rivolendo per se il microfono e io glielo porgo nuovamente.
-e che quando finisce,poi devo salire dal mio papà e mi metto a piangere- Paulo sorride intenerito ,forse ricordando anche lui di quando era piccolo.
-ciao sono Andrea e vengo da Torino...ho..ho sei anni e la mia domanda è questa: ma tu Paulo, tu volevi sempre giocare come me ,a scuola e a casa, ma le maestre in cortile non ci danno il pallone- sorrido al bambino e gli accarezzo la testa capelluta.
Cerco di capire che cosa voleva chiedergli e mi giro verso Paulo che lo guarda così innamorato che quasi svengo dalle forti emozioni che mi stanno attraversando .
-allora...a scuol-
-si,me la spieghi?- ride ed io con lui
-allora, a scuola non lo fanno giocare con il pallone e lui dice: a te capitava?-
-capitava anche a me perché,quando c'è il recreo...ehm como dices aqui en Italia? Es la hora de ir- forse non si rende nemmeno conto di aver inziato a parlare in argentino e che, tutti in quella stanza lo stanno osservando senza capirlo.
-la ricreazione, l'intervallo- gli traduco immediatamente
-si, l'intervallo..noi volevamo giocare sempre a pallone con i miei amici,però rischiavamo di far male ad altri ragazzi quindi,ci toglievano la palla subito-
-vedi? È un problema che continua- dico al bimbo che apparentemente non vuole farsene una ragione.
-e quando noi abbiamo trovato un pallone,la prima volta non ci abbiamo giocato ma qualcuno si è fatto il sangue- Paulo è leggermente confuso ma sorride della serie "quando non capisci sorridi e annuisci"
-ehe,capitava anche a noi-
Quando passo il microfono ad un bambino più grande, mi ricordo immediatamente del carattere peperino che ha e che mi ha fatto ricordare Mat.
-ciao, mi chiama Benjiamin e vengo da Masi in provincia di Padova nel Veneto-
-oh ma sti bambini tutti dieci in geografia-sussurra ,un po ad alta voce, un mio collega in fondo,facendo ridere tutti ma non il bambino interessato .
-si scusa- gli do nuovamente la parola
-Come fai a battere le punizioni così fantastiche? Magari,potresti venire a fare due tiri per il mio compleanno!- ecco appunto, potrebbe essere figlio di Mattia.
La stanza si riempie di risate e a Paulo brillano gli occhi.
-ce l'hai la porta?- gli chiede,rendendosi complice
-si, la attacchiamo con lo scotch- gli risponde entusiasta il bambino
-okay, se la facciamo allora vengo- solo cosi ha praticamente reso quel bambino felicissimo.
-è facciamo la traversa?- gli chiede un altro bimbo e Paulo semplicemente ride della innocenza e di tutti i sogni di cui sono pieni i bambini.
-tutto! Comunque per risponde alla domanda, penso sia questione di allenamento..non è mai facile,tante volte rimaniamo anche dopo l'allenamento per allenare anche le punizioni perché poi in partita a volte sono fondamentali per sbloccare una partita che,magari è chiusa o che serve una vittoria.
Per fortuna è una delle qualità che ho allenato tantissimo in Argentina e al Palermo,anche qui alla juve continuo a farlo e ho tanti compagni che hanno questa qualità di calciare bene e guardandoli imparo a mia volta- stappa la bottiglietta e ne beve un sorso,facendo muovere velocemente il suo pomo d'adamo.
-bene, prego signorina- passo il microfono ad un'altra bambina che indossa un cappellino alla trap.
-mi chiamo Marlene e ho sette anni, la mia domanda è questa: cosa provi,da  cosi giovane ad essere l'idolo e l'esempio per tanti bambini come me?- ovviamente, lo guardo immediatamente in volto perche questa era un'altra domanda a cui tenevo particolarmente. Paulo si imbarazza  e io sorrido dicendogli: "e siamo solo alla seconda fila" , questo lo fa ridere e sbloccare.
-ehe..-tossicchia- non lo so, non è facile rispondere...mi fa piacere,piacere perché è bello sentire dei ragazzi così giovani come voi dire queste parole. Mi fa piacere e io cerco sempre di dare il meglio di me ,tanto dentro il campo come fuori perché, dietro di un campo di calcio c'è una vita e penso che ho imparato da grandi giocatori che vedevo,come voi,quando ero piccolo e avevo il sogno di essere come loro e per fortuna ci sono riuscito. Quindi,ora cerco di dare l'esempio buono per i bambini che mi seguono e che stanno crescendo- so che in realtà ha più risposto a me che alla bambina e per questo me ne sento un po' in colpa.
-grazie- gli dico semplicemente e lui mi sorride
Quando mi volto in cerca del prossimo bambino, noto subito che è il bambino che parla unicamente l'inglese,per cui mi tocca tradurglielo.
-lui si chiama Alex e viene da Malta, fa la domanda in inglese e poi te la traduco-Paulo annuisce e guarda me e il bimbo confabulare in inglese.
-ciao Paulo, mi chiamo Alex e vengo da Malta and:Which is your favourite Juventus teammate do you get along with most ?and ,who is your past time Juventus idol?-
-bene, ti chiede: chi è il giocatore della Juventus che preferisci e con cui vai più d'accordo e chi  tra i giocatori della Juventus del passato è il tuo idolo- gli spiego
velocemente
-in questo momento,penso che sono troppo legato a Gonzalo Higuain. Siamo argentini ,viviamo abbastanza vicino e condividiamo tanto tempo insieme perché ci sono cose e persone a cui vogliamo bene-mi da il tempo di tradurre questo primo pezzo al bambino e appena gli do l'okay per continuare riprende a parlare.
-forse andare in nazionale insieme,ci ha fatto avere un'amicizia più grande e il rapporto che abbiamo in campo e lo stesso di quello che abbiamo fuori- annuisco contenta sapendo che è la verità e subito dopo lo traduco al bambino.
-quale era la seconda domanda?- mi chiede
-quale è il tuo idolo del passato che giocava nella Juve?-
-un idolo della Juve che guardavo sempre è Del Piero e Pirlo- 10 e 21, praticamente i suoi numeri di maglia.
-quale è stato il tuo primo ruolo da piccolo e poi come- interrompo il bambino
-sei emozionato di fare la domanda?- il bambino annuisce.
-ti va di dirci come ti chiami?-
-Andrea- bene,in Italia spicchiamo per fantasia.
-allora Andrea, stavi dicendo ...ripeteresti la domanda, per favore?- il bambino annuisce
-quale è stato il tuo primo ruolo da piccolo e poi,come hai fatto a trasferirti da attaccante e a trovarti cosi bene?- a Paulo queste domande sul calcio gli piacciono particolarmente, tant'è che si concentra come se dovesse rispondere ad un giornalista,nel pre o nel post partita.
-nel mio primo ruolo facevo l'attaccante a sinistra, perché giocavo con tre punte; poi con il tempo e il cambiare modulo ,ho cambiato tante volte e ho fatto la punta e anche il trequartista..poi - mi guarda confuso- scusa,quale era la domanda finale?- scoppio a ridere
-no no, va bene gli hai risposto, perché comunque se fossi stato in altro ruolo- lui annuisce immeditamente ricordandosi la domanda e quindi decide di compleatarla.
-ho avuto la possibilità di fare tanti ruoli però ,per fortuna mi trovo bene da mezzo campo in attacco e in qualsiasi posto- ha il sorriso più bello del mondo ed io non posso far altro che accettare con me stessa che, il mio cervello è letteralmente andato a farsi benedire.
Subito dopo, c'è Mattia il bambino di Roma che ,come Amely, mi ha fatta innamorare di lui.
-eccolo qui da Roma- gli accarezzo la schiena e vorrei sbaciucchiarmelo tutto, sopratutto per quelle guanciotte paffutelle che si ritrova. Quando è arrivato, un giorno fa, dopo che per sorteggio erano stati scelti i bambini, si era presentato tutto fiero e per niente timido.
Era venuto a baciarmi la mano e a lasciarmi una margherita gialla, raccolta chissà dove.
La madre lo guardava imbarazzata e rassegnata e osservandola mi aveva fatto pensare a mia mamma che, quando ero piccola mi guardava allo stesso modo proprio perche come Mattia, che guarda caso aveva il nome del mio migliore amico, mi cacciavo sempre nei guai e mettevo in imbarazzo i miei.
- ah Roma- dice Paulo imitando un accento romano pessimo ma che mi fa sorridere di cuore.
-ciao Paulo, mi chiamo Mattia e ho sette anni- lo vedo tentennare e mi guarda un po impaurito
-vai Mattia, è tutto okay..la domanda- lo vedo rosso in viso e ho tenerezza di lui quindi, mi abbasso al suo orecchio e gli sussurro "hai dimenticato la domanda?"
-ho dimenticato la domanda- dice spontaneamente.
Improvvisamente Paulo si alza e viene ad abbracciarlo dicendogli -è tutto okay, lei è brava...ti svelo un segreto, lei è la mia preferita. Ora,io torno a sedermi di là e lei ti dice la domanda e poi tu me la chiedi, ci stai?- Mattia annuisce contento e si battono un cinque mentre io sono felicissima,manco fosse mio figlio.
Suggerisco all'orecchio la domanda e poi lui la dice.
-ciao Paulo,ho sette anni e ho iniziato da poco a frequentare la scuola calcio, tu a che età hai iniziato a frequentarla? Se puoi,mi daresti dei consigli?- Paulo, manda giù il sorso d'acqua e gli risponde.
-io ho iniziato a quattro anni, giocavo per una squadra del mio paesino ed eravamo in cinque i più piccoli . A volte non arrivavamo ,quando mancava qualcuno, a fare la squadra però,penso che adesso tu sei ancora giovane e penso che il consiglio che ti darei è : quello di fare ciò che ti piace e ti fa essere felice; se ti piace giocare a pallone devi giocare per la felicità e non per altre cose; poi quando sarai grande avrai altri pensieri e obgettivi..però adesso penso che sei giovane e devi fare quello che ti piace- okay, forse devo spiegargliela io al bambino perche i costrutti sono spagnoli e non italiani.
-sei il migliore gioia- gli dice Mattia follemente innamorato.
-gioia?-chiede giustamente
-è la versione italiana della pronuncia di Joya (oia)- gli spiego e lui gli manda un bacio,mentre io mi sposto al prossimo bambino.
-ciao Paulo, io mi chiamo Riccardo e ho nove anni e vengo da Calderara. Tu, quando eri piccolo giocavi a casa col pallone, cosa ti diceva tua madre quando rompevi qualcosa?-
Paulo ride divertito del ricordo e questo fa ridere anche me, ricordando quando Alicia mi raccontò di quanto iperattivo fosse da piccolino e che gli avesse distrutto tutto il giardino.
-le piante soprattutto- dico involontariamente facendolo sorride ed annuire
-in quel periodo mia mamma si arrabbiava ,logicamente ,perche io e i miei fratelli giocavamo nel giardino di casa e tutte le piante erano distrutte perche giocavamo tutto il giorno,quindi :o ci faceva andare al campetto o ci portava in piazza o da qualche parte a giocare perche, dopo un mese o dopo tanto tempo non ce la faceva più a cambiare tante piante- l'immagine di un Alicia arrabbiata mi si materializza in mente.
Vi ho detto che la adoro?
-santa donna tua madre- glielo dico sempre
-Questo è uno dei più piccoli- gli spiego e lui mi sorride comprensivo
-ciao Paulo, mi chiamo Claudio e ho sei anni, cosa hai provato quando hai sentito ,per la prima volta, urlare il tuo nome allo Juventus Stadium?- mi stupisco della spigliatezza del bimbo e sorrido ammirata.
-è stata un'emozione molto grande, me la ricordo perché e stato il rigore contro il Chievo, che abbiamo pareggiato uno ad uno e non c'era lo stadio pieno perché quella volta mancava la curva sud,però penso che è stata un'emozione molto grande e mi è piaciuto tantissimo, poi per fortuna l'ho potuto risentire tante volte- si stringe i pollici,come ogni qualvolta è intendo a dare una risposta senza evitare di sbagliare e di mischiare italiano con Argentino.
-ciao, io sono Antonio, tu cosa pensi quando fai un goal?- si tocca il tatuaggio e poi si gratta la testa
-la prima cosa che penso è il mio papà perché , sempre tutti i goal che faccio glieli dedico poi,arrivano i miei compagni di squadra e cerco di festeggiare con loro e nel frattempo il mio pensiero va alla mia famiglia che è a casa o allo stadio a vedermi. Poi sai cosa? Penso ad una persona che ,una volta quando sono andato in un posto con questa persona ,lei mi ha detto che ogni volta che mi vedeva fare goal, gli ricordavo tutti quei grandi giocatori che hanno reso magica la sua squadra preferita, quella per cui perde la testa ed io, gli avevo promesso che avrei fatto tanti goal per lei,cosi la vedevo sorridere e la facevo contenta come piace a me. Quindi, si..penso a mio padre e a questa persona con cui sono molto legato- lo guardo sorridendo e mi batte il cuore come se mi stesse per venire un infarto, in questo preciso istante vorrei poterlo abbracciare e baciare, facendogli capire cosa stia provando.
Il suo sguardo rimane fisso per mio per alcuni istanti e vorrei che ci leggesse dentro tutte le mie emozioni, emozioni che portano indelebilmente il suo nome.
-ciao, io sono Stefano..i tuoi genitori, ti stressavano tanto per i compiti?- Paulo ride e annuisce.
-si,molto! A diciassette anni ho iniziato a giocare per la prima squadra argentina e dovevo andare in ritiro e mi mama non sapeva se mandarmi perche io stavo andando..stavo finendo la scuola ..la supplementare como lo dices aqui?- mi chiede
-superiori- lo corrego
-superiori. Devo dire grazie ai miei fratelli per aver tenuto mamma tranquilla e poi per fortuna andò bene ma, ogni anno ,dal primo fino all'ultimo mi minacciava dicendo che se non andavo a scuola non andavo neanche a calcio- sorride al bambino come a capire bene che cosa si prova
-siamo nell'ordine normale delle cose,come succede in ogni famiglia...andare a scuola è utilissimo- gli dico al bimbo che ovviamente mi ignorerà.
-siamo all'ultima domanda- rido già della cosa, ovviamente il pezzo migliore alla fine.
-ciao Paulo, sono Carlo e vengo da Pistoia...perché non ti crescono i peli?-
Paulo mi guarda spalancando la bocca e io a momenti ho le lacrime dalle risate.
-tu me pagas esto- mi risponde e io continuo a ridere.
-tu cara ha sido épica- anche lui, trattiene a stento le risate.
- la pregnuta Dybala, el nino sta esperando una respuesta- annuisce bevendo un po d'acqua e tornado a concentrarsi.
-scusami, dunque penso che dipenda dalla mia famiglia perché, ho un fratello di trentadue anni e ne ha poca, non come Higuain e altri della mia squadra...comunque io preferisco cosi, non voglio avere la barba almeno fino ai trent'anni- lo guardo di traverso e lui mi sorride trattenendosi dal farmi il dito medio.
Mi rimetto sui miei piedi, riacquistando tutte le funzioni delle mie gambe e lui mi imita venendomi vicino.
-me l'hai combinata grossa- mi sussurra vicino l'orecchio.
-ho tolto il dubbio a tutti- gli sorrido e lui mi sorride di rimando.
-bene, facciamo una foto tutti insieme?-annuisce e si mette dietro a tutti i bambini,abbracciandolo come può e dopo, gli dedica quelle attenzioni che richiedono, firmandogli cappellini,sciarpe, quaderni e magliette.

-ti è piaciuto?-gli domando, mentre lego i capelli ,in modo disordinato, sulla mia testa e mi sfilo i tacchi dai piedi,camminando a piedi scalzi fregandomene se qualcuno mi veda.
-è stato bellissimo, non pensavo avresti mai potuto fare una cosa cosi- osserva la foto che si è salvato nel rullino
-avrebbe fatto felici loro e spero anche te. Dopo la tempesta c'è sempre il sole- cito un banalissimo aforisma per fargli capire il concetto di quello che volevo che lui vedesse nuovamente.
-Gwen- mi ferma nel bel mezzo del corridoio, mentre due dei miei colleghi sono davanti l'ascensore e probabilmente stanno tornando a casa, la porta dell'ufficio del direttore è aperta e Martina sta attendendo che la fotocopiatrice all'angolo gli restituisca tutte le copie di cui ha bisogno.
-si?- gli chiedo guardandolo negli occhi.
-il mio sole sei tu- mi afferra il volto, delicatamente e con altrettanta delicatezza poggia le labbra sulle mie. Tutto somiglia ad un tocco di petali di fiori,delicato, intenso e profumato.
È l'alba che è appena iniziata, essa ha il sapore più dolce che abbia mai assaporato.
Sa di tante cose, molte delle quali ancora non so nemmeno cosa siano eppure, sono pronta a scoprire dove questa cosa ci porterà e guardandolo, posso specchiarmi nel suo sorriso che è la rappresentazione perfetta di quello che sta succendendo.
Ho appena toccato la felicità.
La juventus è sempre stata la famiglia, la casa e da adesso anche l' amore.


Eccomi qui, con un nuovo e spero emozionante capitolo, dedicato interamente al nostro Paulo Dybala.
Ho cercato, per quanto ne fossi capace, di mettere in risalto le sue qualità di essere umano che, prescindono dal suo talento in campo anche se poi, in fondo essere Paulo Dybala è anche quello.
Io, mi sono divertita tantissimo a scrivere questo capitolo che, vi svelerò che è stato scritto subito dopo la settimana di Pasqua e ch  ho revisionato qualche giorno fa, in via del fatto che avrei dovuto postarlo per voi.
Quando ho iniziato questa storia non mi aspettavo che tutte voi leggeste la storia ne che vi affezionaste ai personaggi, tanto quanto mi sono affezionata io.
Sono contenta che stiamo raggiungendo quasi le 1000 stelline ma lo sono ancora di più per tutti i bei messaggi che mi lasciate nei direct.
Vi leggo tutte e se ci impiego qualche giorno a rispondervi è perche cerco di avere parole originali per tutte, senza scadere nel banale.
Vi voglio bene ❤️.
Ci vediamo al prossimo capitolo

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