Natale Al Malfoy Manor

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24 Dicembre 1996

Il Malfoy Manor non mi era mai sembrato così freddo e così buio come quel Natale.

Le scale sembravano infinite, mentre le scendevo diretto in sala da pranzo. 

E mentre scendevo quei gradini mi domandai perché la vita era stata così crudele con un sedicenne qualunque.

Ogni gradino revocava i peggiori ricordi vissuti in quella casa.

Che paradosso. La propria casa dovrebbe essere il luogo più sicuro al mondo, non quello che più temi. Non dovresti temere ogni singolo passo.

Incontrai il mio riflesso in uno specchio nel corridoio.

Era ironico che il corpo fosse così bravo a nascondere le emozioni.

Il Draco dello specchio era... normale. Sguardo serio, spalle dritte, testa alta, vestiti perfettamente stirati, pelle perfetta e capelli ordinati. Però dentro ero perso, vuoto e solo.

Perso come un marinaio in una notte senza stelle.

Vuoto come un mago senza magia.

Solo come un uomo senza amore.

Harry era dall'altra parte dell'Inghilterra, a divertirsi con i propri amici. Io, invece, ero in quella maledetta casa, ad un passo da decidere il mio futuro.

Rendere felice me stesso o le persone più importanti della mia vita? Una domanda con troppe risposte, ma di cui solo una giusta.

Una risposta.

Una risposta per decidere tutto.

Trasportato dai miei pensieri ero arrivato a destinazione.

La Sala era illuminata da numerose candele. La tavola era stata apparecchiata con il servizio migliore di tutti, quello di argento.

Pansy fu la prima che vidi. Era seduta e stava ascoltando un discorso, annoiata, tra mia madre e la sua, sedute l'una difronte all'altra. Accanto a mia madre era seduta mia zia Bella e, successivamente, suo marito. Il signor Parkinson era seduto ad uno dei due capotavola. 

-Finalmente, Draco caro. Credevamo ti fossi addormentato- commentò divertita mia zia.

Abbozzai una sorta di ghigno. L'alternativa era sputarle in un occhio. 

Mi sedetti difronte al padre di Pansy. Ero io il capofamiglia dei Malfoy, in quel momento. Rimpiansi per un attimo l'assenza di mio padre.

Posai lo sguardo sulla mia migliore amica. Mi sorrise, ma quel sorrise si spense velocemente, appena si ricordò il motivo per cui eravamo lì, ma non solo. Aveva litigato con Blaise quella mattina, la mattina della Vigilia di Natale.

-Prima che arrivassi stavamo discutendo sul matrimonio. Abbiamo deciso che sarà a Luglio. Tuo padre sarà uscito di prigione, se tutto va come l'Oscuro Signore ha programmato. E andrà come lui vuole- disse Pansy.

Era così brava a fingere. Così come lo eravamo io e Blaise. Tre ragazzi trascinati dal lato sbagliato di una guerra che mai avremmo voluto.

Mentire era diventato semplice. 

In quel momento sarebbe bastata solo un'altra bugia, no? Oppure era arrivato il momento della verità?

Avevo vissuto così tanto nella menzogna che temevo la verità. La temevo come un bambino teme il buio. 

Che conseguenze avrebbe avuto?

Il fidanzamento mio e di Pansy era l'unica cosa che mi permetteva di essere me stesso. Perché rovinarlo? E per cosa, un amore adolescenziale?

Però Pansy amava davvero Blaise.

-Non credete sia prematuro... Non dovremmo aspettare la fine della scuola?- proposi.

-E' meglio che viviate un anno di matrimonio prima di mettere al mondo il primo figlio- constatò il signor Parkinson.

-A soli diciannove anni? Vorrei prima trovarmi un lavoro- disse Pansy sconvolta.

Lei aveva ambizioni, sogni, un amore da poter urlare al mondo. Io no.

Certe volte immaginavo cosa sarebbe successo se Pansy avesse tenuto il figlio suo e di Blaise. Io e lei ci saremmo sposati lo stesso? Suo padre l'avrebbe diseredata? 

Era passato poco più di un anno da quel giorno, ma ne sembravano passati dieci.

-Essere madri è più importante. Quando tu e Draco avrete il primo figlio, capirai- esclamò la signora Parkinson.

-No-

Notai di aver parlato, solo quando tutti si voltarono verso di me.

-Io e Pansy non ci sposeremo- 

La Signora Parkinson fece cadere il calice che teneva in mano. Il vino rosso si riversò sul tavolo di mogano. Mia madre sorrise. Il Signor Parkinson, invece, mi guardò confuso.

-Draco, sei ubriaco?- chiese Pansy.

Avrei voluto esserlo.

-Pansy, ti meriti di essere felice. E sai bene che con me non lo sarai- 

Decisi di dire la verità.

-Draco, per favore...- mi supplicò.

Mi alzai.

-Tu e Blaise siete i miei migliori amici, non posso farvi questo. Vi amate, io sono solo di intralcio- dissi rivolto alla mia migliore amica.

-Pansy, è vero?- chiese sua madre.

Lei annuì.

-E' una ragazzata. Pansy, sai bene che l'amore non è importante- disse suo padre.

-Io lo amo! Amo Blaise dal primo momento in cui l'ho visto. E lui ama me. Mi ama come nessun altro abbia mai fatto- disse lei sull'orlo del pianto, alzandosi in piedi.

In quel momento notai che indossava un abito nero. Nero come l'animo della guerra. Nero come la guerra là fuori, una guerra contro gli innocenti. E nero come la sua guerra interiore. Una guerra senza morti, ma tanto rumorosa da essere ascoltata.

Perché solo lei poteva urlare il suo amore?

Perché non mi opponevo anche io?

-Blaise Zabini è fidanzato...-  constatò il signor Parkinson.

Astoria Greengrass, una ragazza fragile e insicura, sarebbe crollata se Blaise avesse rotto il fidanzamento.

Nelle sacre ventotto, una ragazza lasciata dal fidanzato aveva difficoltà a trovarsi un nuovo partito.

Non avevo mai trovato Astoria simpatica o, solo, degna della mia amicizia, perciò non capii mai perché feci quello che feci. Forse volevo solo trovare una soluzione affrettata a tutto o, forse, avevo solo paura di affrontare mio padre, quando sarebbe uscito di prigione.

-Sposerò io Astoria-

Scusate per il capitolo non molto lungo e per l'attesa.

Tra problemi di Wattpad e/o di connessione, la settimana al mare e una nuova storia in scrittura, ho avuto davvero poco tempo.

Mi farò perdonare, lo giuro.

Cosa ne pensate del capitolo?

Non so se avrete notato ma sono in un mood abbastanza ""depresso"" e riflessivo per colpa di Given.

Vostra,
GINNY

Ps. Che ne pensate di questo scrivere seguendo i pensieri di Draco?

Un amore proibito || DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora