2. "LA MAGNIFICENZA È DI CASA!"

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GIULIANA

Il giorno successivo al trasloco la stanchezza si fece sentire. Avevo ormai cercato di cancellare dalla mente l'episodio "tenda" visto che non si poteva restare arrabbiati con il dolce Derek, che tra l'altro quella mattina stessa era venuto a farmi le fusa. Era perdonato.

Dopo aver chiamato la mia famiglia e mia sorella, avevo deciso di fare colazione con una Amina ancora assonnata e seduta a tavola come uno zombie.

'Preparo io la colazione! Cosa vorresti?' Le chiesi.

'Non lo so.' I suoi occhi ancora chiusi.

'Come non lo sai?' Era troppo buffa con quei capelli arruffati. Chissà se se ne era accorta. Non che i tuoi siano in uno stato migliore, Giuls...

'Non lo so.' Ripeté lei.

'Ehm... ok, ci penso io!' Conclusi. Probabilmente non avrei avuto più info di così.

'Non lo so.' Disse ancora una volta. Mi trattenni dal ridere. Erano anni che condividevamo una stanza, ma non la smetteva mai di sorprendermi.

Il nostro rapporto era cresciuto col tempo e, nonostante condividevamo una stanza con Clarissa, lei passava la maggioranza del suo tempo con Mia, un po' perché frequentavano i corsi assieme, un po' perché si era creata un'amicizia particolare tra loro. Io invece ero spesso con Clarissa e le altre, ma avevo ormai imparato a conoscere Amina e la adoravo. Come si poteva non farlo? Ricordavo ancora l'occasione in cui un paio di ragazzi erano interessati a lei e come lei si assicurò di smontarli per bene pur di farli scappare a gambe levate. Alla mia riflessione: 'Amina, volevano solo conoscerti meglio e non farti del male...', lei aveva risposto: 'Conoscere meglio me? Me? Nah, sicuramente volevano qualcosa di strano dalla sottoscritta. Mi sono assicurata che non si avvicinassero più. Problema risolto!' Venni poi a sapere da Mia che probabilmente non le erano piaciuti a pelle, quindi ero più che sicura che il giorno in cui avesse incontrato il ragazzo giusto, avrebbe cambiato idea sugli uomini. O almeno speravo. Con Amina la vita era una continua sorpresa.

Che dire di me? Potevo definirmi una secchiona nello studio e molto meticolosa. Ero riuscita ad avere il massimo dei voti all'esame di laurea e a coronare il sogno di diventare una Neuropsichiatra Infantile. La clinica privata Ferraris mi aveva assunta senza ulteriori richieste particolari, e con me anche altre amiche di università. Ad esempio, Rossella ed Elena avrebbero lavorato come medici, Giulia come pediatra e Melissa come psicologa infantile. Eravamo riuscite a fare domanda perché la mamma delle gemelle, la Dottoressa Chloe Valente, psicologa e in parte fondatrice della stessa clinica, sapeva che avevano bisogno di svariate figure. L'anno precedente aveva assunto Esmeralda, che si era laureata prima di noi, e l'anno dopo tutte noialtre. Alcune avrebbero lavorato come sostegno di altri medici, in modo da far pratica col mestiere, ed altre, come me, avrebbero iniziato direttamente a praticare la professione. Ero al settimo cielo! In più era stato trasferito da New York nella nostra clinica perfino il Dottor George Downey, ragazzo di Clarissa. Saremmo stati una squadra fortissima! Non avevo ancora incontrato il Dottor Ferraris di persona, l'altro fondatore della clinica e direttore della stessa, ma l'avrei chiamato quella sera stessa. Non vedevo l'ora di iniziare.

'Amina-'

'Non lo so.' E niente. Amina era ancora in fase di risveglio.

'In ogni caso quando lo saprai sarà troppo tardi, perché la colazione è servita. Perciò mangia.' Le dissi accomodandomi al suo fianco dopo aver messo dei croccantini nella ciotola di Derek.

Mangiammo in silenzio. Fortunatamente anche lei iniziò a svegliarsi non appena vide la Nutella sul tavolo, e non disse ulteriori "non lo so". Nel momento in cui finimmo, sentimmo bussare alla porta di casa. Chi poteva essere? Non aspettavamo nessuno...

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