17. UN LABIRINTO DI GARAGE

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JUNIOR

I giorni sembravano volare. Era già giovedì e gli eventi del precedente fine settimana un lontano ricordo. Quando ero uscito con Carlos non avevo alcuna intenzione di incontrare donne. Volevo semplicemente passare una serata tranquilla non pensando a nulla, ma quella sgualdrina si era avvicinata rovinando la nostra serata e sfidandomi in quel modo. Non volevo accettare la sua squallida provocazione, ma se l'era cercata lei. Quel modo di fare mi convinse ancora di più che la maggioranza delle donne erano senza dignità e rispetto di sé stesse. Come potevano farsi scopare in quel modo da uomini a caso, senza sapere neanche chi erano? Io non avevo goduto per nulla. Lei mi aveva chiesto di farlo e, quando aveva gridato e urlato fino ad essere sfinita, l'avevo lasciata lì. Era quello che voleva. Io non riuscivo a godere in situazioni del genere. Peccato di aver scoperto dopo che fosse probabilmente pericolosa. Se lo avessi saputo prima non ci sarei andato in quello squallido bagno. Ma il danno era fatto e nemmeno mi importava più di tanto.

La cosa che mi lasciò più perplesso di me stesso fu il mio comportamento la domenica precedente. Come avevo pensato di andare da testa riccia solo perché mi annoiavo? Avevo davvero ricercato una compagnia femminile e, soprattutto, femminista? Il fatto era che non riuscivo a ritenere la sua compagnia del tutto spiacevole. Era pur sempre una donna, vero, ma sembrava... diversa? Era fastidiosa e insopportabile, vero, ma in qualche modo diversa. E i suoi disegni erano davvero eccellenti. Non credevo fosse così in gamba nel suo lavoro. E Aizawa... anche a lei piaceva Aizawa. Per essere una donna aveva gusti singolari. Non si addobbava in maniera ridicola e non ricercava complimenti. Inoltre era acqua e sapone e le piacevano le moto. Forse l'avevo giudicata male inizialmente, ma dovevo stare in guardia. Non mi piacevano le mie azioni ultimamente, compreso il fatto che andassi da lei di mia spontanea volontà senza alcuna evidente ragione. E non mi piaceva quella strana sensazione che provavo ogni volta che c'era trenino Tom nei suoi paraggi. Non doveva importarmi. E allora perché ero restato con loro a guardare una squallida serie tv per finire infine addormentato? Dovevo ritornare in me. Dovevo ritornare me stesso. Il problema era che ultimamente non ragionavo più lucidamente. Ad esempio, quando mi aveva detto che ero un tatuatore qualunque mi ero sentito offeso. Lei non sapeva che quei disegni che imprimevo sul corpo delle persone, erano di mia propria mano. Li disegnavo io accuratamente. Non erano disegni presi a caso e semplicemente ricopiati. Ci tenevo a crearli personalmente. Sul corpo dei miei clienti dovevano esserci le MIE creazioni. Ma lei mi aveva semplicemente etichettato come un tatuatore qualunque. Avrei dovuto dimostrarle del contrario e lo avrei fatto presto.

C'era poi una sfida aperta tra me e testa riccia: lei mi vedeva come un rebus ed io vedevo lei come un puzzle. Le avevo chiesto di sorprendermi, cercando di risolvere quel rebus così tanto incomprensibile per lei. In cambio avrei cercato di unire tutti quei pezzi speciali di puzzle di cui lei era formata. Un'altra sfida che si poteva solo svolgere nel corso del tempo. Ero intrigato. Ero stato io ad aprire quella sfida e, stranamente, volevo portarla a termine. Non mi interessava del risultato, ero solo curioso di scoprire... lei. Ero curioso di sapere cosa si nascondeva dietro quella personalità così irritante e insolente. Probabilmente a lei non piaceva quella sfida e non le interessava più di tanto. Al diavolo. Si sarebbe fatto come dicevo io. Una cosa positiva di certo ce l'aveva: Derek il gatto.

In quei giorni che passarono fui molto impegnato col lavoro e non ebbi modo di incontrarla ulteriormente. Avevo solo notato Tom uscire da casa sua con un'altra ragazza, quindi non era rimasto solo con lei. Non che mi importasse, sia chiaro. E quindi quel giovedì era un'altra giornata di lavoro, ma non avendo clienti nella mattinata, mi dedicai ai disegni richiesti da altri clienti.

'Sono disegni impegnativi?' Chiese Lina avvicinandosi.

'Questi sono abbastanza semplici...' Risposi.

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