4. "AGLI ORDINI, PAPÀ"

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MATT

Quella mattina ero andato a lavoro più presto del solito perché avevo un lavoretto arretrato da svolgere urgentemente e, anche se avevo fatto tardi la sera prima e avevo riposato poco, dovetti per forza di cose andarci. Avevo dovuto passare la serata con Ana e i suoi genitori, non proprio la mia preferita, ma i Watson erano abbastanza esigenti al riguardo e, per mantenere buoni rapporti, avevo dovuto accettare. Nelle ultime due settimane Ana era diventata sempre più presente nella mia vita, a volte perfino assillante, e la cosa non mi piaceva molto. Ma cosa potevo farci? Era un fidanzamento importante che ci avrebbe portato fama e prestigio in tutto il mondo. Non potevo abbandonare l'idea allettante di essere finalmente riconosciuto ovunque e di fare affari con i migliori magnati del globo. In più avevamo il loro supporto legale e quello era più che importante. Era fondamentale. Se avessi spezzato quel fidanzamento non avremmo più avuto un sostegno così prestigioso. La Ana non mi dispiaceva, ripeto, ma sembrava essere più appiccicosa del mese prima. Aveva paura che l'avrei lasciata? Poteva stare tranquilla, non l'avrei fatto, ma non potevo prometterle fedeltà assoluta. Amavo troppo le donne per farmene bastare solo una. Le donne erano belle, intelligenti, seducenti. Le donne erano Donne. Cosa potevo chiedere di più dalla vita? Ovviamente amavo mettere in chiaro che, a parte fare l'amore, non dovevano aspettarsi altro. Con alcune di loro ci vedevamo di tanto in tanto e passavamo delle piacevoli ore in compagnia. Con altre era finita subito dopo la prima volta. Con la Vittoria, ad esempio. Nonostante lei sapesse delle mie condizioni, sembrava essere rimasta leggermente offesa dal mio comportamento. Quella mattina, come tutte le altre mattine, mi aveva semplicemente salutato con un freddo "buongiorno, Dottore" senza neppure degnarmi di uno sguardo. Tu sarai ancora mia, cara Vittoria... non resisterai a lungo...

TOC TOC

Qualcuno bussò alla mia porta e mi resi conto che era già passato l'orario in cui tutti gli altri dipendenti dovevano essere a lavoro.

'Avanti!' Invitai la persona ad entrare. E per la gioia dei miei occhi era una donna.

Melania Costanzo, la mia segretatia personale - e di mio personale avrei voluto che fosse stato anche il suo corpo - entrò sfoggiando il suo outfit lavorativo, compreso di gonna a tubino che evidenziava perfettamente le sue curve femminili.

'Buongiorno, Dottor Valente. Spero abbia riposato bene.' Lei era sempre così seria e tutta d'un pezzo. Chissà se sarei riuscito a modellarla...

'Avrei riposato meglio se nei miei sogni fosse apparso un viso come il suo...' Le dissi sorridendole malizioso. I complimenti facevano sempre effetto.

'Se ricorda, Dottore, domani abbiamo una riunione straordinaria. Le ho portato tutti gli incartamenti necessari.' Continuò lei come se quel complimento non le avesse provocato nulla. Strano...

'La ringrazio, signorina Costanzo. Lei è sempre molto efficiente.' Meglio ritornare sul professionale, Matt...

'Se è tutto ritornerei al mio lavoro, Dottore.' Concluse congedandosi e, con un cenno del capo, uscì dal mio ufficio. Beh, avrei avuto tempo per lavorare su di lei per farla sciogliere. La signorina Costanzo- aspettate, ma quel cognome mi ricorda altro... Costanzo... Costanzo... Ah! Che piacevole ricordo!

Costanzo come la Dottoressa Costanzo, o meglio, la Giuliana della porta accanto... Quella donzella era stata una piacevole sorpresa. Non mi sarei aspettato tanta grazia da quel visino curioso. Quei capelli corti fino alla spalla e quegli occhi dal colore indefinito erano stati davvero sorprendenti. E il mio fascino e la mia galanteria aveva colpito ancora, lo avevo notato dai suoi occhi, da come mi guardava. Il baciamano funzionava sempre e con lei non fu da meno. Avendola come vicina di casa avrebbe giocato a mio e anche a suo favore. D'altronde ero un bel vedere.

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