8. LA VERA FACCIA DELLA MEDAGLIA

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MATT

Quel giovedì sera tornai da lavoro molto tardi e, quando parcheggiai in garage, trovai Junior intento ad allenarsi e a prendere a pugni quel povero sacco per chissà quale ragione. Quando scesi dall'auto lui mi notò e si fermò, quasi allo stremo delle forze.

'Ehi, cuginetto... Ancora ad allenarti?' Gli chiesi.

'Ogni tanto fa bene sfogare la propria adrenalina.' Disse lui.

'È quello che fai ogni giorno. Quanta cavolo di adrenalina devi sfogare? Sembri perennemente arrabbiato col mondo intero.' Scherzai.

'Una delle poche caratteristiche che ho ereditato dal mio paparino.'

'Non te la prendere sempre con zio Marco. Sai che è un uomo giusto.' Lo difesi. Era un uomo freddo, vero, ma si batteva per la sua famiglia.

'Giusto non vuol dire buono. Molti sanno essere giusti, ma pochi lo fanno spinti dalla bontà.' Riprese a prendere a pugni quel sacco.

'Non dire sciocchezze! Tuo padre è soprattutto buono, altrimenti non avrebbe fatto ciò che ha fatto in passato. Te la prendi con lui solo perché non andate d'accordo, ma sono certo che si farebbe uccidere per te.' Cercai di farlo ragionare.

Lui si fece una risata derisiva.

'Certo, come no. Lo farebbe per le mie sorelle senza ombra di dubbio. Lo ha già provato, infatti. Ma per me? Non ci credo nemmeno a vederlo.'

'Va bene, vedo che siamo molto negativi stasera. Qualcosa è andato storto a lavoro?' Gli chiesi.

'Il lavoro è sempre piacevole. Alcune persone meno.' Roteai gli occhi a quelle parole.

'Junior, non tutti ce l'hanno con te, sai? Sei uscito completamente fuori razza tu...' Risi al pensiero. Nessuno era come lui in famiglia. Forse un po' suo padre, ma nemmeno era così negativo. E zia Chloe... lei era la gioia di vivere in persona.

A quell'affermazione si voltò di scatto fermandosi e guardandomi furioso.

'Scusa se non sono perfettino come tutti voi, Matt! Tu sei un cavolo di direttore a soli ventidue anni, le mie sorelle sono delle secchione, così come tua sorella, e quel so-tutto-io di Thomas crede di fare il paladino della giustizia lavorando perfino per mio padre! Andate tutti al diavolo!' Gridò improvvisamente. Rimasi per un attimo a riflettere su quelle accuse, e l'unica cosa che mi colpì fu l'ultima parte. Che c'entrava Thomas in tutto ciò?

'Avanti, cosa è successo con Tom? Siete sempre andati d'accordo.' Capii subito che aveva a che fare con lui.

'Niente. Non è successo niente. Mi da solo fastidio il suo modo di fare. È un ficcanaso.' Sì, ma quando l'ha incontrato?

'Ti dispiace spiegarti? Non ci sto capendo un tubo.'

'Non ho niente da spiegare. L'ho semplicemente incontrato poco fa mentre usciva da casa delle vicine.' Disse asciugandosi il sudore sulla fronte. Le vicine? Che ci faceva Tom lì?

'L'hai visto parlare con la mia dottoressina?' Gli chiesi. Se fosse stato così avrei dovuto farmi due chiacchiere col mio cuginetto numero due.

'Non sempre il mondo gira attorno a te, Matt. E poi la "dottoressina" non è di tua proprietà. Lui era in compagnia dell'altra antipatica. Sembra lavorino insieme ad un progetto di mio padre.' Spiegò. Ah... ora capisco... Gli sorrisi malizioso.

'Era in compagnia della tua amichetta? Ti ha dato per caso fastidio?' Il mio sorriso diventava sempre più ampio.

'Chiudi quel gabinetto che ti ritrovi invece della bocca! Perché dovrebbe darmi fastidio? Se la può pure portare a letto se ne ha il coraggio! Mi infastidisce il suo modo di fare e il suo intromettersi nelle questioni che non gli riguardano.' Certo, certo.

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