42. IL LABORATORIO SEGRETO

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GIULIANA

Non potevo credere ai miei occhi. Ero appena stata rapita? Ero stata sequestrata da un rispettabile dottore e da due pazze squilibrate? Come si erano trovati ad organizzare un complotto simile? E poi cos'era quel laboratorio?

'Benvenuta, cara dottoressa. Ti stavamo aspettando. Hai sentito la mia mancanza?' Fu proprio la donna dai biondi capelli lunghi a parlare, ossia Ana Watson, ex del mio fidanzato.

'Diciamo che non sono così eccitata di rivederti.' Risposi stringendo lo sguardo.

'Oh, peccato, perché io avevo questo grosso desiderio da quando mi hanno sospesa dal mio lavoro e sono stata obbligata a starti lontana. Soprattutto da quando mi hai rubato l'uomo.' Pronunciò l'ultima frase indurendo il viso.

'Io non ho rubato niente a nessuno, Watson. Ora mi spiegate che ci faccio qua? Sapete che questo è un crimine?' Chiesi loro. 'Credo che tu lo sappia, cara Ana, soprattutto visto che eri un avvocato. Sottolineo, eri.' La provocai. Ero furiosa. Lei scoppiò in una risata malvagia, mai quanto quella di Amina.

'Tu dovevi sparire dalla mia vita e da quella di Matt. Se non l'avrò io, non l'avrai nemmeno tu, stupida mocciosa. E ho trovato in Luigi il giusto compromesso, vero?' Si rivolse a lui. Mi voltai a guardarlo in cagnesco.

'Beh, l'unico modo per averti tutta per me, Giuliana, era organizzare una cosa del genere. Ana mi ha solo incitato a farlo. Ora non potrai più scappare da me.' Disse sorridendo come uno psicopatico. 'Finalmente vivremo insieme felici.' Oh mio buon dio, questa è una casa di matti!

'E chi ti dice che voglio stare con te?!' Sbottai stringendo i pugni.

'Io. Lo dico io. Non hai altra scelta. Imparerai ad amarmi e ad obbedirmi.' Sta calma, Giuls. Uscirai viva da qui... oddio!!!

Mi guardai attorno in quel laboratorio che sembrava essere la scena surreale di un film. Avevo assunto sostanze stupefacenti e avevo le allucinazioni, o ciò che i miei occhi vedevano era reale? Rimasi a bocca aperta nel guardare quello spettacolo raccapricciante.

'Ti piace la mia collezione? Sapevo che ne saresti rimasta stupefatta...' Sentii dire da lui.

'C-cosa significa tutto questo? È-è tutto finto, v-vero?' Iniziai ad incespicare per il tremore che mi stava venendo. Non poteva essere vero, era solo un brutto gioco della mia immaginazione.

'Finto? Perché non ti avvicini a dare un'occhiata?' Mi chiese, al che la Watson scoppiò a ridere. Vipera.

'Mi dici cosa succede in questo laboratorio?! Sei stato tu a fare tutto questo?! Sei... tu sei...' Non riuscivo a dire quella parola. Possibile fosse un- no, Giuls, ci deve essere una spiegazione a tutto ciò...

'Un assassino? Oh, così mi offendi, amore mio...' Si mise una mano sul cuore. 'Questo è un laboratorio di sperimentazione.' La sua voce molto somigliante ai pazzi psicopatici delle serie tv Netflix. Volevo piangere, ma tanto piangere. Un laboratorio di sperimentazione?

Davanti a me vi erano delle teche riempite con del liquido, in ognuna di esse pezzi di esseri umani. Una era riempita di occhi dal color azzurro, occhi umani. Un'altra era piena di teste di giovani donne dai capelli castani e corti. A quella vista mi si scombussolò lo stomaco e mi venne da vomitare. Mi coprii la bocca, ma non feci in tempo che vomitai sul pavimento succhi gastrici. Mi sentii mantenere i capelli, ma mi scostai rapidamente.

'Non mi toccare!!!' Urlai cercando di trattenere l'istinto di vomitare ancora. 'Che vuol dire tutto questo??? Hai ucciso tutte queste donne tagliando loro le teste ed estraendo gli occhi dalle loro orbite??? È questo che vuoi fare anche a me???' Gridai con quanto fiato avessi in gola.

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