20. A TU PER TU

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AMINA

Quel sabato mattina mi svegliai più confusa che mai. Era stata una settimana intensa, tra lavoro e un certo tizio che stava praticamente sempre nell'aria. Quando non volevo incontrarlo, appariva. Quando non volevo vederlo, si materializzava. Coso, o Marco, o M.J. - come avevo ormai deciso di chiamarlo - era diventato una costante nella mia magnifica vita. E non solo. Si era rivelato... diverso. Diverso da come mi aspettavo. In meglio? Non sapevo. Ma mi aveva portato di nuovo in moto, il che era stato fantastico. Non mi aveva portato chissà dove, in realtà non ci eravamo fermati da nessuna parte, ma mi ero goduta tutto il viaggio che era stato sublime. Il ragazzo ci sapeva fare con la moto e con i... silenzi in moto. Non aveva aperto bocca, il che lo avevo apprezzato un mondo. Non volevo che quel momento venisse rovinato, non da quello che avrebbe detto, ma dalla mia reazione alle sue parole. Quando si trattava di lui ero sempre sulla difensiva, quindi ero contenta di essermi goduta quel giro in tranquillità. In realtà non sapevo neppure perché mi veniva sempre da rispondergli in quel modo, ma il suo modo di fare faceva scattare l'assassina che era in me. Almeno fino a quel momento, fino al momento in cui avevo saputo che sapeva disegnare magnificamente, amava Aizawa e ci sapeva fare con Derek. Ah, e voleva portarmi in moto e forse farmela guidare un giorno. Forse non era un rebus così... complicato.

Il problema sorgeva con me stessa. Avevo una grossa sfiducia negli uomini e non mi veniva naturale stare in loro compagnia o fidarmi completamente. E M.J. sembrava proprio quella sorta di uomo da cui stare alla larga e da evitare a tutti i costi. O mi sbagliavo? No, non mi sbagliavo per niente, perché non ci aveva pensato due volte a portarsi nei bagni una ragazza, quindi questo faceva di lui uno squallido essere umano di sesso maschile. E più squallida ancora io ad aver accettato di aiutarlo. Cosa credevo di fare? Cavolo, il ragazzetto si era messo nei guai ed io dovevo tirarlo fuori? Ma che diavolo si erano messi in testa quei cugini Valente? Prima "faccino innocente", ossia il triste discendente del fantastico Matteo Valente, e poi coso? Erano proprio usciti fuori con lo stampo sbagliato quei due...

'Ti vedo pensierosa, Amina... cos'è successo ieri da ridurti così?' Chiese Giuliana non appena mi vide fissare il vuoto seduta sul divano.

'Indovina...' Sospirai.

'Junior. Cosa vuole ora? Altri dolci?' Sorrise.

'Magari. Sarebbe meglio.'

'E se Amina è pronta a sacrificare i suoi dolci, vuol dire che è una cosa seria.' Disse venendosi ad accomodare accanto a me preoccupata. 'Devo ammazzarlo?' Chiese.

'No... oddio, se proprio ci tieni fallo. Non obietterei, ma mi sa che non è solo Matt ad essersi messo nei pasticci...'

'Non mi dire che anche lui vuole che lo aiuti...'

La guardai ed iniziai a raccontarle cos'era successo la sera prima dopo che ero stata prelevata da casa nel bel mezzo di un piano anti-Watson. Le dissi che avevo conosciuto Carsos-

'Carsos?' Mi aveva chiesto lei.

'Beh, in realtà è Carlos, ma lo chiamerò così.' Le avevo spiegato.

Poi continuai a raccontarle in che terribile situazione si erano venuti a trovare entrambi e come io e Licia avremmo dovuto dar loro dei consigli, fino a dirle che la sottoscritta, Amina Luigia Iflah, doveva parlare con Marco Valente Senior dei guai del figlio poco prediletto. Io, colei che il signor Valente aveva assunto a distanza. Io, colei che il signor Valente non voleva più vedere dal vivo, ma solo tramite posta elettronica.

'Ed ecco la soluzione, Amina!' Esclamò improvvisamente Giuliana.

'Wow, hai già trovato una soluzione, Giuls! Yuppi! Allora ti prego, risolvi tu questo problema!' Quasi mi inginocchiai.

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