12. DISCO-PUB

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JUNIOR

Avevo sicuramente perso la ragione. Cosa avevo creduto di fare quella mattina? Il mio obbiettivo era solo quello di prendere in giro testa riccia in modo da rovinarle la giornata. Quando l'avevo vista camminare verso l'uscita del cortile, avevo pensato fosse l'occasione perfetta per stuzzicarla e farla impazzire. E allora come cavolo era finita sulla mia motocicletta?! Nessuno vi era mai salito, nemmeno le mie sorelle, o Matt, o trenino Tom, nonostante tutte le volte che me l'avessero chiesto. La moto era mia. Ero geloso di essa. E cosa avevo appena fatto? 'Sali a bordo'?! L'avevo invitata di mia spontanea volontà sul mio gioiellino? Ero impazzito o cosa? Ma poi proprio lei, la persona più fastidiosa ed inutile della terra! Era pur vero che quando avevo notato il suo sguardo di profonda ammirazione per la mia moto, avevo capito quanto le piacesse. I suoi occhi avevano passato in rassegna tutti i suoi pezzi e tutta la sua maestosità, fino a posarsi sulla mia figura, rimanendo qualche secondo in più a fissare la giacca di pelle che indossavo. Ero sicuro che se non avessi avuto il casco, non avrebbe guardato il tutto con tanta... passione? Di certo il suo sguardo si trasformò da profonda ammirazione a profondissimo odio nel momento in cui sentì la mia voce. Tutto quello che diceva era completamente snervante e lei era così testarda che non la dava mai vinta. L'ultima parola era sempre sua e l'ultima decisione spettava a lei. Ma non mi spiegavo il perché dei miei gesti. Cavolo, le avevo addirittura infilato il casco in testa di mio proprio volere! Ma cosa mi aveva preso?! E l'avevo pure trascinata alla moto per farla salire! Qualcosa non andava in me! Cosa volevo dimostrarle? Niente. Io non avevo niente da dimostrarle. Se neanche voleva sfiorarmi per aiutarsi a salire su di essa! Cosa avevo, la peste? Le facevo così... schifo?

Inoltre, sapevo di aver accelerato di proposito per metterla alla prova, ma non immaginavo che si sarebbe davvero stretta attorno a me e addirittura che avrebbe appoggiato la sua testa sulla mia schiena. Era vero, avrei dovuto dirle di staccarsi e di lasciare la presa perché non poteva prendersi simili confidenze nei mie confronti, ma ciò avrebbe significato metterla in pericolo. No, non sarei arrivato a tanto. Solo che i miei muscoli si tesero istintivamente quando mi strinse d'improvviso e mi sentii mancare il fiato per un attimo. La sua presa era forte, decisa e... calda. Il suo corpo attaccato al mio emanava un calore anomalo e, mi costava dirlo, piacevole. Poi aveva iniziato a tremare e lì mi ricordai che non aveva neanche una giacca adeguata per la guida in moto e decelerai. La cosa assura era: perché cavolo mi ero preoccupato per lei? Poteva anche congelare e ghiacciarsi, il problema non era mio. Certo, Junior, intanto lo hai fatto. Hai decelerato per lei. Ma lei, orgogliosa com'era, aveva detto che non era per il freddo che tremava, ma per altro.

Adrenalina.

Libertà.

Eccitazione.

Aveva praticamente descritto le esatte emozioni che provavo ogni volta che ero in moto. Le sentiva anche lei. Lei voleva velocità, brivido, avventura. Potevo mai negarle qualcosa che faceva stare bene prima me? E quello era il grave sintomo che mi faceva capire che qualcosa non andava in me. E la vista di Tom non aveva certo aiutato. Il ficcanaso voleva per forza rivelarle che era stata la prima persona a salire sulla mia moto. Quello lei non doveva saperlo.

Dovevo assolutamente eliminare dalla mente l'evento di quella mattina. Non sarebbe successo più. Quella cosetta non sarebbe salita più sulla mia moto. Dovevo concentrarmi su altro e ritornare ad essere quello di sempre. Il lavoro mi avrebbe distratto.

'Sono qui!' Urlai entrando in negozio. 'Ho avuto un contrattempo, ecco perché sono in ritardo.' Spiegai in breve.

'Buongiorno anche a te, Junior. Il cliente ti sta già aspettando, comunque.' Disse Lina impegnata con l'agenda.

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