30. IL PIANO B

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GIULIANA

Ero rientrata in casa sentendomi disperata. Stavo sbagliando tutto e nonostante sapessi quanto fosse errato ci stavo andando dentro a capofitto senza neanche comprendere il perché. Quel bacio che io e Matt avevamo condiviso la domenica precedente mi aveva mandato il cervello in panne e quel suo lato nuovo e protettivo mi aveva fatto provare emozioni nuove verso di lui. Perché doveva comportarsi in quel modo? Perché non poteva essere sempre quell'arrogante pervertito che avevo conosciuto? In quel modo mi sarebbe stato più facile stargli lontano. Quel bacio... quel bacio era stato semplicemente meraviglioso e coinvolgente, ed ero sicura che se non mi fossi fermata avremmo combinato un grosso guaio.

Mi accomodai sul divano con la testa tra le mani e il magone dentro. Le sue parole, il suo sguardo sincero, quel modo di fare... non riuscivo a pensare ad altro.

...sono pazzo di te, letteralmente e indelebilmente... sto impazzendo come non mai e neanche riesco a tenere il controllo di queste nuove emozioni che mi divorano senza pietà e mi spingono verso di te senza che neanche ci provi... tu sarai la mia principessa, a costo di distruggere la mia intera carriera e reputazione... sappi che ogni passo che compierò sarà un passo in più verso di te...

Oh mio buon dio. Faceva sul serio. Matt faceva sul serio! Non era più uno dei suoi giochetti inventati per accalappiare la prossima vittima! Lo avevo letto dai suoi occhi, dalla sua espressione. Era stato così trasparente e nudo ai miei occhi che non potevo fraintendere... ed io... ed io non potevo fare nulla.

...metà del mio cuore ti appartiene già...

Al ricordo di quelle parole volevo correre da lui, baciarlo ancora e fargli capire che... che... cosa devi fargli capire, Giuls? Cosa senti dentro di te? E perché ti viene da piangere al pensiero che correre da lui non potrà mai essere un'opzione? Perché andare da lui vorrà dire tradire te stessa e i tuoi valori. Andare da lui ti renderà una persona che non vuoi essere e che ti sei promessa di non essere.

Feci un respiro profondo cercando di mantenere la lucidità e la forza mentale. Io ero Giuliana Francesca Rita Costanzo e mai e poi mai sarei diventata l'amante di un uomo, non importava quanto importante quell'uomo fosse per me.

Decisi quindi di buttarmi sotto la doccia e lavare via stress e pensieri. La settimana fino a quel momento era trascorsa terribilmente, soprattutto in clinica. Avevo cercato di evitare Luigi il più possibile, ma tecnicamente era il mio superiore e non potevo girargli faccia o fingere di non vederlo per sempre. Quindi mi ero limitata al buongiorno o buonasera e un arrivederci, ed ero stata pure educata. Il minimo che potevo fare era pestarlo a sangue nel suo studio e chiudere la porta a chiave lasciandolo marcire, ma i miei istinti omicidi dovevano essere tenuti a bada se volevo mantenere il lavoro. Un paio di volte aveva tentato di parlarmi nella pausa pranzo o all'uscita della clinica, ma ero riuscita a scappare in tempo senza rivolgergli parola. Anche Mel, Giulia, Elena e Rossella avevano notato il mio strano comportamento sul lavoro, ma avevo evitato anche loro. Era meglio non fare cattiva pubblicità al proprietario maggioritario della clinica che portava proprio il suo nome.

Perciò dopo aver fatto quella doccia e aver asciugato i capelli mi sentivo molto meglio, anche se un altro pensiero attanagliava la mia mente. Il giorno successivo Eleonora avrebbe cercato di recuperare le famose foto ed ero un po' in ansia per lei. Era meglio riposare e aspettare che il tempo scorresse inesorabile...

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Quel venerdì mattina mi stavo dirigendo in clinica e, mentre ero sul mezzo pubblico, decisi di guardare l'agenda degli appuntamenti. Il mio sguardo scorse la pagina fino a fermarsi su un punto preciso. Oh mamma, come avevo potuto dimenticare una cosa così importante?! Avevo un appuntamento dai Watson per la faccenda del mio giovane paziente e dovevo portarci la madre. Questo voleva dire parlare direttamente con la tizia che stavo ormai maledicendo ogni singolo giorno della mia vita. Di male in peggio, Giuls. Di male in peggio.

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