19. NEI PASTICCI

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CARLOS

La settimana era passata in una strana tranquillità. Licia aveva iniziato a lavorare con papà e, nonostante volesse svenire i primi due giorni dall'emozione, riuscì poi a rimanere in sé. Per il venerdì sembrò essersi quasi abituata alla presenza di Yago Andersen. Quest'ultimo si era comportato in maniera meno ossessiva a casa e la mamma sembrò dimenticare gli strani comportamenti della settimana precedente. Lo tenevo sott'occhio a lavoro e cercavo di vedere se passasse dei momenti da solo con Tiziana, e invece sembravano non pranzare più insieme, in parte perché la mamma era venuta a lavorare quasi tutti i giorni e quindi era lei che pranzava con papà. Con Licia avevamo avuto poche occasioni per parlarci, ma le avevo almeno chiesto il numero di telefono ed erano un paio di giorni che ci mandavamo dei messaggi fuori orario lavorativo. Mi piaceva un sacco.

Il giovedì avevo deciso di chiamare Cecilia Riveira per fissare quell'appuntamento dopo aver avuto conferma della presenza anche di Junior. Ci saremmo dovuti vedere il venerdì sera dopo il lavoro, in uno dei parchi in centro. Quel giovedì venni a sapere anche del tatuaggio che Aida aveva tanto insistito nel farsi fare e che non aveva voluto mostrarci, e perciò ne parlai con Junior al telefono. Quando mi raccontò cosa aveva combinato mia sorella volevo strozzarla. Ma non si vergognava a comportarsi in quel modo? E quando glielo dissi alla mamma, mi consigliò di non raccontarlo a papà per evitare che la prendesse finalmente a sberle. Decisi perciò di parlarle personalmente.

'Ehi, sorellina?' Bussai alla sua camera.

'Che vuoi?' Sempre gentile lei...

'La devi smettere di comportarti in quel modo con Junior, ok?' Cercai di ordinarle.

'Junior sarà mio, fratellone. Deve solo rendersi conto che sono io la donna per lui.' Ebbe il coraggio di dirmi.

'Aida, smettila con questa pazzia! E abbi un po' di dignità! Se papà venisse a sapere tutto quello che fai-'

'Papà non può proprio dire nulla. È l'ultima persona che mi può dare consigli.' Si irrigidì.

'Papà vuole proteggerci e lo sai. Smettila di incriminarlo per il suo passato.' La ammonii.

'Io vivo come mi pare e piace. Ciò che faccio del mio corpo e della mia vita sono affari miei. Voglio fare ogni tipo di esperienza, e ora che ho quasi diciotto anni sono pronta a provarle tutte. Fattene una ragione, fratellone...' Diceva sul serio? Cosa intendeva con quelle parole?

'Aida, tu ti metterai in grossi guai se continui di questo passo. Ne sei consapevole?'

'Problemi miei.' Fece spallucce. Sospirai profondamente prima di uscire dalla sua stanza e dirigermi direttamente da papà. Dovevo parlargli prima che mia sorella si fosse messa nei pasticci.

Bussai alla porta del suo studio.

'Papà?' Feci per dire, ma quando aprii piano la porta trovai la mamma e il papà intenti a... ehm... fare delle cose... ehm... sulla scrivania. Chiusi la porta di scatto e scappai via con le mani sulle orecchie per non sentire altro.

Ma una famiglia normale, no?!

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Era il venerdì dell'appuntamento e mi incontrai con Junior subito dopo il lavoro. Ci incontrammo sotto casa sua visto che ero io ad avere un'auto. Entrò e chiuse la portiera dietro di sé.

'Quindi ti sei deciso ad incontrare la pazza.' Affermò subito dopo entrato.

'Sono curioso di sapere cosa vuole...' Gli dissi mettendo in moto. 'A proposito, chiedo ancora scusa per il comportamento di mia sorella. Ti avviso che non intende fermarsi qui... non so più che fare...'

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