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BELLA SWIT
Quando ero piccola amavo molto il cioccolato Kinder: il dolce sapore del latte accompagnato all'intensità del cioccolato che si scioglieva in bocca. Amavo anche aprire i piccoli ovetti solo per vedere la sorpresina. Mi aspettavo sempre di trovare degli adesivi dei cartoni animato babbani che andavano di moda a quei tempi, ma se ne rimanevo delusa, scappavo subito in braccio alla mamma per farmi consolare, anche se in teoria, non era la mia vera mamma.
"Perché vengo a saperlo solo ora?" Chiedo flebilmente, lasciandomi sfiorare le guance dalle mie lacrime.
Quando scartavo la cioccolata, da bambina, non avrei mai pensato che un giorno mi sarei ritrovata nell'ufficio del Preside di una scuola di magia, a inveire contro l'ultimo uomo che avrei voluto avere come padre. Avevo ascoltato tutta la loro conversazione, e fu come ricevere un pugno in piena faccia venire a conoscenza del fatto che Severus Piton era mio padre: capire che quei diciassette anni di vita erano stati tutta una menzogna, tutto il male, tutto il bene ricevuto inutilmente, tutte le sensazioni e sentimenti provati con un nome sconosciuto e che non era il mio. Bella Swit era una bugia.

Stavo puntando il dito contro un uomo così spregevole e insensibile, che mi era sì stato vicino, anche se per poco, in circostanze di spaesata sofferenza, ma che non aveva saputo dirmi la verità nel momento in cui ne avevo avuto bisogno. Avevo sentito che non mi avrebbe voluta fra i piedi, ma io non chiedevo niente di costoso o di impossibile da trovare: io volevo solo essere amata. Ero distrutta, in lacrime e vulnerabile, ma nessuno avrebbe resistito a spaccargli la faccia in quel momento, e le mie dita tremavano, strette in un pugno.
"Signorina Swit, abbassi i toni. Non le è concesso di origliare una discussione fra i suoi professori e il Preside della scuola!" disse in tono maledettamente calmo Piton. Forse aveva dimenticato che ciò che avevo sentito si potesse incanalare nei binari della mia indifferenza.
Baggianate! Avevo appena scoperto che quell'uomo era mio padre, e lui invece di chiarire la situazione si era messo a fare la paternale?
La rabbia continuava a impossessarsi di me, non controllavo le mie azioni e, in un battito di ciglia, mi ritrovai a pochi centimetri dalla sua faccia con un dito puntato. "La smetta di far finta che non sia successo niente... PAPÁ" esclamai guardandolo dritto negli occhi scuri e inespressivi. Quest'ultimo reggeva il mio sguardo come se fosse una sfida che non volesse perdere. La sua strafottenza mi destabilizzò, ma decisi che non volevo averci niente a che fare. Spostai quindi lo sguardo verso Silente che ci guardava con aria colpevole. "Lei lo sapeva, vero?" domandai.
"Bella" iniziò lui dolcemente "mi dispiace ammetterlo, ma sì, sapevo tutto". La sua risposta non mi sorprese: Silente aveva occhi ovunque, peggio di Malocchio Moody, ma non volevo risparmiare nessuno. Erano tutti colpevoli e la mia innocenza mi rendeva più sfigata delle vittime. "LEI SAPEVA CHE QUEST'UOMO ERA MIO PADRE E NON ME LO HA RIFERITO? DOPO TUTTO QUELLO CHE LE HA DETTO LUPIN SU DI ME, DI COME LA NOTTE NON DORMISSI PERCHÉ PIANGEVO RIPENSANDO AI MIEI GENITORI CHE CREDEVO MORTI!" Urlai sentendo altre lacrime bagnarmi le guance.
Mi sentii prendere dal polso per poi trovarmi ad un millimetro dalla faccia di Piton. Lo sentii ringhiarmi addosso e puntare degli occhi infuocai di ira nei miei "Attenta a come parli, ragazzina insolente! Porta rispetto per le persone adulte!" disse con una voce roca così inquietate che, se non fossi stata arrabbiata in quel momento, mi sarebbero sicuramente venuti i brividi. Lo osservai con sguardo di sfida per poi mostrargli un leggero sorriso più strafottente del suo. I suoi occhi color ossidiana sembrarono leggermi dentro. "Non starà parlando di lei, vero? Tutto ciò che ha fatto di adulto è stato concepirmi" Mormorai. Un calore improvviso si posò violentemente sulla mia guancia e il mio viso si girò di lato. La sua grande mano era arrossata appena ed era aperta davanti ai miei occhi. Il mio sguardo era puntato verso un mobile pieno di polvere dell'ufficio mentre sentii Silente rimproverare Piton. Un dolore pungente iniziò a fare capolino sulla mia pelle e immaginai che una chiazza rossa si stesse espandendo sempre di più. Credetti che le lacrime mi stessero medicando la guancia, come facevano quelle della fenice. Ma non c'era nessuna cura al dolore che provavo dentro di me: uno schiaffo per ogni anno che avevo vissuto in solitudine, avrebbe fatto meno male.

Sentii il suo sguardo pungermi addosso. Non avevo il coraggio di guardarlo, ero in un certo senso... spaventata.
"Severus" ripetè Silente "per favore Severus, allontanati". Vidi con la coda dell'occhio che Piton continuava a guardarmi il profilo in silenzio. Aveva gli occhi leggermente spalancati, non si aspettava neanche lui di avere quella reazione, eppure, io lo considerai completamente sensato. Severus Piton era un mostro, ma era anche mio padre. Altre lacrime continuarono a scendere a questo pensiero. Il dolore prese il posto della rabbia e la consapevolezza che avrei dovuto accettare tutta quella storia, si avvicinava timida alla mia coscienza.

"LEI è UN CODARDO! LA ODIO! NON SARà MAI MIO PADRE!" urlai per poi uscire da quell'ufficio che era diventato tossico per la mia sanità mentale. Corsi con tutta la forza che avevo per tutta la scuola, fin quando non uscii dai cancelli di essa. Mi diressi verso il Lago Nero e continuai a piangere su una grande roccia, cercando di dar sfogo a quel dolore che da anni faceva parte di me, un dolore che solo in quel momento capii che non se ne fosse mai andato.
I miei singhiozzi non mi lasciarono accorgermi dei passi dietro di me calpestare le foglie cadute dall'albero lì vicino. Mi sentii afferrare per le spalle da dietro per poi farmi girare e ritrovandomi poco dopo in un abbraccio caldo, stretto, consapevole. Riconobbi immediatamente il suo profumo di menta e tabacco. "Draco" sussurrai. Non avevo idea del perché lo stesse facendo, ne' perché io stessi ricambiando, ma mi stupii a stringermi ancora di più a lui.
In quel momento non contava niente, non contava il dolore che mi aveva causato, non contavano i suoi insulti, contava solo che lui era lì e le sue braccia mi stavano chiedendo scusa.

𝑺𝑬𝑴𝑷𝑹𝑬 🌹||𝑫𝒓𝒂𝒄𝒐 𝑴𝒂𝒍𝒇𝒐𝒚 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora