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BELLA SWIT
Avevo un dolore atroce alla schiena per colpa di quel materasso. Dovevo farmelo andare bene solo per poco, perché tanto sarebbero arrivati mio padre o Remus o Draco a salvarmi. Presto. Era da un paio di giorni che ero prigioniera. Non potevo fare molto, ero sola e morivo di fame. Alcune volte arrivava quell'uomo dai capelli lunghi e la barba annodata: mi dava giusto un bicchiere d'acqua per tenermi in vita e un pezzo di pane. La pipi dovevo farla nel secchio ed ero diventata talmente magra che dal polso usciva l'osso. Ero sporca e puzzavo, ma la mia bambina poteva stare anche peggio e non potevo saperlo.
Mi alzai lentamente da quella specie di materasso, mi misi una mano sulla pancia e la accarezzai piano. Stavo facendo del male a lei e non volevo che passasse tutto questo per delle stupide motivazioni. Eravamo da sole, ma lei faceva compagnia a me e io a lei, specialmente la notte quando le parlavo e lei mi rispondeva con deboli calcetti. Erano dolorosi, ma almeno mi ricordavano che ero viva.

Mi guardai intorno: sempre la stessa storia... Dov'erano finiti gli altri? Mi stavano cercando? Avrei voluto sapere se quella forza che mi davo ogni giorno sarebbe valsa a qualcosa. Mi stavo ancora chiedendo come fosse stato possibile che quel mangiamorte fosse entrato ad Hogwarts. Insomma, era o non era il luogo più sicuro d'Inghilterra? Pensai fra a me e me, ma a chi volevo prendere in giro? C'era una guerra in corso e Hogwarts stava cedendo.
Quei giorni erano stati terribili, quell'uomo mi picchiava giornalmente. Si sfogava e se ne andava ed io ero sempre più fragile. E se avesse fatto di più? E se avesse cercato di prendersela con la mia bambina?No, questo non deve succedere assolutamente. Avevo ancora del sangue incrostato sulle braccia e sulle gambe, molto probabilmente ero piena di lividi sul viso, ma dovevo combattere, dovevo farcela, non potevo morire, non potevo lasciare Harry, mio padre e Remus da soli, ma non potevo nemmeno lasciare da solo lui. Non potevo lasciare Draco, perché dopotutto io continuavo ad amarlo anche se lui, molto probabilmente, non lo aveva mai fatto, anche se lui mi aveva solamente usata. Ma piuttosto, non potevo rinunciare alla mia bambina. Era per lei che dovevo combattere. Avrei dovuto vederla nascere, insegnarle che il mondo non era diviso in persone buone e mangiamorte. Una sera le dissi che se avessi dovuto essere debole, anche solo per un minuto, le avrei dato il libero diritto di odiarmi, le avevo detto che se fossi morta l'avrei protetta sempre. Le avevo promesso una vita felice, spensierata, una vita che non io non avevo avuto, le avevo promesso un padre. Le avevo promesso la più bella vita che ogni persona vivente in quel mondo potesse desiderare.
Io ci avevo pensato alla mia morte, eccome se ci avevo pensato. Credevo che non avrei resistito al parto perché ero troppo debole, ma dovevo farcela. Almeno per quei due o tre minuti dovevo resistere, anche se fossi morta subito dopo e il mio corpo sarebbe stato solamente l'immagine della loro inarrestabilità, la dimostrazione del loro potere.
Una lacrima salata mi solcò il volto. Avevo paura infondo, avevo paura di morire, ma chi non l'aveva? La morte ce l'avevano sempre descritta come la fine di tutto, brutta, insensibile e portatrice di dolore, ma era anche quella una parte della vita.
Sentii la cella aprirsi e, dopo poco, lui entrò con la mia "colazione" in mano. Me la scagliò in faccia e mi guardò con un sorriso malefico sulle labbra. Afferrò violentemente il mio braccio e mi sollevò bruscamente dal materasso. Mi guardò negli occhi sempre con quel sorriso. "Che c'è principessina? Piangi perché non c'è papà?" Si mise a ridere ed io lo guardai storta. "Ti starai chiedendo perché sei qui, vero? Beh, il tuo paparino è un mangiamorte" disse con un sorriso amaro. "Dovrei dire che lo ERA, ma mangiamorte non si finisce mai di esserlo." Ero sorpresa, non riuscii a non sgranare gli occhi. "Che c'è? Il paparino non te lo ha detto? Oh, che peccato! Ho diviso l'allegra famiglia, sì... famiglia" ripetè puntano lo sguardo sulla mia pancia. "Dimmi un po'... Come sta il moccioso o la mocciosa?" Pronunciò mettendo una mano sulla mia pancia e iniziando a premere. "Le farai del male così, razza di animale!" Protestai con le lacrime agli occhi. "Era mia intenzione, infatti" disse sussurrandolo. "IN GINOCCHIO" urlò poi. "No" Dissi sussurrando. "METTITI IN GINOCCHIO!" Lo guardai per qualche secondo, per poi obedire. Avrei fatto di tutto per proteggere lei, nessuno doveva sfiorarla.
Le mie ginocchia schiacciate contro il pavimento umido servivano solamente a far svuotare un uomo come se fossi un oggetto. Ero già stata usata, ma non contro la mia volontà. Mi sarei fatta usare da Draco altre cento volte, ma il disgusto sarebbe stato minimo. Avrei voluto vomitare e cercare di mettere fine a quello schifo, ma il mio corpo non mi stava aiutando, anzi era piuttosto insensibile.
"NON SEI BUONA A NIENTE" urlò buttandomi sul materasso, poi si mise su di me, schiacciandomi. Non smisi di dimenarmi, ma fu comunque inutile. Non potevo fare nulla, la sua forza mi bloccava, ma non potevo arrendermi, mi sarei sentita ancora più sporca. Sperai che la mia bambina stesse bene, tra le lacrime e i singhiozzi non riuscivo a pensare ad altro, se non che qualcuno mi stava violentando. Non sapevo quanto tempo fosse passato, ero entrata in un limbo.
"Sei stata deludente" sentii chiudendo gli occhi. La porta della cella sbatté violentemente. Cercai di coprirmi con i vestiti strappati, mi detestavo. Continuai a piangere toccandomi la pancia. "Per favore, non lasciarmi anche tu" sussurrai. Stavo cedendo.

𝑺𝑬𝑴𝑷𝑹𝑬 🌹||𝑫𝒓𝒂𝒄𝒐 𝑴𝒂𝒍𝒇𝒐𝒚 Where stories live. Discover now