Cap. 40 - Back to Tokyo

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Aaaaaargh!

Mi sdraio di peso sopra la valigia, che proprio non vuole saperne di chiudersi. Dopo quarantasette date di tour i souvenir che ho comprato nelle varie tappe si sono accumulati e sto sfidando qualsiasi legge della fisica. Io e Vivi abbiamo sfruttato praticamente tutti i nostri giorni liberi per visitare le città in cui eravamo in quel momento e ovviamente darci allo shopping più sfrenato. New York e Los Angeles ci hanno messe particolarmente a dura prova: nessuna delle due era mai stata in America e abbiamo svaligiato ogni singolo negozio della Fifth Avenue e della Rodeo Drive.

Ci sarebbe piaciuto tantissimo andare in giro con i nostri rispettivi ragazzi ma non è stato possibile: oltre ai milioni di impegni al di fuori dei concerti hanno delle regole molto rigide imposte dalla Big Hit per tutelare la loro sicurezza. Se vogliono uscire durante un giorno di pausa devono farlo da soli e sempre accompagnati da almeno un bodyguard. E comunque nessuno in agenzia è ufficialmente a conoscenza della vita privata dei due più giovani. Tae mi ha confidato che probabilmente si sono accorti tutti che stiamo insieme, visto che passa praticamente ogni notte in camera mia, ma finché rimaniamo cauti e professionali nessuno si opporrà alla nostra relazione. Ovviamente piuttosto che essere costretti lasciarci e non vederci più preferiamo entrambi stare alle regole dei manager.

Marie Kondo, ti prego, vieni in mio soccorso!

Ho cercato di piegare nel modo migliore i vestiti nuovi che ho comprato in modo che occupassero meno spazio possibile, ma non avevo calcolato la valanga di articoli di merchandising, sia per me che per Yari, che si è aggiunta: Hobi ci teneva a regalargli ogni singola maglietta che indossava durante i saluti finali e anche Tae me ne ha regalata qualcuna delle sue. Sono talmente larghe e lunghe addosso a me che le uso come camicie da notte. Ho vinto anche due felpe, un cappellino, tre meravigliosi pantaloni della tuta super morbidi, oltre a svariate t-shirt della mia taglia, e ad un'Army Bomb, chiaramente. Sì, in sostanza mi servirebbe una valigia in più solo per i gadget dei BTS.

Ci mancava mio papà, cazzo!

Riapro lo scompartimento superiore e recupero il regalo che mi ha fatto mio padre. Sapeva che sarei stata a Tokyo per due tappe del tour mondiale e ci teneva a vedermi. Come del resto a me faceva piacere rivedere lui dopo quattro anni lontana da casa.

L'ho incontrato stasera a cena, approfittando della pausa tra una data e l'altra. Mi ha fatto uno strano effetto rientrare nel mio appartamento di Tokyo, in quel soggiorno gigante e nella mia cameretta. E' ancora tutto come l'avevo lasciato: la mia collezione di dischi dei BTS, i poster alle pareti, perfino il mio copriletto preferito. Mi sono quasi commossa.

"Come stai Kumiko?" Anche l'austerità di mio papà mi mancava. Non posso dire che non sia una persona premurosa perché non mi ha mai fatto mancare niente però diciamo che le smancerie non sono mai state il suo forte: da che mi ricordi non ha mai usato nomignoli tipo piccola, orsacchiotta o cuoricino con me. Mi ha sempre chiamata semplicemente Kumiko.

"Sto molto bene papà, grazie. Ti trovo in forma. Come va il lavoro?" "Abbiamo raggiunto una buona stabilità sul mercato e ultimamente faccio molti meno straordinari. Ho perfino trovato un nuovo hobby... Te ne sarai accorta!" Mi volto verso la parete dietro al divano, completamente ricoperta da bonsai. A quanto pare ha iniziato a coltivarli e a collezionarli. "E da dove ti è uscito questo pollice verde, papà?" "Me ne hanno regalato uno i miei dipendenti lo scorso Natale e ho scoperto che mi piaceva prendermene cura. Ci vuole dedizione, pazienza e costanza. Sono un ottimo antistress..." "Detta così sembra la ricetta per la pace interiore. Dovrei provare..." "Non penso tu ne abbia bisogno, Kumiko. Non ti ho mai vista così raggiante..." Lo guardo a lungo, sorridente. Nonostante la lontananza è pur sempre mio padre, mi conosce alla perfezione. "Hai ragione papà. Non penso di essere mai stata così felice in vita mia..."

Abbiamo trascorso la maggior parte della cena a parlare del mio incontro con i Bangtan, del music video e del tour. "Adesso che sei famosa potrò dire a tutti con orgoglio che il tuo primo CD dei BTS te l'ho regalato io!!!" Scoppio a ridere. Già solo il fatto che se la tiri per avermi introdotta al k-pop e non perché ho i suoi geni nel corpo la dice lunga sulla mente commerciale che ha mio padre. Ma in fondo gli voglio bene anche per questo. Cerco velatamente di indagare se stia frequentando qualcuno ma a quanto pare non è ancora pronto: nonostante siano passati molti anni è ancora profondamente innamorato della mamma.

"Tieni..."

"Cos'è papà?" "Un regalo per te... Non farlo vedere a Bang Si-Hyuk o mi ruba l'idea..." Alzo un sopracciglio, stupita. Da quando mio papà sa come si chiama il presidente della Big Hit? "E' giusto che io mi interessi del lavoro di mia figlia, no?" "Certo... Certo..." Scarto la carta fuxia, curiosa. Non ha ancora imparato che odio il fuxia ma non importa.

"Oddio papà ma è..." Sono senza parole. Si è preso la briga di raccogliere su internet tutte le foto ufficiali del passo a due, sia quelle dello shooting che quelle che ci hanno scattato i fotografi durante i concerti ed ha creato un fotolibro. Io e Jimin avvinghiati, Jungkook che mi solleva ad angelo, Hobi che mi accarezza una guancia, la presa accovacciata con Tae, le nostre cinque figure in controluce circondate da uno stadio illuminato dalle Army Bomb. Persino il primo piano della mia lacrima solitaria attraverso la benda, il giorno in cui avevo chiuso i rapporti con Tae. Ogni immagine è un'emozione, un ricordo, un pezzo di vita.

"Grazie papà... E' un regalo stupendo..."

Prendo in mano l'album e ricomincio a sfogliarlo, sarà già la decima volta. Non mi aspettavo che mio padre mi seguisse da lontano con questo amore e questo orgoglio: non ha avuto il coraggio di dirmelo ma è fiero di me. Non ho nessuna intenzione di tornare a vivere in Giappone, e lui lo sa bene, ma gli ho promesso che andrò a trovarlo più spesso. E io mantengo sempre le promesse.

"Buonasera, signorina Kimura... Che fa di bello?" Tae entra nella mia camera d'albergo, senza nemmeno prendersi la briga di bussare. Probabilmente sperava mi stessi cambiando per andare a dormire e fossi mezza nuda, invece ho già addosso una delle sue magliette oversize. "Ciao... Sto porconando con la valigia... Avete finito per oggi?" Guardo l'orologio del telefono: è quasi l'una di notte. "Sì, per oggi sì... Cos'hai da porconare?" Gonfio le guance e sbuffo. Da come sta ridendo il mio ragazzo probabilmente sembro Jygglypuff o qualcosa del genere. "Non mi ci sta più niente! Abbiamo ancora una data a Tokyo e due a Osaka e la mia valigia sta esplodendo!!!" "Non vedo dove sia il problema... Lo sai che la compagnia aerea prevede due bagagli vero??" Alzo gli occhi verso di lui, come se avessi ricevuto l'illuminazione divina. "Dimmi che non mi stai prendendo per il culo come al solito, sono in piena crisi nevrotica!" "Io?? Non lo farei mai!" Ridacchio mentre mi abbraccia da dietro e inizia a torturarmi il collo. "Ah no... certo che no... Punzecchiarmi e stuzzicarmi è il tuo passatempo preferito da quando ci siamo messi insieme..." "Lo faccio perché ti amo..."

Sbam.

Ogni volta che me lo dice rischio seriamente di cadere per terra. Mi giro verso di lui e lo bacio dolcemente, con calma. Finalmente la sua infinita giornata lavorativa è terminata ed è tutto mio.

"Grazie per avermi salvato dall'impazzire signor Kim. Domani faccio un salto al Donki di Asakusa con Vivi e mi compro un'altra valigia. Bella capiente. Così puoi regalarmi quella felpa stupenda che avevi al debutto di Tokyo..." Sogghigna, il volto ancora incollato al mio. "Guarda che ormai ti conosco, Kumiko, so perfettamente che vuoi andare al Don Quijote di Asakusa, anzi, al Donki come lo chiami te, solo per fare scorta di cazzate giapponesi!" "Beh, si anche... Ma il Donki è il Donki Tae, è un'istituzione... Chiedi a qualsiasi mio connazionale teenager, sarà d'accordo con me!" Alza un sopracciglio e mi fissa, sta per spararne una delle sue. "Teenager, Kumiko? Ti ricordo che hai compiuto ventiquattro anni sul palco di Londra, io non mi considererei proprio una teenager!" "Punto primo ne ho fatti ventitré e non è colpa mia se voi coreani purosangue aggiungete un anno a chiunque solo per sembrare più vecchi. Punto secondo non è importante l'età che dimostri ma quella interiore, e attualmente mi sento vicina ai diciassette e questo fa di me una teenager. Punto terzo Donki è sacro e non si discute!!"

Mi fa girare di spalle e scoppia a ridere sulla mia scapola. Adoro la complicità che si è creata tra di noi. "D'accordo. Allora, visto che non hai nemmeno raggiunto la maggiore età è giusto che qualcuno si prenda cura di te!" E tra le risate mi solleva di peso e mi trascina nell'enorme bagno della mia camera d'albergo.


Dance With Me [K.Th 💣 Completa!!] Where stories live. Discover now