Cap. 41 - No Worries

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"Taeeee mettimi giù!!!"

Sto cercando di divincolarmi ma senza successo, un po' per le risate, un po' perché lui è decisamente più forte di me. "La doccia no, ti prego!!! Ho appena lavato i capelli!!" Non mi dà ascolto e mi trascina con lui sotto il getto sparato al massimo, ancora vestiti. Vorrei incazzarmi ma la vista della sua maglietta bagnata appiccicata al suo corpo perfetto e dei suoi ricci mori gocciolanti che gli invadono la fronte umida elimina qualsiasi rabbia. Mi lascio trasportare sotto l'acqua, avvolgendolo in un bacio fradicio, privo di ossigeno, terribilmente sensuale.

Mi stacco da lui e mi lascio guardare: la mia t-shirt bianca è ormai completamente trasparente e lascia poco spazio all'immaginazione. La sua lingua disegna il contorno delle sue labbra con un ghigno, mi sta mangiando con gli occhi. Mi sento bella, desiderata, mi sento bene. E voglio lui esattamente come lui vuole me. Lo spingo verso il muro e ricomincio a baciarlo, l'eccitazione che cresce sempre di più.

"Chiedo scusa, non volevo bagnarle i capelli signorina Kimura..." "Non si preoccupi, signor Kim... Cosa ne dice, già che siamo qui le passo il bagnoschiuma?" "Servizio completo, vedo..." Iniziamo a spogliarci ridendo, i vestiti ormai fradici nell'angolo della gigantesca doccia. Prendo la boccetta del sapone e glielo spalmo su tutto il corpo, con naturalezza, evitando accuratamente le zone erogene nonostante la sua erezione sempre più evidente.

"Kumiko..." "Sì?" "Ti odio..." "E' solo colpa tua... Io non avevo nessuna intenzione di rifarmi la doccia stasera..." "Vediamo se riesco a farti cambiare idea..." E nel giro di mezzo secondo mi fa girare di spalle, la faccia rivolta verso il muro e mi inserisce una mano tra le gambe. Un dito, due, tre. "Allora non sono solo io quello bisognoso di attenzioni..." La sua voce è calda più dell'acqua della doccia, dritta sulla mia scapola. Sto annaspando, un po' per l'apnea un po' per il piacere di sentirlo così rude dentro di me. "Sce-scemo..." "Mh... mh..."

Chiudo gli occhi mentre con una scia di baci segue il mio profilo, i capelli, la spalla, la spina dorsale, il sedere, fino ad arrivare alla mia intimità. La sua lingua si aggiunge dolcemente alle sue dita, che le indicano la strada, la affiancano, la accompagnano. Spengo il getto dell'acqua per godermi a pieno questa congiunzione erotica che si sta creando nella zona più sensibile del mio corpo. I suoi polpastrelli, la sua bocca, il suo respiro, tutto converge in un unico meraviglioso punto. Le mie gambe hanno un piccolo cedimento quando la sua lingua prende definitivamente il comando del gioco esplorando le mie pareti interne e le sue dita si spostano in avanti verso il mio clitoride, stuzzicandolo e stimolandolo con piccoli cerchi concentrici. Sto già vedendo le stelle.

Se c'è una cosa che ho imparato in questi mesi è che Tae mi ha sempre messa al primo posto. Il mio piacere, il mio appagamento, il mio orgasmo sono sempre stati la sua priorità. Sa quanto mi piace essere stimolata con la lingua e non perde occasione per farmi questo regalo, perfino adesso, in ginocchio sul pavimento della doccia, fregandosene di quanto possa essere scomodo, di come farà fatica a rialzarsi per le gambe intorpidite. Gli sono sempre stata grata per queste attenzioni e ho sempre cercato l'occasione per ricambiare: un'altra cosa di cui mi sono accorta man mano che ho imparato a conoscerlo è che ha un debole per le follie.

Mi godo ancora qualche piacevole istante rimanendo con le mani appoggiate al muro e la sua testa tra le gambe, poi divarico un po' di più i piedi e piego le schiena in avanti fino a toccare le ginocchia con le spalle. "Cosa... Cosa stai combinando, Kumiko?" "Ti faccio stare bene..." Le mie intenzioni sono comunque abbastanza chiare anche per lui ma mi lascia fare. Lo afferro per i fianchi attirandolo verso di me ed inizio a massaggiargli l'erezione, lentamente, accompagnando ogni passaggio con la punta della lingua. Il suo pene ha uno spasmo involontario e sorridendo lo inglobo tra le labbra, centimetro per centimetro. La sua mano libera mi agguanta una caviglia e inizia a stritolarla in una morsa assassina di piacere. Appoggio un palmo sul pavimento per mantenere l'equilibrio e cerco di non cedere all'assurdità che questa mia follia sta regalando ad entrambi.

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