I. Il sogno.

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<<Mamma! Guarda, guarda! Un drago! Ti prego, possiamo prenderlo e portarlo a casa?>> chiese la piccola Hannah, con un sorriso luminoso gli occhi che brillavano di felicità e un nel vedere quella piccola creatura dalle scaglie di un lucente rosso, il petto coperto da scaglie che diventavano gialle e che, con la luce del sole, presentavano mille colori diversi.
<<No tesoro, papà si arrabbierà se no... Lo sai come potrebbe reagire>> disse la madre, abbastanza spaventata all'idea, con la pelle vagamente pallida per l'agitazione, decorata da piccole perle di sudore. La bocca era serrata, tanto che le labbra sembravano cucite tra loro, tradite solo da alcuni tremolii irregolari.
<<Perché dovrebbe arrabbiarsi? È solo un draghetto rosso!>> ribatte la bimba dalle treccine castane, gli occhi brillavano di convinzione, non accorgendosi, o forse non capendo, perché la madre avesse reagito così.
Un silenzio quasi disumano si impadronì di quel luogo, tanto che anche la sua magia svanì. Il gigantesco prato pieno di fili d'erba che le accarezzavano le caviglie; era decorato qua e la da piccoli fiorellini azzurri, che sfumavano sui petali con un viola molto tenue, il quale infondeva tranquillità a chi lo guardava. In poco tempo questo scenario quasi perfetto si ribaltò: i piccoli fiori iniziarono ad appassire assieme al resto del prato, e il magico polline che volteggiava nell'aria si trasformò in una fitta nebbia che nascondeva l'orizzonte e il tramonto del sole, creando uno spazio cupo e grigiastro, che fece spegnere anche gli occhi di Hannah.
<<...Mamma, dove sei?...>> chiese la piccola, guardandosi in torno, con affianco il drago dalle scaglie rosse. Lo sguardo della bambina si muoveva in fretta attorno a lei, in cerca del dolce sguardo della madre, magari nascosto nella foschia.
<<Sono qui tesoro...>> Hannah sentii la voce della madre alle spalle, si girò e la vide. Era ora di fronte a lei, la caligine attorno a lei si mosse quanto bastava per mostrare l'intera figura della madre, con il suo naso perfetto che finiva con una punta sottile, ma con una minuscola gobbetta che lo caratterizzava, le lentiggini che si spargevano disordinate come le stelle nel cielo notturno sulle sue guance rosate, le iridi erano verdi come le foglie del tè decorate da un contorno più scuro, le labbra erano larghe, l'arco di cupido era accentuato sul labbro superiore, perfettamente bilanciato con quello inferiore e presentavano un colorito sano e bello, gli occhi grandi erano ornati da folte e lunghe ciglia nere, i capelli erano castani decorati da riflessi argentei un piccolo fiore le ornava sempre l'orecchio sinistro, una bellissima corolla rosa formata da petali che finivano con una punta più rossa e satura, le sopracciglia erano fini, del medesimo colore delle ciocche.
Aveva addosso un abito dalle lunghe maniche che raggiungevano quasi le sue caviglie, presentava un colore nero con decorazioni rosa e bianche che formavano vari rami di ciliegio, eleganti come la figura della madre e leggiadri come la sua persona.
La figura esile della madre iniziò a svanire, iniziando a trasformarsi dai piedi in una nuvola di polvere grigiastra che si elevò verso l'alto.
Gli occhi della bimba si allargarono, colmi di emozioni che volevano esplodere e scoppiare come un fiume ostruito pronto a distruggere tutto per liberarsi, mostrando le sue iridi verdi come quelle della madre, vagamente più chiare a causa della lucentezza del momento.
<<Mamma...Dove vai?>> chiese la piccola boccheggiando, cercando di riempirsi i polmoni con l'ossigeno che sembrava scarseggiare. I suoi piedi iniziarono a muoversi da soli e, a tentoni, come quando era piccola, cercò di dirigersi dalla madre, con le braccia allungate in cerca di qualsiasi contatto che potesse salvarla da quella gabbia di emozioni che le chiudeva il cuore.
La madre non rispose, aveva gli occhi chiusi e le ciglia umide, pronti a piangere, le braccia stese lungo il corpo e la bocca socchiusa, sembrava rassegnata, mentre il suo corpo scompariva sempre di più.
<<Mamma...Non mi abbandonare...>> parlò nuovamente Hannah con voce spezzata, gli occhi umidi, pronti a piangere e le labbra contorte in una smorfia addolorata, mentre la prigione nel suo petto si stringeva sempre più e le emozioni divenivano sempre più prepotenti...
La ragazza si sveglio di soprassalto dal suo sonno, con lacrime copiose che le scendevano dagli occhi e piccole perle di sudore che le ornavano la fronte.
Erano le cinque del mattino, le finestre erano protette da persiane di legno, che facevano filtrare la poca luce all'interno della stanza di un bianco vuoto. La scrivania era di legno e il letto era singolo, decorato da una coperta nera, con sotto uno spesso è soffice materasso e un morbido cuscino pieno di piume.

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