71. non può essere vero

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Jimin's pov
Era ormai mattina. I raggi del sole iniziarono ad entrare dalla grande finestra che avevamo in camera, colpendo il mio viso.

Non potei evitare di aprire gli occhi e mettermi seduto sul letto, ma non appena cercai di farlo, un'enorme fitta di dolore mi pervase il corpo, tanto da dover subito cambiare posizione con ormai le lacrime agli occhi.

Non riuscivo a stare seduto, il sedere mi faceva malissimo ma ero consapevole che sarebbe finita così. Era normale.

Decisi di alzarmi, cercando di dirigersi a fatica in cucina, volendo preparare la colazione. Ad ogni passo, sentivo quasi di morire per il dolore che stavo provando. Jungkook era stato dolcissimo e delicatissimo con me, cercando di farmi stare tranquillo in ogni momento, ma ero consapevole che essendo la prima volta e vedendo il suo membro avrei avuto problemi per qualche giorno, ma la cosa non mi importava più di tanto.

Si il dolore era tanto, ma ero felice di aver perso la mia verginità con lui la sera prima.

Con difficoltà e con volontà arrivai in cucina. Avevo progettato di preparare una buona colazione al mio ragazzo per ringraziarlo della notte straordinaria passata insieme.

Iniziai a prendere tutto il necessario, per poter portare a termine il mio progetto cercando le posizioni più consone ad attutire il mio dolore.

Mi era difficile sedermi, ma anche stare in piedi. Per questo dovevo giocare di sbilanciamenti per poter ogni secondo trovare la posizione che mi causava meno dolore.

Passarono circa due ore e finalmente tutte era pronto.

Decisi, che nell'attesa che Jungkook si alzasse, sarei andato a sdraiarmi sul divano per cercare di rilasciare un po' il dolore accumulato.

Poco dopo, sentii dei passi arrivare e scendere le scale verso la mia direzione. Subito mi aprii in un sorriso, appena vidi il mio ragazzo abbassarsi verso di me e baciarmi.

-buongiorno amore, come ti senti? Senti dolore?-mi chiese accarezzandomi la testa, preoccupandosi per la mia condizione

-buongiorno kokkie, un po' ma passerà-risposi io, sorridendo nonostante proprio un momento prima un forte fitta aveva pervaso il mio corpo.

-ok allora, rimani qui mentre preparo la colazione-mi disse baciandomi dolcemente, alzandosi subito dopo

-kokkie in realtà...-non riuscii a finire la frase che il campanello suonò.

-chi può essere a quest'ora?-chiese Jungkook dirigendosi poi verso la porta ed aprendola subito dopo

-salve, ho una raccomandata per il signor Jeon Jungkook e per il signor Park Jimin in Jeon-disse la figura alla porta che capii subito essere il postino

-oh sì grazie, io sono Jungkook e di la c'è mio marito Jimin. Dia pure a me-disse Jungkook, prendendo le sue lettere e ringraziando poi il postino.

Non appena chiuse la porta, tornò da me con uno sguardo confuso sul volto. Dalla sua faccia potei capire che fosse perplesso, non capendone il contenuto.

-che cosa sono?-chiesi, cercando di portarmi seduto per lasciare spazio anche a lui sul divano

-non lo so, ma vengono dal tribunale di Seoul-mi rispose e subito sbarrai gli occhi, non capendo come fosse possibile. Ero più che certo di non aver combinato niente che richiedesse il tribunale.

Jungkook afferrò la sua busta, andando ad aprirla velocemente. Sentivo il cuore in gola non capendo effettivamente cosa stesse succedendo.

Per interi minuti regnò in silenzio, rotto soltanto dalle lancette dell'orologio che giravano su esso, almeno finché Jungkook non lo spezzò definitivamente.

-Fanculo! Fanculo!-disse, visibilmente adirato, facendomi subito scattare sull'attenti agitandomi.

-che succede? Che c'è scritto?-chiesi vedendo come subito dopo accartocciò il suo foglio, lanciandolo violentemente all'interno della stanza. Ero sempre più allarmato, non capivo cosa stesse succedendo. Non era un buon segno la sua reazione.

Mi gettai sulla mia lettera, ma con uno scatto veloce Jungkook me la tolse dalle mani.

-ma che fai? Dammela...voglio leggerla-dissi cercando di afferrarla, piangendo dalle fitte di dolore che stavo provando per i miei continui movimenti.

-amore...senti quando aprirai la busta devi essere forte. Sono che quello che leggerai non sarà facile, ma sappi che io sono qui e che lo affronteremo insieme-mi disse, porgendomi poi la busta e portandosi una mano in faccia visibilmente sconvolto, per poi posizionarla sulla mia coscia.

Afferrai la busta con le mani tremanti. Cosa aveva letto che lo avesse turbato così tanto? Andai ad aprirla, volendo sapere cosa ci fosse scritto.

Con il cuore a mille, iniziai a leggere, rimanendo completamente sconvolto e basito. Non poteva succedere davvero. Non era vero, quella non era la realtà. Non potevano fare una cosa del genere.

Alzai gli occhi nei suoi, iniziando a piangere lasciandomi cadere tra le sue braccia. Il mio incubo peggiore era ora diventato ancora più grande.

I nostri genitori ci avevano fatto causa per non aver dato loro un nipote. Questa lettera era una lettera di comparizione per l'udienza sull'argomento.

ANNEBBIATO DA TEWhere stories live. Discover now