Capitolo 45

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«Ethan».

Mi volto e vedo il padre di Clarissa attraversare il cortile di scuola, venendomi incontro. Mi fermo allora accanto alla mia auto in attesa che mi raggiunga. Le lezioni pomeridiane finiranno a breve, ma io me la sto squagliando prima, avendo abbandonato in anticipo la lezione di ginnastica. Quando il Generale Williams mi raggiunge, mi dà un'occhiata veloce da testa a piedi e sorride.

«Credi che funzioni?» mi domanda, certamente riferendosi al mio abbigliamento decisamente più sobrio di quello che mi ha sempre visto indossare. Mi lascio andare ad una risata amara.

«No, non funziona. Ma non credevo lo avrebbe fatto davvero. Però ci sto provando... sto provando a cambiare, ad essere diverso». Il padre di Clarissa scuote la testa.

«Forse non devi essere diverso... ma solo dimostrarle che può fidarsi di te. Del ragazzo che conosce, non di una versione falsa di te. Se conosco ancora mia figlia... direi che in questo modo la stai solo confondendo ulteriormente».

Mi dà una pacca sulla spalla e poi se ne va, raggiungendo un'auto nera ed elegante parcheggiata poco distante. Quest'uomo continua a rimanere un mistero per me. Ma le sue parole mi portano a riflettere.

Da quando sono qui non ho fatto altro che fingere: prima che io e Clarissa non ci conoscessimo, poi di andare d'accordo con giocatori di football e cheerleader. Ho indossato gli abiti di Condor pensando di farmi più facilmente accettare dagli amici di Clarissa e così poterle stare accanto. Fingo che vederla con Liam sia sopportabile.

E a cosa mi ha portato tutta questa finzione? A nulla. Le uniche volte in cui mi sono sentito di nuovo vicino a lei è stato in quei rari momenti in cui sono stato davvero me stesso. Ha ragione suo padre: fingersi un altro non serve. E non ha nemmeno più senso, per come stanno ormai le cose. È ora di rispolverare il vero Ethan.

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«Adesso sì che ti riconosco, amico!» esclama Cole appena entro in cucina il mattino seguente, notando che finalmente sono rientrato nei miei vecchi abiti: jeans neri, una felpa blu scuro e al braccio la mia vecchia giacca di pelle nera. Con un'alzata di spalle mi verso una tazza di caffè fumante.

«Sono stanco di fingermi una persona che non sarò mai» confermo.

«Credo sia la scelta migliore, a questo punto» ammette Condor, apparso in silenzio alle nostre spalle.

«Già...» borbotto sovrappensiero. Finisco il caffè e poi mi affretto verso l'ingresso, pronto per un'altra giornata infernale di scuola.

Appena scendo dall'auto e mentre raggiungo l'ingresso di scuola, sento lo sguardo curioso di tutti su di me, quasi fosse la prima volta che mi vedono e non fossi in questa dannata scuola da più di un mese. Ma finalmente mi sento di nuovo a mio agio nei miei vecchi panni e me ne frego dei bisbigli che mi seguono come un'ombra.

In fondo al corridoio vedo Clarissa chiacchierare insieme ai suoi vecchi compagni di accademia - che a quanto pare non si sono ancora levati dalle palle - ed ai suoi amici.

All'appello manca solo Liam, che sta quindi continuando ad evitarla. Questa cosa dovrebbe rallegrarmi, ma sapere invece quanto questo faccia male a Clarissa non fa che farmi arrabbiare di più con Liam. Vorrei tanto sapere cosa sta nascondendo.

Torno al presente quando sento la risata di Clarissa attraversare il corridoio fino a giungere a me: sta ridendo... e questo mi fa sorridere a mia volta. Avevo deciso di provare a parlare di nuovo con lei questa mattina, in tutta onestà, ma decido di girare sui tacchi per evitare di guastarle il ritrovato buon umore. Non so quanto quei ragazzi rimarranno in città, ma lo vedo quanto le fanno bene... anche se non li sopporto.

Tienimi nel cuoreOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz