Capitolo 15

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Ain't nobody hurt you like I hurt you
But ain't nobody love you like I do
Promise that I will not take it personal, baby
If you're movin' on with someone new

"Happier" - Ed Sheeran


«Che accidenti vuoi, Lucas?» chiede Clarissa irritata al tizio che l'ha seguita fino all'interno della radura. Lui sorride beffardo.

«Solo parlare» dice innocentemente, avvicinandosi sempre di più.

«Già... certo. Ti piace molto parlare, eh? Mi pare che non abbiamo proprio più nulla da dirci» gli risponde a tono Clarissa.

«Mi hai fatto fare la figura dell'idiota davanti a tutta la scuola!» la accusa Lucas, cominciando a perdere la calma.

Forse dovrei intervenire... ma cosa succederebbe se apparissi così dal nulla? Come la prenderebbe Clarissa? Stringo forte i pugni e cerco di trattenermi dall'andare ad appendere quello stronzo a un albero.

«Ci pensi benissimo da solo a fare la figura dell'idiota, fidati» replica Clarissa, mostrando un barlume della sicurezza di un tempo.

Mi viene da sorridere: quando viene sfidata non riesce a fare a meno di tirare fuori gli artigli. E chi meglio di me può saperlo?

Clarissa lo supera per uscire dalla radura ma Lucas la afferra per le spalle e la sbatte senza troppa delicatezza contro il tronco di un albero.

Fanculo, questo è decisamente troppo! Faccio per uscire dal mio nascondiglio ma non riesco nemmeno a fare due passi che Clarissa si è già liberata dalla presa di Lucas e gli assesta una ginocchiata alle palle così forte che posso immaginare perfino io il dolore che sta provando quello stronzo.

«Adesso sai che io mantengo sempre le promesse!» gli grida contro Clarissa con rabbia mentre Lucas è accovacciato a terra con le mani tra le gambe a contorcersi dal dolore, senza fiato.

A quanto pare non ha bisogno del mio intervento. Faccio un paio di passi indietro per nascondermi di nuovo dietro al tronco. Dei rametti si spezzano sotto i miei piedi risuonando chiaramente nel silenzio della radura. Faccio appena in tempo a nascondermi quando Clarissa alza lo sguardo nella direzione del rumore.

Dopo pochi istanti, in cui trattengo il fiato, la sento allontanarsi a passo veloce per tornare al falò. Esco allora dal mio nascondiglio e raggiungo quello stronzo che sta cercando a fatica di rialzarsi.

«Stupida puttana...» lo sento mormorare.

Grosso errore. Lo afferro per il bavero della maglia e lo sbatto contro un albero.

«E tu che cazzo vuoi?» dice in un gemito mentre mi avvicino al suo viso.

«Voglio che tu stia lontano da quella ragazza. Se ti vedo a meno di dieci metri da lei, ti seppellisco. E anch'io mantengo sempre le mie promesse» lo avviso.

Lo lascio andare, cercando di trattenermi dal prenderlo a pugni, ricordando a me stesso che sto provando a cambiare. Appena gli volto le spalle questo comincia a ridere sguaiatamente, così mi giro lentamente a guardarlo. Si sistema la maglia e mi lancia un'occhiata di sfida.

«Non so chi cazzo tu sia ma certamente non devi essere di queste parti per pensare di venire qui a dare ordini proprio a me. Non ho ancora finito con quella stronza».

Ma quanto si può essere coglioni? Senza il minimo preavviso lo colpisco con un destro dritto alla mascella mandandolo a terra, con tanti saluti alla moderazione.

Tienimi nel cuoreOnde histórias criam vida. Descubra agora