Capitolo 11

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«Prepara i bagagli, amico. Domani si parte».

Lascio perdere subito l'auto che stavo riparando e mi volto, ritrovandomi di fronte Condor, con l'aria determinata e soddisfatta.

«Era ora, cazzo! Stavo pensando di partire da solo ormai!» esclamo dandogli una pacca sulla spalla.

«Ci è voluto un po' per sistemare le cose. Ma ora è tutto pronto per il nostro arrivo. Ho prenotato un volo privato per domani mattina» m'informa.

«Ehm... veramente pensavo di viaggiare in auto» gli rispondo invece io.

«Stai scherzando? Saranno quindici ore di viaggio!».

Lo supero e vado a sedermi sul divanetto nel salottino mentre lui mi segue a ruota.

«Lo so. Ma avrò bisogno della mia auto quando sarò lì» gli ricordo.

«Beh, puoi sempre farla arrivare insieme alla Mustang, no?» mi chiede perplesso. In quel momento fa capolino Josh, che si appoggia allo stipite della soglia pulendosi le mani con uno straccio.

«Ha bisogno di altro tempo per pensare e calmare i nervi prima di arrivare da lei. Altrimenti rischierebbe di presentarsi direttamente sotto casa di Clarissa e rapirla. Giusto, fratello?» dice poi spostando lo sguardo sorridente su di me.

Ecco perché Josh è il mio migliore amico, perché è come un fratello per me: non servono parole tra noi.

«Te la caverai, da solo, con tutto questo lavoro?» gli chiedo ora sentendomi in colpa. Josh si limita ad una scrollata di spalle.

«Non ti preoccupare. Patrick e Cole mi daranno una mano quando potranno. Tu va' e fa ciò che devi». Mi alzo dal divanetto e lo raggiungo, abbracciandolo brevemente.

«Prenditi cura di Sara, ok?»

«Puoi contarci» mi assicura.

Condor si schiarisce la voce. «Ad ogni modo... io quindici ore d'auto non me le faccio. Ci vediamo direttamente all'appartamento. Ti mando l'indirizzo».

E così com'è arrivato, senza preavviso, se ne va.

_____

Mi guardo intorno nella mia stanza, assicurandomi di non aver dimenticato nulla da infilare nei borsoni colmi. Ancora non so se sarà una missione di pochi giorni o se ci vorrà qualche settimana. Dipende da quello che troverò una volta arrivato.

Guardo di nuovo il telefono: la tentazione di chiamare Liam è tanta, ma sarebbe troppo sospetto. Dopo la chiacchierata dell'altra sera, ieri ho provato a richiamarlo per sapere cos'era successo poi a scuola il giorno dopo. Volevo assicurarmi che quello stronzo che ha messo quelle voci in giro su Clarissa non avesse cercato di vendicarsi della figura di merda fatta davanti a tutti in palestra, e che lei si fosse ripresa.

Ma non mi ha mai risposto, così stamattina gli ho mandato un messaggio chiedendogli se era tutto ok. Si è limitato a rispondere che era stato troppo occupato ma che era tutto a posto e che si sarebbe fatto sentire presto. Nulla che abbia placato la mia preoccupazione. Per fortuna presto potrò verificare di persona che accidenti sta succedendo.

Sento bussare e vedo Sara indugiare sulla porta, dondolandosi sui talloni a capo chino.

«Ehi, sorellina».

Appena alza la testa vedo gli occhi colmi di lacrime e corre subito ad abbracciarmi forte. Ricambio l'abbraccio e le accarezzo i lunghi capelli sciolti sulla schiena.

«Vorrei venire anch'io» singhiozza.

«Lo sai che non è possibile. E poi tornerò presto» la rassicuro. Alza gli occhi marrone scuro, così simili ai miei, su di me.

Tienimi nel cuoreWhere stories live. Discover now