Capitolo 22

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Faccio un passo verso di lei... e lei ne fa uno indietro.

«Io sono a casa» mi risponde quasi in un ringhio.

«Balle» l'accuso invece io.

«Cosa vuoi saperne tu, eh? Questa era casa mia una volta ed è tornata a esserlo. Ho i miei vecchi amici accanto e stava andando tutto bene finché non hai deciso di venire a immischiarti. Si può sapere cosa sei venuto a fare poi?» mi chiede accendendosi sempre più di rabbia. Ma va bene anche la rabbia, purché provi qualcosa. Faccio un altro passo in avanti e lei ne fa due indietro.

«Non ti avvicinare a me» mi ordina. Nella sua voce, oltre l'ira, riconosco la paura. Ha paura di me.

Questo pensiero mi fa fremere di rabbia... per me stesso, così faccio come dice e mi fermo, lasciandole il suo spazio.

«Dici che questa è casa tua, che questi sono i tuoi amici. Ma lo sai di non appartenere più a questo posto. E sono sicuro che i tuoi amici conoscano solo una piccola parte di te, quella che vuoi mostrare loro, quella da brava ragazza. Ma lo sanno chi sei davvero in realtà? No. Non hanno la minima idea di chi sia Clarissa Williams. E questo perché non hai il coraggio di mostrare loro la vera te, perché hai paura che non ti accettino» le faccio notare in tutta sincerità.

E si sa, la verità, soprattutto quella che non accettiamo, fa male: Clarissa mi si avvicina senza più paura e mi punta l'indice sul petto, inclinando la testa all'indietro per potermi guardare dritto negli occhi.

«Nemmeno tu mi conosci evidentemente, no? Hai dato per scontato un sacco di cose di me, mentre io cercavo solo di proteggerti. E poi sei qui da quanto? Dieci minuti? E pensi di sapere tutto della mia vita qui. Beh... non sai un cazzo di niente! Non avresti dovuto prenderti la briga di venire fin qua. Hai sprecato il tuo tempo» mi dice con voce velata di disprezzo, lo stesso che leggo nei suoi occhi in tempesta.

Mi volta in fretta le spalle e fa per andarsene, ma la trattengo per un polso, bloccando l'ennesima fuga. È ora che sappia come stanno le cose.

«Ah, sì? So tutto invece! So quanto hai faticato a riallacciare i rapporti con i tuoi vecchi amici. So che gli incubi su Jack e l'incidente ti tengono sveglia la notte e ti tormentano di giorno. So che hai paura di rimetterti al volante, so che stai cercando di rimpiazzarmi con Liam... E so tutto questo non solo perché Liam mi parlava di te, ma perché io ti conosco meglio di chiunque altro! Anche di te stessa, cazzo!» le grido contro, ormai fuori di me. Perché non capisce?

Clarissa si libera in fretta dalla mia presa e si allontana da me, fissandomi truce. Ma la raggiungo di nuovo, affrontandola a muso duro.

«E vuoi saperla un'altra cosa? Sono in questa fottuta città da ben più di dieci cazzo di minuti! Ti ho osservata bene, ho cercato di capire se davvero questo posto facesse per te, se queste erano le persone di cui dovevi circondarti. E la risposta è no». La sua espressione si fa allora sconvolta.

«Da... da quanto sei in città?» balbetta.

«Da abbastanza da averti visto tentare di inserirti in un mondo che non fa più per te... e fallire» ammetto. Clarissa scuote forte la testa, assolutamente incredula.

«Tutto questo è assurdo... Non ti sei nemmeno degnato di farti vedere in ospedale e poi hai il coraggio di presentarti qui? Senza contare quello che hai fatto a Liam! Vaffanculo, Ethan! Fa un favore a entrambi e tornatene a casa! Dico sul serio: non voglio rivederti domani nei corridoi di scuola. Devi andartene» sbraita fuori di sé prima di girare sui tacchi e andarsene in fretta. Stavolta la lascio andare.

Non era proprio così che immaginavo il nostro confronto ma almeno sono riuscito a vedere la vecchia Clarissa, quella che di fronte ad una provocazione reagisce e non scappa. Che mi affronta e mi sfida. Ma c'è ancora molto lavoro da fare.

Tienimi nel cuoreWhere stories live. Discover now