Capitolo 3

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«Sto pensando seriamente di lasciare la scuola» confesso a Josh.

Sono passate solo tre settimane dall'inizio delle lezioni, ma non reggo già più. Ho una gran voglia di ripartire e lasciarmi tutto alle spalle.

Il mio migliore amico si alza di scatto dal motore su cui stava lavorando. «Ma che cazzo dici?».

Lancio gli attrezzi che stavo sistemando sul bancone e comincio a camminare avanti e indietro.

«Non riesco a concentrarmi sulle lezioni. Non faccio altro che pensare a lei. E da quando, domenica scorsa, mi ha fatto riavere il bracciale, non riesco a pensare ad altro a come starà, a quanto sarà furiosa con me... Non trovo pace. Per questo sto pensando di mollare la scuola. Penso di aver bisogno di andarmene di nuovo per un po'. Ho diciott'anni ormai, i miei genitori non potranno impedirmelo. Stare qui non mi fa bene».

Lo sguardo mi cade automaticamente in quell'angolo dell'officina dove abbiamo sistemato la Mustang di Clarissa, nascosta alla vista sotto un telo spesso. Ma questo non mi impedisce di pensare ogni secondo al terrore provato quella notte, quando ho visto le condizioni dell'auto. Mi costringo a distogliere lo sguardo per riportarlo su Josh che continua a guardarmi corrucciato.

«Non puoi dire sul serio. Quando avrai finalmente voltato pagina ti pentirai di non aver terminato il liceo. Non puoi agire sulla base di quello che provi ora. So che adesso ti sembra tutto insuperabile ma non è così». Fisso il soffitto, continuando a sentirmi impotente.

«E quand'è che riuscirò a voltare pagina, eh? Perché non credo di esserci minimamente vicino» ammetto a malincuore. Josh mi osserva in silenzio per un po' con aria combattuta.

«Di certo non lo farai gettandoti a capofitto tutti i giorni dopo scuola nel lavoro qui al garage, per poi tornare a casa solo a tarda sera e rinchiuderti in camera tua senza parlare mai con nessuno. Né con i tuoi, né con Sara o con noi. Lo sai che questa è la prima volta che mi rivolgi la parola da quando hai ricevuto il bracciale? Io credo che per voltare pagina tu debba affrontare ciò che ti impedisce di farlo...»

«Che vuoi dire?» gli chiedo confuso, stringendo il bracciale di Clarissa che ho cominciato a portare al polso, quasi così potessi averla un po' più vicina a me.

«Voglio dire che devi affrontare Clarissa. Dovete parlare e dirvi tutto quello che avete lasciato in sospeso tra voi. È l'unica cosa che può aiutarti ad andare avanti».

Rifletto sulle sue parole e giungo alla conclusione che forse ha ragione lui. Devo riuscire a parlare con Clarissa. Chiederle scusa e... lasciarla andare una volta per tutte. Per poter andare avanti entrambi. Ma come posso fare? Scuoto forte la testa in preda alla frustrazione.

«Anche se volessi farlo, non so come contattarla. Non risponde più alle chiamate di Sara, il suo telefono risulta costantemente staccato. Credo abbia cambiato numero, a questo punto. E anche i suoi account social sono spariti. Mi pare ovvio che non voglia farsi trovare. Ed escluso che ci permettano di entrare all'accademia militare...».

Josh comincia a grattarsi nervosamente il collo, visibilmente a disagio. «Beh... ecco... forse c'è un posto dove potremmo trovarla. Non ne sono certo, ma possiamo fare comunque un tentativo»

«Quale posto?» chiedo subito.

«È un piccolo locale alle porte del deserto, poco distante dall'accademia. Durante il weekend gli allievi dell'istituto si ritrovano lì. Una volta ci abbiamo trovato Clarissa insieme ai suoi compagni. Se siamo fortunati potremmo riuscire a trovarla già stasera» propone Josh.

«Perché non mi avete mai detto nulla di questo posto?» domando irritato.

«Fratello, ci hai chiesto di tenerti lontano da lei, ricordi? Se avessi saputo di questo posto, per te sarebbe stata solo una tortura in più» mi risponde con compassione.

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