Capitolo 5

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«Ethan! Che accidenti succede?! Si sente il casino che stai facendo fin fuori casa!».

La mia mente registra appena le urla di mia sorella che provengono dal corridoio mentre si avvicina alla mia stanza. Ma non mi fermo. Non smetto nemmeno quando Sara entra in camera portandosi le mani al cuore.

«Ethan...» mormora piano, osservando la stanza sottosopra, ogni cosa distrutta. Non riesco a fermarmi; continuo a rovesciare ogni mobile, strappare ogni cosa che possa essere fatta a pezzi. Ma niente, niente riesce a calmare ciò che mi si agita dentro.

«Ethan, basta! Ti prego! Qualsiasi cosa sia successa la sistemeremo!» mi supplica Sara facendo qualche passo incerto all'interno.

«Non c'è più niente da sistemare! Quando te lo metterai in testa, eh? Non contiamo più nulla per lei! Né io, né tu, né questa maledetta città! Ci ha cancellati dalla sua vita!» urlo, mandando in frantumi la lampada contro il muro.

Sara allora si getta su di me, cercando di fermarmi. Ma io ho bisogno di questa distruzione, così la scosto bruscamente via da me. Purtroppo non riesco a controllare la mia foga e la spingo via con più forza di quanto volessi.

Sara finisce a terra e, con orrore, rivedo nei suoi occhi la paura. Come la vidi la notte in cui quel bastardo di mio zio la violentò. Solo che stavolta è colpa mia. Subito il rimorso cancella la rabbia che sento bruciare dentro. Corro da lei, cadendo in ginocchio, e l'abbraccio forte.

«Scusami, Sara. Non volevo, non sono riuscito a controllarmi. Stai bene?». Mia sorella mi abbraccia forte a sua volta.

«Non mi sono fatta nulla» mi rassicura. Mi metto a sedere accanto a lei, stremato, nascondendo la testa tra le ginocchia e cominciando a piangere come un bambino.

«Si tratta di Clarissa, vero? Cos'è successo ancora?» chiede sottovoce, accarezzandomi piano la testa.

«Se n'è andata. Ha lasciato la città pur di non aver più nulla a che fare con me. L'ho persa per sempre» le spiego tra i singhiozzi.

Ora me ne rendo conto: anche se mi rifiutavo di ammetterlo, avevo ancora una debole speranza nel cuore... per noi due. Ma la sua partenza ha spento anche quell'ultimo barlume di speranza.

«Cosa? E come lo hai scoperto?» mi chiede incredula.

«Ti ricordi di quel ragazzo che ho incontrato quando sono arrivato a Dallas, lo scorso marzo?»

«Certo. So che ogni tanto vi sentite ancora per telefono... Ma che c'entra adesso questo?». Sollevo il capo e osservo la sua faccia perplessa e affranta.

«C'entra tutto, sorellina. Quel ragazzo, che si chiama Liam, a quanto pare altri non è che l'ex migliore amico del Kansas di Clarissa. E, inconsapevolmente, mi ha appena rivelato che la ragazza che non riesco a togliermi dalla testa ha lasciato il Texas per tornare a casa. Per stare il più lontano possibile da me. Adesso dimmi, sorellina, quanto deve odiarmi per aver rinunciato alla vita che si era costruita qui negli ultimi due anni? Quanto deve odiarmi per aver sentito la necessità di allontanare da sé ogni cosa che le ricordasse noi?».

Sara non risponde, continua a fissare la parete di fronte in modo assente, assolutamente sconvolta. Ma non c'è nulla che potrebbe dire per confortarmi, farmi stare meglio.

Mi merito tutto l'odio della ragazza che amo, ne sono consapevole. Posso solo sperare per lei che, lontana da me, possa davvero ricominciare a vivere. E, con questa ultima scintilla di speranza nel cuore, la lascio andare anch'io.

___

È passata la mezzanotte quando Sara si addormenta con la testa sulla mia spalla, ancora seduti a terra. Mi alzo piano e la sollevo tra le braccia. La porto in camera sua e la metto sotto le coperte.

Tienimi nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora