28 - Troppo piccoli

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LILI

"Perché mamma è sempre così felice, papà?" Ricordo con perfezione quanto spesso chiedessi a mio padre e a mio fratello questa domanda, senza però ricevere mai la risposta vera.

Ricordo quanto mi piacesse vedere la mia mamma allegra - che rideva per le cose più stupide -, quanto mi divertisse sentirla biascicare o barcollare.

Il mio cuore si riempiva di gioia quando prendeva me e mia sorella e cominciava a farci ballare in mezzo alla stanza con la musica a palla, anche se notavo sempre una cosa: aveva in mano una bottiglia. Ogni volta.

Al tempo pensavo fosse acqua, o tè verde - il suo preferito - o ancora coca cola. Crescendo iniziai a capire che sbagliavo tutto, completamente, ma finché stavo ancora in quell'età magnifica che è l'infanzia, di domande non me ne facevo.

"La mamma non sa più parlare bene!" Esclamava mia sorella ridendo, seguita da me e da mami, ma non da i due uomini di famiglia. Loro due non ballavano mai con noi tre, non cantavamo mai tutti e cinque insieme, ma a mamma al tempo sembrava non dispiacere più di tanto.

Ricordo che qualche volta le carezze che era intenzionata a darmi erano più schiaffi, così quando papà vedeva con che forza la sua mano si schiantasse contro la mia guancia, si allarmava e mi veniva vicino.

Mi avvolgeva il viso tra le sue grandi mani e mi osservava attentamente, poi rimproverava mia madre, che però era già collassata sul divano.

"Stai bene amore?" Mi domandava preoccupato, sfiorandomi delicatamente i capelli. Io gli rispondevo sempre di sì, nonostante a volte il bruciore alle gote non passasse molto facilmente.

Sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male intenzionalmente, mamma ci amava, però in quelle giornate cambiava. Non riusciva neanche a camminare in maniera dritta, spesso si ritrovava a terra.

Eppure rideva sempre, e io questa cosa non la capivo proprio.

"Papi ma se mamma è appena caduta perché è felice? E tu che sei in piedi, perché invece sei triste?" Avevo la percezione che chi stesse diritto fosse la persona più gioiosa del pianeta, e chi invece no il più affranto.

Mio padre non mi rispondeva a domande simili, semplicemente mi baciava a lungo la fronte. Qualche volta mi bagnava il volto con una sua lacrima, ma poi si riprendeva e mi mandava in camera con Barb e Casey.

"Cas, ma perché papà non vuole che stiamo con mami?" Nonostante la differenza d'età tra me e mio fratello non fosse molta, lui aveva già capito la situazione, sapeva del problema di mamma.

"Perché mami stasera non è in sé, stasera non sta bene" il fatto che sottolineasse sempre il stasera, con il tempo fu una cosa che iniziò a farmi tenerezza.

Voleva convincerci, convincersi, che quella di mamma non fosse una dipendenza, semplicemente una giornata no.

"Ma mamma sta bene! Non la vedevi mica, come rideva?" A quel punto il moro poteva avere solo due reazioni: urlarci addosso di chiudere la bocca, o barricarsi in bagno, senza darci alcuna spiegazione.

Eravamo ancora troppo piccoli per assistere a nostra madre in quello stato, eravamo ancora troppo piccoli per vederla scivolare via dalle nostre vite in quella maniera e questo ci ha cambiati per sempre.

Eravamo ancora tre bambini quando i suoi baci puzzavano di brandy, di rum, di vodka e nei migliori dei casi di birra o di prosecco.

Eravamo ancora tre bambini quando passavamo più tempo con zia Sherbie, zio Calum e Leah che con i nostri genitori perché mio padre faceva avanti e indietro da casa all'ospedale e dall'ospedale al centro di recupero.

impara a conoscermi | SPROUSEHARTWhere stories live. Discover now