18 - Dovevo proprio nascere così paranoica?

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LILI

"Ho un brutto presentimento" gli dico, appena scendiamo dalla sua auto e ci ritroviamo davanti ad uno studio che già da fuori sembra piuttosto accogliente. Lui intreccia le nostre mani e sento che stringe la mia.

"Io penso invece che sia andata bene" mi sorride teneramente ma io non riesco ad assumere un atteggiamento tranquillo e distolgo lo sguardo, puntandolo in un punto indefinito. Conosco come le mie tasche mia sorella, mi aveva rassicurata anche lei prima di uscire di casa, ma ho comunque paura sia stata male.

Vorrei tanto chiamarla o mandarle un messaggio per sentire la sua voce che mi calma, ma la seduta non sarebbe ancora finita, e non voglio metterle fretta o farle pensare che non mi stia fidando di lei.

Me lo aveva promesso, e io le credo.

Annuisco, anche se un po' in ritardo, all'affermazione di Cole, e mi stringo ancora di più nel mio cappotto. Ormai è metà gennaio e il Kentucky mi ha sorpresa per il freddo che porta.

"Siete già qua, miei sventurati compagni d'avventure?" Il tono ironico e cantilenante di Barbara mi riporta alla realtà, e appena si allontana dallo studio della signora Hale le corro in contro.

"Com'è andata?" Non le chiedo come stia, i suoi occhi rossi e le guance che noto ancora un po' umidicce mi rispondono da sole alla più banale delle domande, ma ciò non vuol dire che sia andata del tutto male.

Lo spero, almeno.

"Bene, è gentile" tiro un sospiro di sollievo e mi slancio verso mia sorella stringendola tra le mie braccia. Anche se la sua risposta è stata piuttosto breve, la apprezzo ugualmente.

"Ti avevo detto di stare tranquilla, però" mi studia non appena si stacca da me: le unghie mordicchiate e l'espressione ancora preoccupata devono suggerirle quello che è stato il mio stato d'animo solo cinque minuti fa.

"Non sei stata l'unica" interviene il corvino e io gli faccio una linguaccia appena mi si affianca. Barb ci guarda sorridendo e anche se so che non è tipa molto romantica, noto quanto i suoi occhi si illuminino quando lui mi abbraccia e mi stampa un bacio sulle labbra.

Ci adora, ne sono sicura.

"Che ne dite se ci avviamo già, signorine? Abbiamo un'ospite che ci attende" Cole porge ad entrambe un braccio e insieme ci avviamo nuovamente verso la sua macchina.

"A che ora aveva detto che sarebbe arrivata?" Gli chiedo quando mi siedo accanto a lui davanti e appoggio una mano sulla sua, che sta sul cambio.

"Mi ha appena scritto dicendomi che è arrivata un po' in anticipo ma tranquille, non è come mamma" mi sorride riferendosi all'impazienza fastidiosa della madre, che l'intera famiglia odia con tutto il cuore.

"Grazie a Dio. Due copie di tua madre sono peggio dell'inferno"

***

Jaclyn Gilbert non è malvagia come pensavo, e questo l'ho capito da quando ho messo piede all'interno del piccolo locale nel quale ci eravamo dati appuntamento. Dato il suo sorriso affettuoso e i suoi modi garbati, mi stupisco di come la sorella sia riuscita a litigare con lei.

Ma l'apparenza può ingannare, e questo mamma me l'ha ribadito più volte, visto che secondo lei tendo a farmi un'idea generale delle persone troppo in fretta.

"Sei bellissimo amore, dimmi, Mila si è decisa per il college?" Le solite domande formali e d'obbligo accompagnano il lieve brusio di sottofondo del piccolo bar di periferia, che per quanto sia semplice riesce a farmi sentire a mio agio e accolta.

"In verità l'idea dell'università non la alletta più di tanto" Cole, al contrario della madre, non si vergogna di dire pubblicamente che Camila non vuole continuare gli studi, ma ora lo vedo un tantino nervoso mentre da questa notizia a sua zia.

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