CAPITOLO 2 - 2.1 Abbagli

399 88 494
                                    

"Sono a casa", echeggiò la voce stanca di Taiki nella semioscurità.

Abbandonato lo zaino, i rollerblade e alcuni sacchetti all'ingresso, il ragazzo lasciò che il rombante suono di un motore ingolfato, misto all'intenso scrosciare del temporale estivo, lo salutassero prima di richiudere l'uscio.

Senza soffermarsi sulla propria immagine riflessa nell'attaccapanni, si sedette sul pavimento per togliere le scarpe e quel che rimaneva della particolare divisa che il capo gli aveva chiesto di indossare per il turno di quella sera.

"Figliolo, non si guarda più il telefono? Come mai hai fatto così tardi?", lo accolse il padre dalla cucina con un tono di falso rimprovero. "Dal rumore che ho sentito deduco che ti abbia accompagnato a casa Naora."

Il signor Kikuchi sbucò alle sue spalle e accesa la luce si trovò di fronte uno sgualcito principe azzurro, con tanto di boccoli dorati e un appariscente mantello argentato strappato.

"Si può sapere cos'è successo?"

Taiki sospirò mostrando, insieme all'aria sconsolata, una discreta quantità di chiazze d'unto sparse sulla camicia.

"Un incontro ravvicinato con Maramao. Mi ha tagliato la strada per raggiungere dei bambini che volevano dargli gli avanzi e ho rovesciato il vassoio. A dispetto della stazza, quel gatto diventa velocissimo se gli si offre del cibo."

"Intendevo, perché sei vestito così?"

Il principe gli porse i sacchetti.

"Per far felice una bambina che voleva un compleanno da fiaba. Lo sai che il signor Fujita non sa dire di no quando si tratta di piccole richieste."

Il signor Kikuchi fece spallucce in segno di comprensione, poi prese le buste e ne sbirciò il contenuto.

"Ma qui c'è da mangiare per un reggimento! Allora, ti ho già preparato il bagno, tu va' a lavarti che a sistemare il tavolo ci pensa il sottoscritto."

Taiki si incamminò in corridoio sbuffando.

"Grazie, papà, ma sono grande ormai, e a queste cose posso pensarci da solo. E poi siamo a giugno, se volessi fare una doccia fresca?"

Il padre ruotò la carrozzina con un esperto movimento di polso e lo raggiunse.

"Non dire sciocchezze: per sciogliere i nervi e distendere i muscoli serve il calore. Vedi solo di non metterci troppo!"

L'altro mugugnò qualcosa che somigliava a un okay, tolse la parrucca e scomparve nell'ultima stanza illuminata in fondo al corridoio.

◾◾◾

Immerso nell'acqua, Taiki chiuse gli occhi e si abbandonò al piacere di quel bagno che si stava rivelando un toccasana. Suo padre era stato, come al solito, premuroso e lui si sentì sciocco per aver sottolineato, per l'ennesima volta, il fatto che stesse crescendo. Dopotutto, fargli trovare la vasca pronta era solo un gesto innocente per ringraziarlo del suo impegno quotidiano, e non c'era motivo di privarlo del suo rituale.

A ogni modo, quella mattina si era concluso il primo trimestre e faticava a credere che il tempo fosse volato tanto in fretta: aveva sostenuto gli esami, l'indomani sarebbe partito per la gita scolastica, che avrebbe segnato l'inizio delle vacanze estive e, non meno importante, aveva fatto progressi enormi sul fronte della propria fobia.

Osservando il vapore levarsi al soffitto, pensò a quanto sarebbe stato ordinario quel periodo se non ci fosse stata la notizia del trasferimento di Eiji e poi l'ingresso nel club di nuoto, formato da ragazzi uno più fuori di testa dell'altro.

Zemlyan: RebirthWhere stories live. Discover now