CAPITOLO 23 - 23.3 Il secondo tragico atto

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Dedicato a: @MCWillems21

I vari reparti zemlyani si stavano dando man forte per scacciare le Ombre

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I vari reparti zemlyani si stavano dando man forte per scacciare le Ombre. Erano diverse le zone in cui stavano combattendo, ma in ognuna si cercava di agevolare il più possibile i guaritori nel recupero dei feriti. Un paio di loro ne stanno trasportando uno.

"Quanto durerà lo scontro? Chissà se i principi avevano previsto tutto questo."

"Sarebbe stato impossibile per chiunque immaginarlo."

"Non avrebbero dovuto coinvolgerci", farfugliò il primo che si fermò sul posto borbottando tra sé parole incomprensibili.

Il compagno tuttavia lo esortò a proseguire.

"Ehi, ci siamo fatti volontari, ricordi? Anche io ho paura, ma la nostra priorità, adesso, è Faeri. Quindi, forza, muo-."

Di colpo, anche lui fu costretto a interrompersi. Allarmato da alcune grida, osservò una scena priva di logica: un alleato si era avventato con il pugnale sul vicino, abbattendolo come una furia tra le urla disperate della vittima. La linfa zampillava ovunque e l'aggressore si placò solo quando il corpo trucidato rimase immobile. Inorridito, l'involontario spettatore cominciò a boccheggiare.

"C-che co-cosa...", scandì, girando la testa in cerca di aiuto verso l'unico altro presente in quel momento. Ma una stretta salda e dolorosa gli pressò il collo, facendogli mollare il ferito; trascinandolo nel buio.

◾◾◾

Odan fissò il corpo a terra con la testa fracassata. Non sapeva darsi una spiegazione, ma la sua sola certezza era che quello non era il modo di agire di un Dara. Da poco distante qualcuno lo chiamò a gran voce.

"Ci stanno attaccando! I nostri compagni, i nostri amici... sembrano bestie."

Dalle poche informazioni che riuscì a racimolare, l'attendente capì che doveva trovare Namis, o uno qualunque dei principi, per avvisarli del pericolo.

"Cercate di immobilizzare chiunque dia segni di squilibrio. Se potete legateli, ma non uccideteli. Diversamente, scegliete: o loro o voi. Io torno subito."

Corse quindi verso l'ultima zona in cui ricordava di aver visto il comandante, ma una volta raggiunta di lui non c'era traccia. Scrutò la spiaggia, sperando di scorgere il bagliore rosso degli artigli di Sayuri e gli parve di vederlo verso un'area rocciosa. A perdifiato, si precipitò per controllare, ma fu un fallimento.

"Ciao, fratellone."

Bastarono quelle due parole a gelargli la linfa in corpo: quel timbro che l'aveva salutato al mattino, e a cui aveva promesso che sarebbe tornato vittorioso, non avrebbe dovuto sentirlo proprio lì. Avrebbe voluto ignorarlo e convincersi di non averlo udito, ma non poté sperare di essersi sbagliato con tutto quello che di assurdo stava accadendo.

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