CAPITOLO 11 - 11.1 Sangue sprecato

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"Felice

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"Felice."

"NO, RAZZA DI IDIOTA. MI SPIEGHI COME POTREI ESSERE FELICE CON DEGLI INETTI COME VOI, CHE NON SANNO PORTARE A TERMINE UN COMPITO TANTO SEMPLICE?"

Kujo era su tutte le furie e gli oggetti nella stanza furono le vittime della sua rabbia. Tra carte dilaniate, macchiate da inchiostro rovesciato e vasi distrutti scagliati contro le pareti, il Sacerdote camminava nervoso, chiedendosi il perché di troppe cose, con la testa che sembrava voler scoppiare.

"Dovevate - solo - recuperare - quel - maledetto - amuleto", scandì in affanno, dandosi ragione del fatto che i tre Dara che aveva di fronte un minimo di cervello, da qualche parte, dovevano pur averlo. Non voleva credere di averli istruiti a vuoto.

"Bambino."

"Bambino? Chi ha mai parlato di un bambino?"

"Uccidere tutti. Lui felice."

"Ahahahahaha!"

"ORA BASTA, ZITTI!", urlò il Sacerdote massaggiandosi la fronte. "Non ho mai detto di uccidere tutti, non ho mai detto che avrei dovuto essere felice. Chi vi ha dato il permesso di pensare? Il vostro compito era recuperare il ciondolo."

"Non è un gioco", ripetè il Dara al centro con la voce di Kujo.

"Allora qualcosa di ciò che ho detto te la ricordi. E sai che cos'altro ricorderai? Niente."

Stretto forte il corvo al collo, con un solo movimento del braccio, le Ombre si dissolsero tra urla agghiaccianti.

Kujo si abbandonò sulla sedia della scrivania, stanco di tutto il tempo trascorso ad allenare il corpo e la mente, a versare sudore e impegno senza essere arrivato a un risultato concreto. Per non parlare del sangue.

Vark uscì dall'angolo della stanza in cui attendeva la fine della sfuriata.

"Mio Signore, non dovevate eliminarli. Sapete quanto vi costa creare nuovi soldati."

"E per cos'altro mi sarebbero stati utili? Sembra che più sono grossi, più sono stupidi... a ogni modo, quei tre hanno fallito. Fine del discorso."

"I Dara desiderano solo quello che il loro Signore brama nel profondo. Sono una Vostra", temporeggiò il consigliere, "sublime estensione. Perchè guardare il lato negativo? Il vostro piano stava andando alla perfezione. Il diversivo dell'attacco al villaggio aveva distratto i Protettori e i terrestri erano soli. E poi i vostri servi hanno quasi eliminato una Custode, peccato che..."

"Peccato che quelle nullità abbiano DECISO? PENSATO? VOLUTO? Fare di testa propria", sbottò Kujo che, dato un pugno al bracciolo, raggiunse la finestra passandosi nervoso l'amuleto tra le dita: nel liquido, sempre più torbido, i filamenti neri si sfioravano e il sacerdote rivolse loro uno sguardo. Non posso lasciare che le Virtù riprendano potere, devo fare qualcosa.

Vark camminò felpato dietro di lui.

"Mio Signore, siate onesto con Voi stesso: quanto tempo è trascorso da quando avete spedito uno dei Dara in quel cimitero, ed è tornato dicendo di essere stato respinto dal Drago, a quando, stando a ciò che ha riferito la vostra più recente creatura, siete riuscito a rompere la sua guardia?"

"Direi due, o tre settimane al massimo."

"E questo non è un progresso inaspettato o un fortuito insieme di circostanze. Siete Voi che vi state avvicinando al traguardo. Lo vedo dai vostri occhi."

Il Sacerdote tornò a fissare un punto indefinito del paesaggio oltre il vetro. Vark proseguì imperterrito a elogiare i suoi progressi, ma lui non voleva più ascoltarlo. Non erano quei piccoli passi compiuti da altri che lo avevano aiutato a vincere, finora.

Da quando era piccolo chi aveva provato ad aiutarlo gli aveva procurato delle grandi seccature, e chi ora si prodigava a farlo sentire importante non si era dimostrato da meno.

"...perché non andate a riposare? Sarete stanco. Ma vi rendete conto di quanto è durato il sangue questa volta? Perdonate la sfrontatezza, ma vi siete superato."

Kujo non rispose, irritato da quelle lagne. Anche la voce del consigliere non era altro che un martellante fastidio.

Si spostò da lui e raggiunse la statua del padre. Slacciata la tunica, che cadde a terra, restò a busto nudo: un groviglio di cicatrici, molte fresche, si intersecavano senz'ordine sul petto, sul ventre, sulla schiena, per correre lungo le braccia fino alla punta delle dita.

Vark chinò rispettoso il capo e il suo Signore rise, come se si stesse liberando di un grosso peso.

"Non è tempo di riposarsi. So che cosa devo fare. E lo farò personalmente."

Zemlyan: RebirthHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin