Capitolo 25

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Qualche anno più tardi

Fasci era davanti all'ingresso del palazzo dove lavorava, braccia lungo i fianchi, schiena dritta, espressione seria. E pistola carica ben nascosta nella cintura in caso di attacco.

Era un giorno speciale perché avrebbero firmato un'alleanza con la Germania, una potenza mondiale in costruzione ma destinata a grandi cose.
Il piano del giorno era: incontrare il cancelliere tedesco, parlare con il suo country (e farci possibilmente amicizia) mentre i rispettivi capi di governo facevano le moine nell'altra stanza e firmavano documenti inutili, poi accompagnare i due a fare un giro per la città e tornare a casa a tarda sera.

Fasci già conosceva la routine e non le dispiaceva affatto. Amava la sua Roma e avrebbe potuto raccontare tutto ciò che sapeva su di essa ai nuovi arrivati.

Sorrise leggermente mentre guardava la macchina del cancelliere fermarsi davanti al palazzo. L'uomo uscì dalla macchina e strinse la mano con il capo della ragazza, lei lo salutò facendo il saluto romano.

Il country tedesco uscì a sua volta dalla macchina. Aveva dei lucenti capelli rossi con la parte davanti bianca con qualche punta nera. Era vestito pesante, la divisa nera e un'espressione seria sul volto. La sua divisa era spezzata da un singolo guanto grigio sulla mano destra e da una medaglia d'argento a forma di croce sul petto.

Era veramente bello, i loro occhi si incontrarono per un attimo e lui sorrise, Fasci ricambiò. Si avvicinò e si strinsero la mano.

"Terzo Reich, piacere"
Disse pieno di se. Prese la mano della ragazza e diede un leggero bacio sul dorso facendole un piccolo occhiolino.

"Italia Fascista, il piacere è mio"
Rispose la ragazza sorridendo con ironia.

"Entriamo? Gli altri sono già nel loro studio"
Chiese il Reich e Fasci annuì, giudandolo tra i corridoi del palazzo.

Raggiunsero il grande studio della ragazza, era molto fiera di come l'aveva decorato. Da un lato una imponente libreria con una piccola poltrona, mentre in un angolo vicino alla porta si trovava un divano con un tavolino da caffè e qualche liquore appoggiato sopra. Dall'altra parte c'era un piccolo pianoforte a coda bianco che padroneggiava sulla stanza e vari violini appesi alla parete vicina. Al centro della stanza c'era una grossa scrivania di legno massiccio, intagliata direttamente dal tronco di un albero e finemente ricamata da uno dei più bravi artigiani della penisola. C'era anche un piccolo camino dove sopra era appeso un ritratto della stessa Fasci insieme a suo padre Elias.

Il tedesco parve meravigliato dallo studio. La fascista sorrise e lo invitò a sedersi con lei sul divano.

"Gradite qualcosa da bere?"
Chiese porgendo un bicchiere. Il tedesco rifiutò.

"No, non bevo, ma grazie dell'offerta"
Sorrise a malincuore e guardò nella direzione della libreria.

"È molto grande, posso dare un'occhiata?"
Chiese alzandosi dal divano.

"Fate pure"
Rispose lei prendendo una scaletta per raggiungere i ripiani più alti.

"Dammi del tu, perfavore"
Disse lui sorridendo. Prese un libro e lesse la copertina.

"Ci sono molti libri in tedesco, siete un'appassionata di letteratura delle mie parti?"
Chiese Terzo mettendo a posto il libro e prendendone un altro.

"Circa, il tedesco è come la mia prima lingua. Sono austriaca di adozione"
Rispose Fasci. Il ragazzo sembrò sorpreso e sorrise, poi guardò verso il camino e notò il ritratto appeso.

"Immagino che quello sia tuo padre adottivo"

"Esatto, Elias Steinmann. È lui che ha scelto il mio nome da umana, Lilith Steinmann"
Specificò Fasci.

"Qual'è il tuo?"
Continuò la ragazza.

"Jan Ritter, è un omaggio ad un caro amico scomparso durante la Depressione"
Rispose con un sorriso amaro il tedesco.

"Mi dispiace aver riportato alla luce questi ricordi"

"Nessun problema, ricordare i momenti passati fa bene all'anima"

"Sono d'accordo"

❄︎❀❄︎

Passò la giornata e dopo il programmato giro per la città i due ragazzi si ritirarono ognuno a casa propria o nell'albergo in cui erano ospiti.

Il tedesco teneva stretto a sé il libro che aveva preso in prestito da Italia Fascista e sorrise mentre si cambiava dalla sua divisa e si preparava a dormire.

"Com'è andato il tuo primo giorno qui?"
Chiese il cancelliere tedesco entrando nella stanza.

"Molto bene... credo che saremo ottimi amici io e la country"
Rispose felice senza neanche guardare negli occhi il suo capo.

L'uomo uscì dalla stanza e Terzo Reich si infilò nel grande letto e iniziò a leggere.

❄︎❀❄︎

Primo capitolo della storia vera e propria, spero vi sia piaciuto (:

Alla prossima!!
Ciaoo!

𝑾𝒆'𝒍𝒍 𝑭𝒊𝒏𝒅 𝑷𝒆𝒂𝒄𝒆 𝑰𝒏 𝑯𝒆𝒍𝒍 [Axis Powers Story] (CountryHumans)Where stories live. Discover now