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Incrocio Main Street – Avenue

Sede Centrale dell'Azienda

                                              Sezione coordinamento vedenti - Ufficio del Resp. Sig. Cohen David Jacob

                                                                                                                                                                           13 anni prima



Jacob Cohen era nervoso e il fatto di esserlo lo rendeva nervoso ancora di più.

Era un vedente da quasi trent'anni e se c'era una cosa che sapeva fare dannatamente bene, era conoscere le emozioni e le reazioni ad esse connesse.

Sapeva sempre controllarsi, sempre, in qualsiasi occasione perché solo in quel modo riusciva a fare bene il suo lavoro.

Era a capo della sezione per il coordinamento dei vedenti, ne gestiva l'operato e ovviamente il comportamento in campo.

Tutti dovevano attenersi al protocollo richiesto dall'Azienda, senza virare dalle regole; nessuna eccezione era ammessa.

Eppure, solo qualche giorno prima, dal nulla, si erano imbattuti in quel ragazzino, quel quindicenne cresciuto tra le montagne, apparentemente un vedente normale.

Aveva avuto il sangue freddo di scappare di casa, portando con sé una neonata, sua figlia, a quanto pareva frutto di un rapporto occasionale avuto con una ragazza sconosciuta.

Un adolescente ribelle, quella era stata la sua prima impressione. Anche se, subito dopo il primo colloquio, Jacob aveva capito che qualcosa non tornava.

Quel ragazzino era in grado di nascondere le proprie emozioni usandone altre; era capace di mentire non solo a parole ma anche interiormente.

Jacob sapeva leggere più che bene le persone ma quel ragazzino, Benedict Wigan il suo nome, era capace di imporsi a comando di provare ciò che voleva che gli altri sentissero di lui.

Solo i vedenti più esperti erano in grado di fare una cosa simile e di certo non avevano quindici anni.

Ma Benedict Wigan si era rivelato un'anomalia unica nel suo genere per una capacità senza precedenti di cui solo lui sembrava essere dotato: quel ragazzino dallo sguardo combattivo e il carattere incredibilmente forte era in grado di assorbire le energie degli altri.

L'aveva interrogato lui stesso, due giorni prima e come lui nessuno degli altri presenti si sarebbe mai aspettato di venire ridotto allo stremo delle forze da quella sua capacità nascosta così silenziosa e letale.

Anche quella mattina, come ormai faceva da un paio di giorni, si era ritrovato più volte a pensare a cosa sarebbe successo se lui non si fosse fermato prima di assorbire del tutto le loro energie.

Ad alimentare il suo nervosismo contribuiva, anche e soprattutto, il ricordo di quanto accaduto dopo la sua fuga: l'istigazione volontaria cui il ragazzo era ricorso assorbendo l'energia di un istigatore e la conseguente rivelazione del suo lato sopito.

Jacob si era imbattuto in tanti istigatori, perfino in vedenti che durante gli scontri erano stati accidentalmente istigati.

Il lato sopito è un tutt'uno con il lato umano poiché un essere vivente è energia mista in equilibrio costantemente precario.

Le due parti condividono lo stesso corpo, la stessa mente, gli stessi ricordi.

L'istigatore altri non è se non il lato più istintivo e crudo dell'essere umano, quello più animale, costretto in una gabbia buia all'ombra del suo complementare libero.

Incredibilmente, il più delle volte, è la versione più vera di sé perché libera da freni e pregiudizi. Simile, eppure a tratti diversa, dalla versione normale; in lotta per l'equilibrio con il lato umano, si stabilizza poi dominando la ragione dell'ospite.

Ma l'istigatore di Benedict Wigan era un gigante intrappolato nel corpo di un quindicenne, con una personalità marcatamente distante da quella che Jacob aveva sentito in Benedict, come se si trattasse completamente di un'altra persona.

Lo aveva visto con i suoi occhi lanciare onde di energia di una potenza inaudita contro auto, vetrine, muri di edifici, incurante dei passanti, avido di farsi strada fino alla meta che sorprendentemente non era la fuga verso la libertà ma il ricongiungimento con la figlia neonata.

Mentre ricordava, nei suoi occhi, rivide come in uno specchio, il lampo di luce soffocante e nelle orecchie gli parve di udire di nuovo il fragore agghiacciante del palazzo sulla 7th che crollava su sé stesso.

Aveva visto vedenti feriti gravemente, corpi senza vita tra le macerie.

Ma non aveva smesso di cercarlo. Voleva trovarlo, non per vendetta o rabbia ma perché voleva capire cosa lo avesse spinto a quella fuga iniziata dalle montagne in cui viveva.

Dopo ore di inutile ricerca, era stato il ragazzo a trovare lui, sentendolo.

Gli era venuto incontro, stringendo tra le braccia la figlia preda di un pianto disperato.

Il viso rigato dalle lacrime, il suo sguardo, forse per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, specchio della sincerità del suo profondo.

Si era lasciato sentire da lui, con una forza incisiva tale che Jacob aveva avuto la vivida sensazione di vivere sulla propria pelle gli effetti dei sentimenti che lui stava provando: il dolore e il dispiacere per quanto aveva appena fatto.

Aveva lasciato che il suo dolore diventasse anche il suo e da esso aveva sentito molto altro.

Il ragazzo si era aperto completamente e lui aveva potuto sentire ogni cosa.

Benedict gli disse solo quattro parole: "Io non sono così."

"Lo so." Fu ciò che rispose il signor Cohen in lacrime.

La Rivelazione di AdrielWhere stories live. Discover now