10 - Benvenuti in Azienda (rev.02)

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Jørgen Larsen, quella mattina, era arrivato in Azienda ancora prima di ricevere la telefonata che lo avrebbe invitato a presenziare in sede per un'urgenza improrogabile.

Aveva percepito chiaramente l'enorme energia che, intorno alla mezzanotte e trenta, era esplosa da una fonte ignota, ricoprendo a tappeto una buona parte della città.

Non l'aveva mai sentita prima anche se, d'impatto, la reazione che aveva provocato alla sua, gliene aveva immediatamente ricordata un'altra molto simile. Non gli ci era voluto molto per immaginare chi fosse la sorgente alla cima di quell'incredibile onda: una ragazzina che doveva avere dodici o tredici anni, nel cui corpo scorreva la stessa energia di quello che, anni prima, si era rivelato un ragazzino altrettanto prodigioso per la sua età.

Un'esplosione di quella portata poteva significare una cosa sola: la ragazzina si era già rivelata e la sua energia, fino a quel momento, era stata schermata da un'altra altrettanto potente che aveva cercato di trattenerla.

Quell'effetto era stato inevitabilmente il risultato di un accumularsi di energia tale che, raggiunto il limite, aveva trovato naturale sfogo.

Il sospetto che Jones aveva avuto era dunque vero: Benedict Wigan aveva nascosto l'energia della figlia.

Per Jørgen Larsen era chiaro perché l'avesse fatto.

Aveva avuto modo di parlare con Wigan solo una volta. Non poteva dire di conoscerlo ma anche lui aveva sentito la sua parte più nascosta, quella che il ragazzo aveva concesso di sentire solo a Jacob Cohen.

Anche Larsen, come Cohen, era in grado di sentire particolarmente bene gli altri, con l'aggiunta di poter vedere le ferite aperte dell'energia, quelle emozioni che normalmente turbano l'animo di una persona e che per questo, si tende a tenere nascoste.

Larsen aveva il dono di vederle così chiaramente, che gli bastava una piccola spinta data dalla sua energia a quella del suo interlocutore per far brillare e rivelare quelle emozioni custodite gelosamente.

Con l'esperienza aveva imparato che le emozioni che le persone tendono a reprimere maggiormente sono quelle che provocano loro sofferenza. Larsen sapeva perfettamente che ferite troppo grandi restano sempre aperte e continuano ad alimentare dolore con altro dolore e che un vedente preda di tali sentimenti perde inesorabilmente e in modo irrecuperabile una buona fetta di energia, divorata da quella disperazione interiore.

Lui stesso anni prima aveva sacrificato una parte della propria energia per un dolore che non avrebbe augurato nemmeno al suo peggior nemico. E anche Benedict Wigan reprimeva nel profondo un dolore buio da togliere il fiato.

Jørgen Larsen lo aveva visto tredici anni prima e aveva trovato incredibile l'estensione della sua energia, in considerazione del fatto che, per le dimensioni di quel cancro che lo divorava dentro, doveva necessariamente averne persa una buona parte.

Aveva avuto tutto il tempo di fumare una sigaretta con calma prima di raggiungere il ventitreesimo piano.

Era il primo a essere arrivato ma non si stupì della cosa. Prese posto su una delle sedie in pelle nera disposte intorno al grande tavolo ovale della sala riservata al Consiglio e attese l'arrivo degli altri.

Fu Sui Eikichi a entrare per prima.

"Jørgen! Hai sentito?" Domandò la donna carica di preoccupazione.

L'uomo si limitò ad annuire mantenendo la pacatezza, tratto distintivo del suo carattere.

"È vero?"

"Così sembrerebbe."

"Quel viscido di Jones aveva ragione" disse la donna marcando la parola viscido; nonostante parlasse quasi alla perfezione la lingua, le capitava ancora di enfatizzare involontariamente gli accenti sulle parole ad uso dispregiativo. "Dov'è adesso il ragazzo?"

La Rivelazione di AdrielWhere stories live. Discover now