42.1 In campo

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Margaret era uscita di corsa. Non ricordava nemmeno se aveva chiuso o meno la porta dietro di sé. Si trovava in un particolare stato mentale che la faceva sentire sospesa, come se il suo corpo fosse dove lo aveva lasciato mentre la sua mente si dissociava volutamente dalla realtà in cui esso camminava.

Aveva passato gli ultimi dodici anni della propria vita con Adam, il ragazzo del quale si era innamorata al college, che aveva più tardi sposato, lo stesso con il quale stava progettando, da un anno oramai, di allargare la famiglia.

Quel giorno era rientrata a casa prima dal turno: il signor Perkins, il titolare dell'ufficio per cui lavorava, entusiasta per i risultati ottenuti nell'ultima campagna di vendita, aveva concesso a tutti i membri del team fautore del miglioramento, di cui faceva parte anche lei, una mezza giornata libera.

Margaret aveva così guadagnato inaspettatamente del tempo che avrebbe ritagliato per sé e per preparare più tardi, con calma, una cenetta romantica per due.

Quando aveva fatto per inserire la chiave nella serratura di casa, si era stupita nel trovarla già aperta. Aveva riconosciuto il mazzo di chiavi di Adam pendere dalla toppa ma non aveva trovato strano che fosse rincasato prima, succedeva spesso ultimamente che lavorasse anche da casa; in fondo la sua posizione manageriale glielo permetteva.

Aveva chiamato il suo nome ma senza ottenere risposta, così aveva seguito il rumore inconfondibile dello scroscio della doccia fino alla porta del bagno.

Solleticata dall'idea di fargli una sorpresa, si era tolta le scarpe e aveva iniziato a slacciarsi la camicia. La porta era socchiusa e le servì solo una leggera spinta per aprirla.

Il vapore le aveva confuso la vista per qualche istante, ma le sue orecchie sentirono in modo inequivocabile, fin da subito, i gemiti provenienti da dietro il box doccia in vetro, all'angolo del bagno.

Non pensò a niente né il suo cervello fu in grado di inviare un qualche segnale alla bocca per darle la parola.

Vide la sagoma di lui unita a quella di una donna che non volle riconoscere.

Senza rendersene conto smise di respirare, mentre lenta tornava sui suoi passi.

Dimenticò di rimettere le scarpe ai piedi ma riprese con sé la borsa.

Percorse il corridoio, lo stesso che qualche istante prima aveva attraversato con trepidazione. Uscì dalla porta e iniziò a camminare.

Quando sentimenti come rabbia, odio, frustrazione, dolore si fondono in una sola persona, la sua energia diventa ammaliante come un faro nella tempesta più buia che possa scatenarsi in mare.

Gli istigatori sentono il profumo di un pourtpourri di umori tanto invitante, addirittura a chilometri di distanza. Più è attraente la fonte maggiore sarà il numero di istigatori che saranno disposti ad istigarla.

Margaret aveva ripreso un barlume di lucidità e aveva deciso di andare dalla sorella che abitava a nord della città. Scelse di prendere la metro nell'ora di punta, senza ovviamente accorgersi che il fuoco che le bruciava dentro e spingeva per uscire, aveva già creato un seguito di una decina di istigatori che a vista le stavano dietro.

Non si avvicinano a lei prima che fosse entrata nel vagone del treno, pazientarono perché sapevano che sarebbe stato molto più soddisfacente innescare una reazione a catena che, partendo da lei, avrebbe poi coinvolto altri predisposti ignari viaggiatori.

Margaret si lasciò cadere sul primo sedile libero, i piedi neri del colore dell'asfalto. La donna di mezza età che le sedeva di fronte, distolse per un attimo l'attenzione dalla sua lettura per rivolgere una fugace occhiata di dissenso.

La Rivelazione di AdrielWhere stories live. Discover now