41.2 Lo scontro

47 7 27
                                    

Ben si confuse tra la folla che quotidianamente animava la città. Dopo aver inviato al centro smistamento il dettaglio delle ore di pausa utilizzate per il recupero di energia, era nuovamente operativo e pronto a intervenire sulle segnalazioni.

Il suo sesto senso però continuava a suggerirgli che a scuola non poteva essere filato tutto liscio. Lui non aveva lo stesso ottimismo di Max; a dire il vero non lo aveva mai avuto, complici, forse, gli episodi infelici che aveva dovuto affrontare fin da quando era bambino.

Nell'attesa che l'orologio segnalatore emettesse il suo consueto cicalino, uscito di casa, si era diretto verso la scuola di Adriel intenzionato a dare una rapida occhiata alla situazione.

Si fidava di lei ma non della sua energia. Era troppa e pericolosa. Non riusciva nemmeno a dirsi convinto di essere in grado di saperle insegnare come averne il pieno e totale controllo. E se non ci fosse riuscito sarebbe stato un problema non di poco conto.

Per imparare, lui si era allenato per ore, ogni giorno, il primo anno in cui si era rivelato e per padroneggiare la sua energia il percorso era stato lungo e in salita. A differenza di Adriel però, lui aveva potuto fare pratica in totale isolamento, tra le montagne in cui abitava, lontano dai normali, solo con istigatori come "cavie".

Lì, in città, avrebbe dovuto improntare l'allenamento di Adriel tenendo conto della presenza delle energie di molte più persone: sarebbe stato molto più complesso per lei imparare a sentirsi, e quella era la base da cui doveva partire per avere una possibilità di riuscire a insegnarle a domare quel fuoco che aveva dentro.

Prese il cellulare e compose il numero di Tessa Mars, l'unica persona che poteva intercedere per lui con Virgil Bates.

"Ben" rispose fredda una voce femminile dall'altro capo del telefono "Mi aspettavo una tua chiamata."

"Ciao Tessa, allora sai già perché ti sto disturbando."

"Non posso aiutarti, Ben. Non questa volta."

"Ho solo bisogno di parlargli, prima che lo facciano quelli dell'Azienda."

"Sarebbe inutile, Ben. Ha le mani legate."

"Ti prego, Tessa."

"Ti ripeto, Ben: sarebbe inutile."

"Ho dovuto farlo, Tessa. Per Adriel."

"C'erano altri modi per farlo, senza uccidere nessuno di noi, ad esempio."

"È stato un incidente."

"Lo so, ma a loro non importa."

Silenzio.

"Ben?"

"Sì."

"Mi spiace."

Con una morsa allo stomaco il ragazzo riagganciò la chiamata. Prima di ritirare il telefono nella tasca dei jeans notò un messaggio di Susan More. Lo aprì e si maledì per aver dato retta a Max.

Ignorando il cicalino dell'orologio segnalatore iniziò a correre. La scuola era a meno di un chilometro di distanza e lui volò letteralmente.

Entrando nella struttura incrociò più di una persona rallentata: tutte sembravano essere state bloccate durante una corsa che portava verso la sala mensa.

La porta era aperta. La preside, la signorina Nine, che lui conosceva bene, era ferma, rallentata nel movimento, appena oltre la soglia.

Quando Ben entrò rimase scioccato da quanto gli si parò davanti. Adriel era bloccata in piedi su un tavolo al centro della sala mensa e tutt'intorno a lei un'enorme sfera di luce andava allargandosi lentamente.

La Rivelazione di AdrielWhere stories live. Discover now