05 - Una verità impossibile (rev.02)

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Tutto di quella notte era così assurdo che non poteva essere vero. Fu la conclusione che Adriel trasse nella propria mente, mentre sentiva il panico salirle alla testa.

Era nervosa, le mani le tremavano, anche e soprattutto per la frustrazione di non riuscire a dare una spiegazione razionale a quella situazione.

Prese a camminare su e giù per la stanza, nel poco spazio di pavimento non occupato da quegli sconosciuti che sperava giacessero a terra semplicemente privi di sensi.

Prese a mangiarsi le unghie della mano destra, mentre muoveva lo sguardo sui presenti, osservandoli attentamente uno a uno.

Conosceva relativamente poco Billie. Fin da subito quella ragazza sulla trentina, dal corpo minuto, le aveva dato la forte sensazione di essere la persona più cristallina che avesse mai incontrato. I suoi occhi così azzurri da sembrare di vetro, il suo sorriso sincero, il viso pulito lasciavano trasparire la chiara immagine di una persona di cui potersi fidare.

Eppure, davanti ai suoi occhi, si era appena trasformata in una specie di guerriera dalla forza incontenibile.

Quel repentino e imprevedibile cambiamento l'aveva spiazzata. Chi era davvero?

E Max? Anzi, zia Max, come l'aveva sempre chiamata con affetto. In quegli anni in cui aveva vissuto con lei e Ben sotto lo stesso tetto, era praticamente cresciuta seguendo il suo modello. Aveva sempre ammirato la sua tenacia, la sua grinta, il suo essere diversa senza mai sentirsi tale.

Si era confidata con lei così tante volte che mai, mai, si sarebbe aspettata un colpo così basso come il tacerle quel particolare di cui di certo lei doveva essere a conoscenza.

Fissò prima una e poi l'altra e quella sua innata capacità di capire le persone con uno sguardo, le permise di leggerle entrambe: i loro occhi non mentivano, leggeva il loro dispiacere e le parve quasi di sentire il loro rammarico.

E poi c'era lui. Adriel non sapeva darsi una spiegazione, ma ancora prima di vederlo varcare quella soglia, lei sapeva che sarebbe entrato. Non si spiegava come, ma lo aveva sentito, non con le orecchie ma dentro. Lo aveva sentito così vicino da sapere con sicurezza che non si trattava solo di un suo desiderio o di una speranza ma della pura realtà. Quello che aveva percepito era stata una sensazione così forte da darle la certezza assoluta che suo padre sarebbe entrato in quella casa. E così era stato.

Il calore bruciante che le era partito dal petto e le era esploso dalle mani, era quasi del tutto svanito.

Da quando Ben era apparso, quel torpore che le percorreva il corpo si era notevolmente ridotto: era come se lui, solo con la sua presenza, potesse infonderle una calma tale da contenere e frenare la rabbia che cercava di farsi strada dal suo profondo.

Eppure, allo stesso tempo, era lui la causa di quella rabbia crescente.

Solo qualche ora prima aveva temuto di perderlo e adesso invece non riusciva a non provare odio nei suoi confronti.

Perché non le aveva mai detto niente? Da quanto tempo andava avanti quella recita a cui lei non era stata invitata se non a partecipare, almeno ad assistere?

Fermò lo sguardo in quello di lui, gli stessi occhi verde scuro specchio gli uni negli altri.

Vide riflesso il dispiacere ma non riuscì a percepire nulla, come se quello sguardo fosse la giusta reazione che aveva sentito il dovere di indossare, tenendo ben nascosto dentro tutto il resto.

"Stai bene?" le domandò.

La ragazza lo fissò incredula e si lasciò andare a una risata isterica.

"Mi chiedi se sto bene?!" Ripeté lei accelerando il passo. "NO!"

La Rivelazione di AdrielDonde viven las historias. Descúbrelo ahora