VIII

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"Harry ha detto che se al posto di lavorare fossi venuta all'università con voi avrei fatto sicuramente la cheerleader" mi informa Madison sui loro discorsi di oggi.

"Per l'attitudine ovviamente, non di certo per la mobilità. Goffa come sei, sei inciampata su te stessa riuscendo a slogarti una caviglia" cominciano a ridere di nuovo.

Mi aggiungo a loro questa volta, Madison è impacciata a volte ma di certo non le manca la femminilità.

"Se non sbaglio è capitato qualche volta anche quest'estate in discoteca che inciampassi sul niente, apparentemente" continua a ridere Harry prendendosi gioco di Madison.

Iniziamo a ridere come matti ricordando di una volta in cui io e Madison passavamo tra la folla per raggiungere Harry e lei di punto in bianco è caduta a terra, forse per i tacchi, forse per il pavimento bagnato o qualche bicchiere di mezzo.

"Ok ok abbiamo capito che l'eleganza non è spesso il mio forte ma non sono così imbranata come cercate di farmi sembrare" cerca di difendersi.

Quando finisco di mangiare sistemo piatti e pentole. Madison esce dalla stanza lasciando me e Harry soli.

"Spero non sia stato inappropriato presentarmi qui" dice lui rompendo il silenzio.
"Ero sulla strada parallela e ho pensato di passare a salutarti, tutto qui" abbozza un sorriso.

Sembra quasi imbarazzato dalla situazione, come se non sapesse cosa fare. È la prima volta che vedo Harry sotto questa luce. Di solito è sicuro di se, senza essere arrogante, sa cosa fare, cosa dire, come muoversi. Ora è seduto davanti a me e mi ricorda quando sono io ad essere quella a disagio non sapendo come agire. Mi fa sorridere, è così dolce. Mi sembra quasi di parlare con un mio coetaneo, in questo preciso momento non sembra avere 27 anni.

"Niente affatto, mi fa piacere vederti"

Alle mie parole sembra essere a suo agio. Il suo volto si rilassa e torna ad avere quell'aspetto sicuro di se.

"Hai studiato un po' di portoghese?" Mi sorride.

I ricordi di me e lui nella sua macchina fuori dalla discoteca riaffiorano velocemente. Quando scherzavamo e parlavamo di sogni e viaggi, le sue mani che toccavano delicatamente le mie e le nostre labbra vicine desiderose di sfiorarsi.

"Hai detto che ti saresti applicata, cominciamo male" mi prende in giro.

"Sono una ragazza molto impegnata, non sai quante cose devo portare avanti durante la mia vita quotidiana, ma aggiungerò il portoghese nella mia agenda" dico sicura di me.

"Già.. non conosco la tua vita privata" dice sottovoce.

Non so se volesse che io sentissi ma veniamo interrotti da Madison che entra nella stanza e l'argomento si chiude con il suo arrivo.
Non mi infastidisce la cosa perché so bene che il nostro appartamento è piccolo e non può fare altro che stare con noi. E comunque se Harry volesse un po' di intimità potrebbe chiedermi di uscire o qualcosa del genere.

"Allora Camille, la tua giornata?" Mi chiede Madison.

Inizio a raccontare di quello che abbiamo fatto nel workshop di oggi ed entrambi mi ascoltano con estrema attenzione. Mi guardano e annuiscono quando prendo le pause, come se fossero realmente interessati alla cosa e fosse un argomento di cui amano discutere. Guardandoli così non posso fare altro che parlare col sorriso in volto, non penso che sappiano che sia dovuto alle loro facce ma va bene così.

Quando finisco di raccontare e di rispondere alle loro domande un telefono vibra per l'arrivo di un messaggio. Quello di Harry, che si affretta a guardarlo.
Riesco a vedere di sfuggita il nome Michael sullo schermo, magari è un suo amico.

Can we surrender?Where stories live. Discover now