XXIX

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"Avete fatto pace?" Chiede Noah.

Faccio no con la testa, abbassando lo sguardo. Avevo una sorta di corazza forte quando lo avevo davanti, quando non ha detto niente su noi due, quando non ha cercato di parlarne anche solo per risolvere e poi chiuderla li. Ora Noah mi ha colta di sorpresa e comincio a sentire quanto male mi fa sapere di averlo perso senza neanche la possibilità di spiegarmi.
Io volevo provarci, volevo davvero fare uno sforzo e darmi la possibilità di dimostrargli quello che sento dentro quando sto con lui. Ma ho fatto un casino, ho taciuto cose che dovevano essere dette e il risultato è questo. Passerà.

Noah mi stringe a se, rimango un po' sorpresa ma sono felice che lo abbia fatto. I suoi abbracci mi sono di supporto, terapeutici quasi. Ci guardiamo per un attimo e mi mostra un piccolo sorriso.

"Andiamo, forse facciamo in tempo ad entrare prima dell'inizio della seconda lezione" fa cenno verso l'istituto.

La giornata passa abbastanza veloce, ogni tanto sposto l'attenzione su Noah che sembra ancora sul filo tra l'agitazione sapendo che Harry conosce il suo vero lavoro e le mille domande sul perché non ha detto niente.
Quando percorro il corridoio per uscire a fine giornata scolastica istintivamente cerco Ethan tra la folla. Vorrei essere certa che anche lui stia bene, che quello che dovrà fare per ripagare la merce persa non sia disumano.
Rimango in pensiero per lui quando mi rendo conto che non è qui, anche oggi non è venuto a lezione. Potrei provare a chiamarlo, guardo l'ora sul telefono e opto per farlo prima di cena, qualsiasi cosa lo abbiamo messo a fare credo e spero che per la sera arrivi a casa. Non so se dovrei preoccuparmi o meno, l'ultima volta che c'erano casini è arrivato a casa mia pieno di lividi, non riesco a fare a meno di pensarci e l'ansia rimane perenne dentro di me. Non sono un'esperta su questo tema e non so cosa pensare.

Non resisto a lungo e nel tardo pomeriggio chiamo Ethan nella speranza di sentirlo e accertarmi che sia tutto ok.

"Pronto?" Risponde.

Mi coglie alla sprovvista, negli ultimi giorni ho sentito solo segreterie telefoniche.

"Ethan, ciao" dico. "Mm come stai?" Non so bene come entrare in argomento e quali termini posso usare al telefono.

Sono tracciati no? Bisogna stare attenti.

"Sto bene" risponde "e tu?"

"Io ero preoccupata per te, possiamo parlare?" Gli chiedo.

"Preoccupata? Per che cosa?" Chiede stupito.

Cosa vuol dire per che cosa? Ma dove vive questo? Neanche si è accorto che è completamente sparito dopo il casino della festa? Loro sembravano abbastanza su di giri e preoccupati, perché non dovrei stare in pensiero?

"Possiamo vederci?" Gli chiedo io.

Non ha senso parlare al telefono se non sono certa di poter dire tutto quello che voglio.

"Ok" risponde dopo attimi di silenzio "dove ci vediamo?"

Gli dico di passare da me quando può e lui dice che non ci vorrà molto. Rimango un po' stupita dal fatto che non si aspettasse tutto ciò, a me sembra abbastanza scontato ma a quanto pare non è così. Comunque sono felice che mi abbia risposto e che abbia accettato di vederci, mi chiedo se sappia a cosa mi riferivo quando gli ho detto di essere preoccupata.

Come ha detto lui, arriva poco dopo la nostra telefonata, decido di farlo entrare perché fuori fa freddo e qui sono certa di poter parlare senza farmi problemi.

"Ciao Ethan" lo saluto quando entra in casa.

Lui ha la faccia seria e le mascelle leggermente tirate, non sembrava nervoso poco fa in chiamata.

Can we surrender?Where stories live. Discover now