XVIII

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Non so bene cosa dire per rompere il silenzio che c'è, non mi va di cominciare il discorso ora,  vorrei che fosse concentrato solo su quello che dobbiamo dirci e che mi guardasse.

"Stavi lavorando prima?" Chiedo.

So bene che è domenica e a meno che non lavori in ristorazione probabilmente è un giorno di riposo ma non sapevo che altro dire.

"Non esattamente" dice rimanendo concentrato sulla strada.
"Dovevo parlare con il mio collega perché abbiamo avuto dei battibecchi sull'operato quindi ci siamo trovati" risponde.

"Come mai non hai cercato lavoro nell'ambito delle cose che hai studiato?"

Sembra una conversazione convenzionale tra due che devono per forza parlare e non sapendo di cosa, si tratta sempre di lavoro. Sono decisamente agitata.

"Perché quando mi sono trasferito qui con i miei fratelli dovevamo arrangiarci e quel posto è stato il primo che ho trovato, se avessi aspettato ci avrei messo molto più tempo per entrare nel giro sportivo e farmi un nome e guadagnare abbastanza" risponde tranquillo.

Non sembra troppo turbato ne dall'argomento ne dalla scelta presa.
Vorrei davvero essere nella sua testa ora e sapere a cosa pensa, perché è così tranquillo. Non abbiamo mai parlato dopo il nostro litigio in discoteca. Forse sono io a dargli troppo peso, magari a lui non importa molto.
Cerco di concentrarmi sulle parole dette da Madison ieri. Sui discorsi che hanno fatto loro due e sull'incoraggiamento di oggi.
Lo guardo senza dire niente, è concentrato sulla strada e sul navigatore. Ha un braccio appoggiato al finestrino e le dita poggiate sul labbro inferiore. Vorrei baciarlo.
Sorride leggermente sotto le dita e spero sia solo perché si è accorto che lo osservavo e non perché ho parlato ad alta voce riguardo i miei pensieri.

"Siamo arrivati" mi avvisa una volta finiti i tornanti.

Scendiamo dalla macchina quando raggiungiamo un parcheggio in ghiaino circondato da degli alberi molto alti. Quando scendo dall'auto il vento che mi accoglie improvvisamente è fresco, pulito. Mi giro verso Harry che mi sorride e mi fa segno di seguirlo. Cominciamo a camminare lungo un sentiero che passa attraverso il bosco fitto. Se avessi saputo dove stavamo andando non avrei messo i texani, li rovinerò sicuramente, la terra è mista tra sassi molto grossi e fango.

Nonostante questa piccola osservazione sulle scarpe, sono davvero felice ed emozionata, era tanto che non andavo in montagna ed essere qui con Harry ha qualcosa di magico.
C'è un silenzio pacifico in questo momento, gli unici rumori che sentiamo oltre alle scarpe che calpestano la strada, sono il cinguettio degli uccelli e il canto delle cicale. Il bosco è così fitto che sembra essere già buio, l'aria fresca riempie i miei polmoni e respirare non è mai stato più bello di così.

Guardo Harry che cammina con lo sguardo dritto davanti a se, sembra piuttosto tranquillo ma abbastanza pensieroso. Credo di dover cominciare io il discorso, infondo sono stata io a chiamarlo.

"Ti avevo cercata" mi previene "dopo quella sera" continua prendendo una pausa.
"Sono venuto a casa tua ma non c'era nessuno"

Lo guardo un po' meravigliata, non mi sarei aspettata una cosa del genere. Lui è venuto a cercarmi, eravamo a Londra e lui è venuto a cercarmi. Mi scalda il cuore sapere questa cosa, lui voleva risolvere da subito. Rimango un po' senza parole.

"Mi dispiace per come sono andate le cose, era una serata strana e avevo bevuto, non doveva andare così" dice lui.

"Dispiace anche a me per come mi sono comportata"

"Non vado a letto con nessun altra, vorrei che anche tu non lo facessi, non voglio pressarti perché mi sta bene se non sai cosa vuoi, non ci siamo dati modo di spaziare in questi mesi. Quindi intanto facciamo che siamo solo io e te e poi si vedrà" finisce di dire le parole come se fossero state trattenute troppo a lungo.

Can we surrender?Where stories live. Discover now